Gli attacchi con droni? Un danno (anche) per l'aviazione civile

La situazione, da tempo, non è delle migliori. Parliamo dell'aviazione russa, alle prese con non poche difficoltà a causa delle sanzioni occidentali. Ora, si è aggiunto un problema: i costi aggiuntivi legati alle sistematiche chiusure degli aeroporti, provocate a loro volta dagli attacchi con droni all'interno del territorio della Federazione Russa. Ne ha dato notizia il portale web RBC, citando esperti del settore. E citando, quale esempio, le continue chiusure dei quattro aeroporti internazionali di Mosca, il cui accesso alle piste è stato fortemente limitato in quest'ultimo periodo in seguito ai tanti attacchi subiti dalla capitale.
Dall'inizio dell'invasione russa, nel febbraio del 2022, gli eserciti russo e ucraino hanno fatto un ampio uso dei droni. Massiccio, oseremmo dire. Famosi, fronte Mosca, quelli kamikaze iraniani. E kamikaze, nel senso di suicidi, sono anche i droni che hanno colpito più volte il cuore della Federazione Russa, come avevamo spiegato. Da maggio, con il Cremlino addirittura quale obiettivo, gli attacchi si sono moltiplicati. Questi droni sono carichi di esplosivo e sono progettati per schiantarsi contro un obiettivo specifico.
D'accordo, si dirà, ma i cieli di Mosca, a maggior ragione dopo la decisione di avviare una guerra su larga scala in Ucraina, dovrebbero essere tra i più protetti del Paese. Vero, verissimo. Lo scorso gennaio, ad esempio, erano circolate diverse foto che mostravano i cannoni del sistema missilistico di difesa aerea Pantsir, progettato per intercettare un attacco missilistico sulla capitale, installati sui tetti di alcuni edifici sensibili della capitale. Non solo, Mosca è pure difesa dagli imponenti S-400, noti per essere efficaci.
Tuttavia, entrambi i sistemi non sono tarati per intercettare i droni, oggetti con un'apertura alare inferiore ai cinque metri, piccoli e leggeri, noti anche per essere facilmente manovrabili da terra. Le caratteristiche e le dimensioni dei droni suicidi, in particolare, fanno sì che siano difficili da individuare dai radar, compreso il sistema di difesa aerea Tor M2 che, in Siria, aveva dimostrato la sua efficacia abbattendo 45 droni. In Siria, però, e non all'interno di un tessuto urbano fitto come quello moscovita, con interferenze continue che disturbano i radar. Riducendone l'efficacia. Di più, il Tor M2 non è in grado di rilevare obiettivi nemici al di sotto dei trenta metri. Lasciando quindi campo libero ai droni a bassa quota.
Di qui, appunto, le difficoltà per l'aviazione civile. «Se un aereo che vola su Vnukovo viene dirottato su Sheremetyevo, si tratta di circa un'ora di tempo di volo in più e, quindi, di relativi costi per la compagnia aerea» ha dichiarato alriguardo Dmitry Tyshchuk, amministratore delegato di Pobeda Airlines, la filiale low-cost della compagnia di bandiera russa Aeroflot. Un'ora di volo in più si traduce in circa 8 mila dollari extra per un Boeing 737-800 della flotta di Pobeda, secondo le stime del fornitore di logistica russo Aviateam e del servizio di sicurezza di volo RunAvia.
Le chiusure improvvise di uno o più scali di Mosca hanno spinto un vettore, Turkmenistan Airlines, a sospendere tutti i voli per la capitale russa. Troppe le interruzioni causate dagli attacchi con droni e troppi, di riflesso, i costi da sopportare. A fine agosto, ha riferito RBC, circa 45 voli erano stati dirottati durante un'ondata di attacchi senza precedenti. «È molto difficile adattarsi» ha detto al riguardo Tyshchuck. Il quale ha fatto capire che, se queste deviazioni o cancellazioni dovessero trasformarsi «in una situazione a lungo termine», la compagnia aerea potrebbe chiedere un risarcimento al governo.