«I droni ucraini nel Tatarstan? Uno sviluppo significativo»

«Oggi disponiamo di droni in grado di volare per più di 1.000 chilometri». Lo aveva annunciato, il 1. d'aprile, il ministro ucraino della Trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, in un'intervista al quotidiano tedesco Welt, ripresa dai media ucraini. «Quest'anno siamo riusciti ad aumentare di 10 volte la produzione di UAV (velivoli senza equipaggio, ndr). La maggior parte dei droni che hanno attaccato le raffinerie russe possono percorrere una distanza compresa tra 700 e 1.000 chilometri, ma ora ci sono modelli che possono volare per oltre 1.000 chilometri». Non si trattava di uno scherzo. Due attacchi con droni sono stati registrati nei pressi delle città russe di Yelabuga e Nizhnekamsk, entrambe localizzate nella regione del Tatarstan. Entrambe a oltre 1.000 chilometri dal confine ucraino, 1.500 da Kiev.
Due attacchi vicini
Nella zona altamente industrializzata di Alabuga, vicino a Yelabugam, si trova un impianto per la produzione di UAV Shahed, i droni nati in Iran che, da inizio conflitto, la Russia sta utilizzando per attaccare i territori ucraini. Aperta nel luglio 2023, la fabbrica utilizza, secondo indagini condotte dai media indipendenti russi Protokol e Razvorot, manodopera proveniente dal vicino Politecnico di Yelabuga. Studenti, insomma, alcuni dei quali anche minorenni. Non è un caso, dunque, che il Dipartimento per le emergenze del Tatarstan, citato dall'agenzia russa Tass, abbia riportato il ferimento di sette studenti nell'attacco avvenuto ieri all'impianto. La Tass ha parlato semplicemente di un attacco a un «dormitorio locale». Ma l'ufficio stampa del capo della Repubblica del Tatarstan, Rustam Minnikhanov, ha fatto un riferimento diretto all'attività della fabbrica, affermando che le aziende «non hanno subito seri danni» e che la loro attività «continua».
Un attacco simile è avvenuto nelle stesse ore a pochi chilometri di distanza, alla raffineria di petrolio di Nizhnekamsk. Secondo i servizi di emergenza russi, citati da Ria Novosti, le fiamme all'impianto sarebbero state spente in 20 minuti e il processo produttivo non sarebbe stato interrotto.
L'analisi
Il resoconto quotidiano pubblicato dall'Institute for the Study of War (ISW) fornisce qualche dettaglio in più per inquadrare quanto avvenuto nel Tatarstan. «Il 2 aprile i canali Telegram russi hanno pubblicato un filmato che mostra tre UAV colpire il territorio della Zona Economica Speciale (ZES) di Alabuga, nei pressi di Yelabuga, provocando una forte esplosione al momento dell'impatto», si legge sul sito dell'ISW. «Le riprese geolocalizzate dell'attacco mostrano che l'UAV ha colpito un dormitorio vicino al Politecnico di Yelabuga. La Russia utilizza in particolare gli impianti di produzione della ZES di Alabuga per fabbricare droni Shahed-136/131 per attaccare l'Ucraina. Ulteriori filmati geolocalizzati pubblicati il 2 aprile mostrano un attacco di droni contro la raffineria di petrolio Taneko a Nizhnekamsk, in Tatarstan, e fonti russe hanno affermato che gli armamenti elettronici russi ha soppresso il drone, facendolo cadere sull'infrastruttura della raffineria e innescando un incendio. Reuters ha riferito che l'attacco di droni ucraini alla Taneko, la terza raffineria di petrolio della Russia, ha colpito un'unità di raffinazione centrale della struttura, responsabile di circa la metà della raffinazione del petrolio dell'impianto. Il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) e la Direzione principale dell'intelligence militare (GUR) hanno rivendicato la responsabilità degli attacchi».
Come già riferito, le autorità del Tatarstan hanno minimizzato le conseguenze dell'attacco. Eppure, fonti della GUR «hanno riferito che l'attacco a Yelabuga ha causato "distruzioni significative" agli impianti di produzione Shahed». Ma al di là del singolo attacco, dati raccolti da Reuters mostrano che i «costanti attacchi ucraini con i droni contro le raffinerie di petrolio russe, come la Taneko, hanno interrotto circa il 14% della capacità di raffinazione complessiva della Russia».
Secondo l'ISW, «quelli del 2 aprile sono i primi attacchi ucraini in Tatarstan e la distanza degli obiettivi dai confini ucraini rappresenta uno sviluppo significativo nella capacità dimostrata dall'Ucraina di condurre attacchi a lungo raggio nelle retrovie russe».