«Hai coperto troppo bene l'ammutinamento del Gruppo Wagner: sei licenziato»

Una punizione. Così, almeno, è stato definito l'avvicendamento ai vertici della TASS, l'agenzia di stampa statale russa, lo scorso luglio. La scena è stata ricostruita e descritta nei minimi dettagli dal Moscow Times. Riavvolgiamo il nastro: il 5 luglio, il vice primo ministro per il turismo, lo sport, la cultura e le comunicazioni Dmitry Chernyshenko entra nella sede dell'agenzia, un palazzone brutalista tipicamente sovietico a pochi passi dal Cremlino, per annunciare la nomina di un nuovo direttore generale. Sergei Mikhailov, in carica fino a quel momento, gli siede accanto con un'espressione ansiosa. Chernyshenko afferma che Mikhailov, 52 anni, insignito dell'Ordine presidenziale dell'Amicizia nel 2021, si è dimesso di sua volontà. Al suo posto, viene scelto Andrei Kondrashov, vicedirettore generale della VGTRK – il conglomerato che gestisce fra gli altri il canale televisivo Rossija 1 – ma soprattutto ex portavoce del quartier generale di Vladimir Putin in occasione delle elezioni del 2018.
Il rimpasto e lo shock
Il rimpasto, fa notare il quotidiano moscovita, è avvenuto pochi giorni dopo l'ammutinamento del Gruppo Wagner capitanato da Yevgeny Prigozhin. E per lo stesso Mikhailov, oltreché per i 2 mila dipendenti della TASS, è stato un vero e proprio shock come hanno dichiarato tre fonti vicine all'oramai ex direttore generale. Un rimpasto tutto fuorché casuale, anzi: Mikhailov sarebbe stato cacciato proprio per come ha coperto il tentativo di golpe dei mercenari. Una copertura che, a giudizio del Cremlino, avrebbe messo in cattiva luce le autorità russe.
L'allontanamento di Mikhailov è stato confermato al Moscow Times da un alto dirigente della TASS, da un funzionario dell'amministrazione presidenziale, da due fonti della Duma di Stato e da un funzionario del governo russo. Tutti hanno parlato sotto anonimato. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, dal canto suo ha categoricamente negato che Mikhailov sia stato licenziato per la copertura dell'ammutinamento. Tuttavia, non ha risposto a un'ulteriore richesta del quotidiano circa i motivi delle dimissioni del dirigente.
Secondo il Moscow Times, quella che ha colpito Mikhailov è la prima, vera «purga» nel mondo mediatico russo in relazione alla ribellione dei wagneriani. Dopo quanto accaduto, infatti, sono stati licenziati molti ufficiali militari di alto livello, fra cui Sergei Surovikin, l'ex capo delle forze russe in Ucraina ed ex comandante dell'aeronautica militare russa. Una quindicina, in totale. Ma nessuna figura dei media, leggiamo, era stata toccata. A eccezione, appunto, di Mikhailov, che a detta di un suo conoscente non aveva «alcuna intenzione» di dimettersi al momento dell'avvicendamento. «Aveva chiesto di essere sollevato dai suoi incarichi prima, è vero» le parole del conoscente. «L'inserimento nella lista delle sanzioni lo aveva scosso molto. È un bon vivant, gli piaceva andare nei ristoranti europei. Ma il Cremlino non lo aveva lasciato andare. E così ha continuato».
Ma lui voleva rimanere
Il fatto che Mikhailov volesse rimanere alla TASS, al netto dei dubbi, è stato confermato anche da alcuni dipendenti dell'agenzia di stampa. «Avevamo appena discusso con lui i nostri compiti di lavoro per la fine del 2023» ha dichiarato uno dei dipendenti al Moscow Times. Il Cremlino, in particolare, ha considerato la copertura dell'ammutinamento troppo zelante, «giornalistica» e dettagliata. Nelle prime ore del 24 giugno, la TASS è stata fra le prime agenzie a pubblicare foto da Rostov sul Don. Foto che mostravano i combattenti del Gruppo Wagner in pieno controllo della città e dei suoi punti strategici. «La TASS ha coperto l'ammutinamento in modo troppo dettagliato e tempestivo» ha dichiarato al quotidiano moscovita un funzionario del governo russo. «Ed è stata una specie di pazzia. Hanno dimenticato che il loro compito principale non è quello di riportare le notizie, ma creare una narrazione ideologicamente corretta per il Cremlino».
Alexei Gromov, vice capo dell'amministrazione presidenziale che supervisiona i media russi, secondo la fonte interna alla TASS era «semplicemente furioso» per la copertura data agli eventi di fine giugno. «Mikhailov ci aveva chiesto di osservare le regole fondamentali del giornalismo». Di allontanarsi, insomma, da altre agenzie di stampa come RIA Novosti e dal resto dell'ecosistema mediatico russo, fortemente controllato dal Cremlino.
Via da Mosca? Ahia
Mikhailov, detto della copertura ritenuta troppo corretta, è stato pure accusato di aver lasciato Mosca durante la crisi. Come altri personaggi di spicco, fra cui funzionari e oligarchi. Citiamo Arkady Rotenberg, amico d'infanzia di Putin, il vice primo ministro per la difesa e l'industria spaziale Denis Manturov, Vladimir Potanin, Boris Kovalchuk e molti, moltissimi altri secondo i dati raccolti da Flightradar24, abile a monitorare i movimenti dei jet privati attorno a Mosca. Pochi giorni dopo l'ammutinamento, i deputati della Duma di Stato avevano chiesto che i servizi di sicurezza indagassero a fondo e, ancora, pubblicassero una lista di funzionari statali che avevano lasciato la Russia durante la crisi. Allo scopo di punirli per, citiamo, la loro condotta disdicevole. Nessuno, però, è stato punito. Nessuno tranne Mikhailov.
«Mikhailov aveva lasciato Mosca in quei giorni» ha detto al Moscow Times un conoscente dell'ex direttore della TASS. «Ma ricevette una telefonata che gli diceva di tornare urgentemente. Poi disse a tutti che la sua partenza da Mosca era un viaggio programmato. Ma a chi importava?». Un secondo conoscente ha confermato la notizia, specificando tuttavia che la partenza di Mikhailov dalla capitale non era legata all'ammutinamento. «Sergei è davvero un appassionato di viaggi. Era il fine settimana. Ha detto che è stata solo una coincidenza».
Una coincidenza costata cara, considerando – come detto – anche il tipo di lavoro svolto dalla TASS durante l'ammutinamento. Ora, le cose dovrebbero sistemarsi in ottica Cremlino. «La neutralità della TASS – ha ribadito al Moscow Times il funzionario del governo russo – non serve a nessuno in questo momento. Siamo in tempo di guerra e le elezioni presidenziali incombono. Con il nuovo direttore generale, la TASS sarà più aggressiva e provocatoria». Di certo, non nei confronti delle autorità.