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Guerra in Ucraina e bollette alle stelle: le compagnie petrolifere hanno navigato nell'oro

Da quando i russi hanno lanciato l'invasione, le cinque maggiori società energetiche hanno realizzato profitti per 281 miliardi di dollari: «Sono le principali vincitrici della guerra in Ucraina»
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Red. Online
19.02.2024 15:15

Se con lo scoppio della guerra in Ucraina i fabbricanti di armi hanno navigato nell'oro, le compagnie petrolifere non sono certo rimaste a guardare, anzi. Le cinque maggiori società al mondo (BP, Shell, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies) hanno infatti realizzato profitti per 281 miliardi di dollari da quando l’esercito russo ha invaso il Paese confinante. La guerra ha portato morte e distruzione sul campo di battaglia, ma anche causato drammatici aumenti dei prezzi dell’energia e delle bollette delle famiglie lontane dai combattimenti. Già, perché il conflitto ha portato con sé anche una valanga di sanzioni contro la Russia, tra i principali esportatori di petrolio al mondo, scompaginando il mercato mondiale dell'energia.

Stando al Guardian, che cita i dati forniti dalla ONG Global Witness, BP e Shell, società con sede nel Regno Unito, hanno realizzato profitti complessivi per 94,2 miliardi di dollari dall’inizio del conflitto scoppiato a febbraio del 2022. Si stima che una cifra del genere sia sufficiente a pagare tutte le bollette elettriche delle famiglie britanniche per 17 mesi consecutivi.

Shell, che ha realizzato profitti per 58,9 miliardi di dollari dal secondo trimestre del 2022, starebbe anche tagliando fino a 330 posti di lavoro dalla sua unità che si occupa di soluzioni a basse emissioni di carbonio, puntando su progetti petroliferi ad alto profitto. La BP, che l’anno scorso ha ridimensionato i suoi obiettivi climatici, ha realizzato profitti per 35 miliardi di dollari dall’inizio della guerra. Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies hanno invece realizzato profitti combinati di oltre 187 miliardi di dollari.

Secondo Patrick Galey di Global Witness, «l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata devastante per milioni di persone, dai cittadini ucraini, che vivono sotto l’ombra della guerra, alle famiglie di tutta Europa, che lottano per riscaldare le proprie case. Questa analisi mostra che, indipendentemente da ciò che accade in prima linea, le major dei combustibili fossili sono i principali vincitori della guerra in Ucraina».

Nonostante la crescente indignazione pubblica per i profitti derivanti dai combustibili fossili, si prevede che le cinque principali major del petrolio abbiano premiato gli investitori con pagamenti record di oltre 100 miliardi di dollari nel 2023: questo dovrebbe venir confermato una volta che i dati dell’intero anno finanziario saranno pubblicati nelle prossime settimane. L'Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) ritiene inoltre che le aziende in questione quest’anno pagheranno i loro azionisti ancora di più, nonostante il calo dei prezzi delle materie prime, che stanno portando a profitti inferiori.

A tal proposito, Galey ha dichiarato: «Ora stanno spendendo i loro guadagni in sussidi agli investitori e in una crescente produzione di petrolio e gas di cui l’Europa non ha nemmeno bisogno e che il clima non può sopportare. Questo è l'ennesima mossa fallimentare dell’industria dei combustibili fossili verso i consumatori e il pianeta». L’anno scorso è stato l’anno più caldo mai registrato, con ondate di caldo, inondazioni e incendi devastanti, che hanno causato morte e distruzione in tutto il mondo.

Isabella Weber, economista dell’Università del Massachusetts, ha tracciato un grafico dell’aumento dei profitti delle aziende nei settori alimentare, marittimo, petrolifero e del gas. Tutti settori in cui i costi sono esplosi con la guerra. Secondo l’esperta, «la crisi energetica ha rappresentato il periodo peggiore per la maggior parte degli europei, ma quello migliore per le aziende energetiche. Quando le emergenze portano a profitti record nei settori essenziali, gli interessi pubblici e aziendali non sono allineati. Abbiamo bisogno di un nuovo manuale di economia di emergenza». All’inizio di febbraio, Weber ha incontrato i membri del Parlamento europeo, spiegando loro che sarebbero necessari controlli mirati sui prezzi, per impedire alle grandi società di sfruttare la crisi per aumentare i margini di profitto e i dividendi degli azionisti a scapito dei clienti.

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