Guerra

Gli attacchi israeliani sulla «città degli sfollati»: «A Rafah è stato un massacro»

La denuncia della Mezzaluna Rossa Palestinese: «Nei bombardamenti nel sud della Striscia morte oltre 100 persone» - Israele: «Abbiamo liberato due ostaggi, invaderemo la città»
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Red. Online
12.02.2024 12:45

Più di cento persone, compresi numerosi bambini, sarebbero rimaste uccise negli attacchi aerei e nei bombardamenti israeliani «estremamente intensi» che nelle scorse ore hanno colpito diverse zone di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo denuncia la Mezzaluna Rossa Palestinese, mentre le organizzazioni umanitarie internazionali lanciano l'allarme sull'offensiva di terra pianificata da Israele nella città al confine con l’Egitto. Le informazioni diffuse dalla Mezzaluna Rossa Palestinese non sono ancora state verificate in modo indipendente, ma si teme che il numero delle vittime possa essere pure più drammatico dato che molte persone sarebbero ancora intrappolate sotto le macerie. Secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas i morti sarebbero almeno 94, con un bilancio destinato a salire.

Il direttore dell’ospedale Abu Yousef Al-Najjar ha affermato che le strutture mediche a Rafah «non possono gestire il gran numero di feriti nei bombardamenti israeliani». Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha fatto sapere che solo 15 dei 36 ospedali di Gaza sono «ancora parzialmente o minimamente funzionanti», aggiungendo: «Sono particolarmente preoccupato per i recenti attacchi a Rafah, dove si trova la maggioranza della popolazione di Gaza fuggita dalle devastazioni».

La CNN è entrata in possesso di un filmato che mostra scene di caos all'interno del nosocomio Al Kuwaiti, con i medici che cercano di rianimare un bambino immobile oppure impegnati a curare un uomo ferito sul pavimento dell'ospedale. In un altro video, invece, si vede una donna disperata che stringe il corpo di un bambino avvolto in un telo bianco. Secondo il ministero della Sanità di Gaza nell’attacco di stanotte sarebbero state pure colpite 14 case e 2 moschee. Un giornalista della Reuters presente sul posto ha raccontato di una vasta area di macerie dove una volta vi erano gli edifici, inclusa una moschea.

L'esercito israeliano ha confermato di aver condotto una «serie di attacchi» su quelli che considera «obiettivi» a Rafah, dichiarando che nell’operazione sono stati liberati due ostaggi catturati lo scorso 7 ottobre da Hamas. Secondo le autorità dello Stato ebraico si tratterebbe di Fernando Simon Marman, 60 anni, e Louis Har, 70 anni, entrambi in buone condizioni di salute.

Il portavoce dell'esercito israeliano Danial Hagari ha spiegato ai giornalisti che l'operazione per mettere in sicurezza gli ostaggi è iniziata all'1:49 (ora locale), con gli attacchi aerei su Rafah lanciati un minuto dopo.

Hamas, parlando di «guerra genocida», ha condannato la serie di attacchi israeliani, definendola un «orribile massacro» di «civili indifesi e bambini, donne e anziani sfollati».

Più di 1,3 milioni di persone stanno cercando rifugio nella città meridionale, con la maggior parte delle persone sfollate da altre parti di Gaza stipata in una vasta tendopoli o nelle strade. Venerdì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di pianificare «l’evacuazione della popolazione» dalla città dopo aver affermato che le forze armate «presto entreranno a Rafah, l’ultimo bastione di Hamas».

Ieri, in una telefonata con il premier israeliano, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha «riaffermato» la sua posizione secondo cui l’esercito dello Stato ebraico non dovrebbe procedere con l’operazione militare a Rafah «senza un piano credibile di evacuazione» per garantire la sicurezza dei civili.  Anche il Cairo è preoccupato che le truppe israeliane arrivino a un passo dal confine egiziano. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, i mediatori egiziani hanno messo pressione ad Hamas, spingendo l'organizzazione islamista a raggiungere un accordo con Israele entro due settimane, prima che l'esercito avvii l'operazione di terra a Rafah. Il Cairo ha pure ammonito Israele sulle conseguenze dell'invasione del sud della Striscia. Netanyahu, tuttavia, sembra intenzionato ad andare fino in fondo e ha dichiarato che l’operazione verrà portata a termine perché «la vittoria è a portata di mano».

Le organizzazioni internazionali intanto continuano a lanciare l’allarme per la situazione nel sud della Striscia. L'Ufficio per gli affari umanitari è un ufficio delle Nazioni Unite (OCHA) ha fatto sapere che a Rafah c’è grave carenza di cibo, acqua, medicine e ripari, e la città è stata descritta come una «pentola a pressione della disperazione». La ONG Human Rights Watch ha invece affermato che lo sfollamento forzato dei palestinesi a Rafah avrebbe «conseguenze catastrofiche».

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