Italia

I benzinai scioperano, ma restare a secco sarà impossibile

Fare il pieno di benzina e diesel dalle 19 di oggi 24 gennaio fino a giovedì 26 gennaio alle 19 sarà solo un po' più complicato rispetto al solito
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
24.01.2023 09:30

L’auspicato dietrofront non è arrivato. E così, in Italia, da questa sera scatterà lo sciopero di 48 ore dei benzinai. Benzinai che avevano chiesto, apertamente, alla premier di rivedere e ripensare il decreto Trasparenza sui prezzi di benzina e gasolio. E che, nell’attesa di un segnale positivo, si erano pure detti pronti ad aspettare fino a un minuto prima della chiusura.

Da Algeri, tuttavia, Giorgia Meloni ha tagliato corto: «Il provvedimento è giusto, non si torna indietro». Tradotto, e ribadendo che «nessuno vuole colpire la categoria»: non si torna indietro. La presidente del Consiglio ha chiarito ulteriormente il concetto: «Abbiamo convocato i benzinai già due volte, il governo non ha mai immaginato provvedimenti per additare la categoria ma per riconoscere il valore dei tanti onesti».

Le parti, va da sé, sono comunque al lavoro e non può essere escluso, a priori, che all’ultimissimo momento utile possa esserci una nuova convocazione. Detto ciò, nel fine settimana i prezzi dei carburanti hanno subito nuovi rialzi: per i servisol parliamo, ora, di 1,84 euro al litro (1,98 sul servito) per la benzina e di 1,89 euro al litro (2,026) per il gasolio.

Dalle 19 sulla rete ordinaria e dalle 22 sulle autostrade i distributori, anche self-service, rimarranno chiusi per due giorni. Faib Confesercenti, Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio, a poco più di 24 ore dall’inizio della protesta, a mo’ di ultimo appello, tramite una nota avevano spiegato che «il Governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di trasparenza e zone d’ombra solo per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che non esistono».

I gestori degli impianti, nello specifico, non hanno gradito le accuse, più o meno velate, di speculazione. L'obbligo della cartellonistica previsto con l'esposizione del prezzo medio introdotto dal citato decreto trasparenza «penalizza i benzinai» ed è «inutile per far abbassare i prezzi», hanno sostenuto con forza Faib, Fegica, Figisc-Anisa, le associazioni che hanno proclamato lo sciopero, secondo cui la categoria è stata coperta «di fango a seguito degli aumenti decisi dal governo». Lo sciopero, beh, è stato indetto «per ricordare a tutti che le politiche di prezzo al pubblico non sono imputabili ai gestori, il cui margine medio di guadagno (3 centesimi al litro) rimane invariato a prescindere dal prezzo finale al consumatore». I benzinai si sono sentiti traditi da un governo che, costretto a riscuotere nuovamente le accise, li avrebbe additati come i responsabili dei rialzi dei prezzi alla pompa. 

Con lo sciopero, allora, sarà impossibile fare benzina in Italia? No, anzi. In casi del genere, infatti, scattano le procedure di salvaguardia per garantire, ad esempio, il funzionamento in autostrada di un numero essenziale di impianti «in misura non inferiore ad una ogni cento chilometri».

Fare il pieno, fino a giovedì, sarà insomma «solo» complicato. Ma non, come paventato, impossibile. Se è vero che alle tre sigle sindacali che incroceranno le braccia fanno riferimento il 70% dei 21 mila impianti di distribuzione attivi in Italia, esistono regole sui servizi minimi che, da un lato, impongono di mantenere aperti nelle città un certo numero di distributori e, dall’altro, che il servizio sia assicurato anche nelle aree extraurbane. Per tacere degli impianti gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere e i distributori associati ad altre sigle che, per contro, non aderiranno allo sciopero.

Dicevamo delle autostrade: prefetti e Regioni devono assicurare che resti aperto un impianto ogni centro chilometri. La Conferenza delle Regioni ha stilato una lista al riguardo, con 175 impianti che rimarranno aperti su un totale di 477, tra cui 19 sulla A1 Milano-Napoli, 15 sulla A4 Torino-Trieste, 19 sulla A14 Adriatica tra Bologna e Taranto e 10 sulla Salerno-Reggio Calabria.

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