Medio Oriente

Gli scontri tra Israele e Gaza (e la trasferta del Football Club Lugano)

Le tensioni fra lo Stato ebraico e la Jihad islamica, sostenuta dall'Iran, potrebbero travolgere anche lo sport: i bianconeri, giovedì, giocheranno regolarmente a Be'er Sheva?
Marcello Pelizzari
06.08.2022 15:00

Nella notte fra venerdì e sabato, Israele e il gruppo radicale palestinese Jihad Islamico nella Striscia di Gaza hanno dato vita a uno scambio di fuoco particolarmente acceso e violento. Di sicuro, si è trattato del peggior attacco di violenza transfrontaliera dalla guerra di 11 giorni tra Israele e Hamas, nel 2021.

Le offensive israeliane hanno provocato diversi morti, fra cui un alto comandante della citata Jihad islamica, una milizia sostenuta dall’Iran. In settimana, per contro, è stato arrestato un altro leader della Jihad islamica in Cisgiordania. I militanti hanno risposto lanciando dozzine e dozzine di razzi contro le città israeliane.

© EPA
© EPA

Di chi stiamo parlando

La Jihad islamica è il più piccolo dei due principali gruppi militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. Hamas, numericamente, è superiore mentre i membri della Jihad godono del sostegno finanziario diretto di Teheran e, con il passare del tempo, sono diventati la vera forza trainante negli attacchi missilistici a Israele e in altri scontri con lo Stato ebraico.  

E questo perché, come riferiscono gli esperti, Hamas – che a sua volta aveva preso il controllo di Gaza nel 2007 dall’Autorità Palestinese, riconosciuta a livello internazionale – è impegnata nella gestione della quotidianità. Nel governare, diciamo.

La Jihad islamica, come gruppo, fu fondata negli anni Ottanta con un preciso scopo: istituire uno stato islamico palestinese in Cisgiordania, Gaza e in Israele. Figura nelle liste delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e di altri governi.

Come Hamas, ha giurato di voler distruggere Israele.

Il ruolo di Teheran

Il finanziamento di Teheran, va da sé, non è casuale. L’Iran, infatti, è il nemico storico di Israele. La Jihad islamica, oltre al denaro, ha ricevuto addestramento diretto. L’arsenale sviluppato, nel frattempo, è paragonabile a quello di Hamas. Con tanto di razzi a lungo raggio in grado di colpire l’area metropolitana di Tel Aviv.

Basata a Gaza, la Jihad islamica ha agganci anche a Beirut e Damasco, dove fra l’altro si interfaccerebbe con i funzionari iraniani.

Venerdì, ha scritto l’Associated Press, il leader del gruppo Ziad al-Nakhalah era a Teheran per alcuni incontri quando Israele ha iniziato le sue operazioni.

Le operazioni anti-Jihad

Prima di venerdì, quando ha ucciso il comandante Taiseer al-Jabari, Israele aveva già eliminato altri leader della Jihad islamica a Gaza. Lo stesso al-Jabari aveva sostituito Bahaa Abu el-Atta, ucciso da un attacco nel 2019. Cinquant’anni, al-Jabari faceva parte del consiglio militare della milizia. Nel 2021, era a capo delle attività militari a Gaza City e a nord della Striscia. Secondo Israele, stava preparando un attacco missilistico anticarro.

All’inizio della settimana, invece, come detto era stato arrestato un alto comandante della Jihad islamica in Cisgiordania, Bassam al-Saadi, 62 anni, il quale secondo i media israeliani stava approfondendo le possibilità di espansione del gruppo. Finora, al-Saadi ha trascorso una quindicina di anni nelle carceri israeliane, in periodi differenti, per essere un membro attivo della Jihad islamica. Due suoi figli sono stati uccisi poiché, pure loro, militanti.

© EPA
© EPA

Tra fiction e realtà

Hamas, da quando ha preso il potere nel 2007, ha combattuto quattro guerre contro Israele, spesso con l’aiuto della Jihad islamica. Dando spunto anche a parecchia fiction, a cominciare dall’ottima serie Netflix Fauda che, per quanto romanzata, riconsegna allo spettatore un’immagine piuttosto fedele di quanto succede in quell’angolo di mondo. Non a caso, letteralmente, “fauda” significa “caos”.

Il confine, dalla guerra di 11 giorni dello scorso anno, finora era stato tranquillo. La stessa Hamas, ora, sembrerebbe preferire un profilo basso e distaccato rispetto agli ultimi eventi. I rapporti con la Jihad islamica, d’altronde, non sono semplicissimi negli ultimi tempi: la Jihad ha spesso sfidato apertamente Hamas lanciando razzi e non rivendicandone la responsabilità, allo scopo di aumentare la propria presa sui palestinesi. E Israele ritiene responsabile Hamas per qualsiasi lancio da Gaza.

A detta di molti analisti, Hamas dovrà cercare una sorta di equilibrio: contenere la Jihad islamica e, allo stesso tempo, evitare l’ira dei palestinesi.

La crisi politica israeliana

Le attuali tensioni arrivano in un momento complicato, anzi complicatissimo per la politica interna di Israele. Tant’è che parlare di crisi, oramai, è scontato: in autunno, gli elettori saranno chiamati nuovamente alle urne. Si tratterà della quinta volta in meno di quattro anni.

L’attuale premier, Yair Lapid, è accusato in particolare di non avere abbastanza conoscenze in termini di sicurezza per gestire il Paese. Il suo breve regno appare quantomeno in bilico, anche perché il prossimo avversario, al voto, si chiama Benjamin Netanyahu.

Il Lugano andrà a Be'er Sheva?

Nel frattempo, la situazione ha coinvolto (e travolto) anche lo sport e in particolare il calcio. L’amichevole fra Juventus e Atletico Madrid, in programma domani sera a Tel Aviv, non si giocherà per ovvi motivi. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: giovedì 11 agosto, in occasione del ritorno del preliminare di Conference League, il Lugano scenderà regolarmente in campo a Be’er Sheva, non molto lontano dalla Striscia di Gaza, o la partita verrà spostata su campo neutro?

Da nostre informazioni, il club bianconero è in stretto contatto con quello israeliano e con l’UEFA per valutare possibili sviluppi e pianificare scenari alternativi. Molto, evidentemente, dipenderà dal protrarsi degli attacchi. Un’alternativa plausibile, da quanto abbiamo appurato, sarebbe spostare la partita a nord del Paese, fuori dalla portata dei missili. Ma è possibile anche l’inversione dei campi (e quindi una seconda partita a Cornaredo) o un neutro altrove.

© EPA
© EPA