Il caso

Gli Stati Uniti puntano il dito contro Pobeda: «Vola eludendo le nostre sanzioni»

La filiale low cost di Aeroflot, secondo il Dipartimento del Tesoro, avrebbe importato pezzi di ricambio sfruttando tre società di Dubai e una turca
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Marcello Pelizzari
02.05.2024 15:30

Nell'annunciare un nuovo (e imponente) giro di sanzioni nei confronti della Russia il Dipartimento del Tesoro statunitense, ieri, ha spiegato che l'obiettivo è «imporre costi aggiuntivi» a Mosca per la sua guerra di aggressione in Ucraina e, ancora, per la repressione interna. Le autorità americane, fra le altre cose, hanno pure fatto nomi e cognomi. Uno, in particolare: Pobeda, la filiale low cost della compagnia aerea di bandiera Aeroflot. Già oggetto a sanzioni occidentali, come gli altri attori del settore, il vettore è stato accusato di aggirare le misure restrittive sin qui applicate. 

Nello specifico, dal marzo 2023 Pobeda figura nella lista nera del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti d'America. Per un motivo fin troppo evidente: la compagnia, per stare in piedi, avrebbe evaso le sanzioni e acquistato pezzi di ricambio di origine americana per un valore di oltre un milione di dollari, affidandosi a tre società di Dubai – ATS Heavy Equipment & Machinery, Crynofist Aviation e Polar Star Logistics – e a una, Alpha Visit Shop, turca.

«Inoltre, a partire da gennaio 2024, Pobeda ha continuato a fungere da destinatario per il trasporto di parti di aerei dall'India alla Russia attraverso la sua continua collaborazione con la compagnia sanzionata dagli Stati Uniti Mahan Air» ha scritto al riguardo il Dipartimento di Stato. La compagnia aerea iraniana è stata sanzionata per diversi anni a causa della sua vicinanza ai Pasdaran, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. Mahan Air, di suo, ha già dimostrato di saper evitare e aggirare le sanzioni americane. Ad esempio, procurandosi vecchi Airbus A340 un tempo appartenuti a Turkish Airlines.

Soprattutto, il sospetto delle autorità statunitensi è che Pobeda non abbia acquistato pezzi di ricambio solo per i propri bisogni – la sua flotta è composta da una quarantina di Boeing 737-800 – ma anche per altri attori. «Le continue violazioni dei controlli sulle esportazioni da parte di Pobeda e il sostegno alle reti di evasione delle sanzioni hanno sostenuto i continui sforzi illegali della Russia per espropriare aerei e parti di aerei di origine occidentale» ha spiegato sempre il Dipartimento del Tesoro.

Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina e dall'introduzione di sanzioni sempre più stringenti, l'industria aeronautica russa ha fatto di necessità virtù. Nazionalizzando (e poi cannibalizzando) i propri aerei, ma anche acquistando sottobanco i pezzi di ricambio necessari per mantenere vive le flotte. E a chi si è rivolta Mosca? Fra gli altri, alla Cina, agli Emirati Arabi Uniti, all'Uzbekistan, al Tagikistan, al Kirghizistan, all'Iran e perfino al Gabon. Ma sono stati documentati anche acquisti direttamente dagli Stati Uniti. Lo stratagemma adottato da Pobeda, concludendo, sembrerebbe funzionare. Dopo aver annunciato, nel marzo del 2022, una riduzione temporanea della flotta da 41 a 25 aerei, proprio a causa della mancanza di pezzi di ricambio e di aggiornamenti del software, secondo i dati del portale CH Aviation attualmente stanno volando 42 Boeing 737-800.