I file desecretati, quella lettera volgare a Epstein e le bugie di Trump

Il caso Epstein, fomentato in campagna elettorale dallo stesso Trump, torna a mordere il presidente. Molti, fra quanti a novembre 2024 avevano votato Trump, speravano che il tycoon pubblicasse i nomi della famosa «lista clienti» che, secondo alcune teorie, Jeffrey Epstein avrebbe utilizzato per ricattare personaggi famosi nell'ambito della sua rete internazionale di traffico sessuale. Una promessa fatta da Trump stesso. Ma le conclusioni pubblicate il 7 luglio dal Dipartimento di Giustizia e dell'FBI sul finanziere caduto in disgrazia e condannato per reati sessuali - «Nessuna lista, mai esistita» - ha fatto arrabbiare, e non poco, buona parte della base MAGA.
A causa delle forti pressioni, dunque, ore fa il presidente ha annunciato su Truth di aver ordinato alla procuratrice generale Pam Bondi di «produrre qualsiasi testimonianza pertinente del Grand Jury» relativa a Jeffrey Epstein, «previa approvazione del tribunale». Bondi ha subito confermato su X di essere pronta procedere. I presunti segreti del caso Epstein vedranno, dunque, la luce? Non proprio.
Specchietto per le allodole
Desecretare le trascrizioni del Grand Jury è tutt'altro che semplice. I documenti sono altamente riservati e vengono rilasciati solo in casi eccezionali, per tutelare vittime e testimoni. Ma soprattutto, anche se la Corte autorizzasse la pubblicazione delle trascrizioni, il materiale rappresenterebbe solo una piccola parte delle prove raccolte, le testimonianze relative al solo Epstein. Senza considerare che, negli ultimi mesi, decine di agenti FBI e procuratori del Dipartimento di Giustizia hanno riesaminato migliaia di documenti e registrazioni video, alcune provenienti dalle telecamere del carcere: anche queste non verrebbero incluse fra i file desecretati.
Il deputato Dan Goldman (D, New York), che chiede da tempo maggiore trasparenza, ha definito l'iniziativa di Bondi «una trovata inutile»: «Nice try @AGPamBondi», ha scritto. «E i video, le fotografie, le altre registrazioni?». Numerosi critici hanno accusato Trump e la procuratrice generale di aver messo in piedi uno «stunt». Uno specchietto per le allodole: dare qualcosa alla folla MAGA inferocita tenendo lontani i documenti davvero scottanti.
La lettera
Trump stesso, del resto, conosceva Epstein. E non sono poche le foto, riemerse negli ultimi anni, che lo ritraggono con il finanziere pedofilo. Sempre nelle scorse ore, il Wall Street Journal ha gettato benzina sul fuoco rivelando l'esistenza di un album con lettere scritte a Jeffrey Epstein per il suo 50. compleanno da vari amici, tra cui una attribuita a Trump, oscena come le altre. La missiva contiene diverse righe di testo dattiloscritto incorniciate dalla sagoma di una donna nuda, che sembra disegnata a mano con un pennarello spesso. Un paio di piccoli archi indicano il seno della donna, mentre la firma del futuro presidente è una sinuosa scritta «Donald» sotto la vita, a evocare i peli pubici. Questa la chiusa: «buon compleanno e che ogni giorno possa essere un altro meraviglioso segreto».
Secondo le persone che hanno esaminato le pagine dell'album, si tratta di documenti esaminati dai funzionari del Dipartimento di Giustizia che hanno indagato su Epstein e Maxwell anni fa. Non è chiaro se alcune di queste pagine facciano parte della recente revisione dell'amministrazione Trump, che ha chiuso il caso tra le polemiche. L'esistenza dell'album e il contenuto delle lettere di compleanno non erano stati precedentemente resi noti.
Trump ha negato con forza e ha minacciato di fare causa a Rupert Murdoch, fondatore di News Corp., accusando il giornale di aver pubblicato un articolo «falso, diffamatorio e maligno». In un post furioso, ha dichiarato (in terza persona): «Il presidente Trump ha già battuto George Stephanopoulos/ABC, 60 Minutes/CBS e altri, e non vede l’ora di citare in giudizio il Wall Street Journal». Sempre su Truth, Trump ha dichiarato: «Non ho mai fatto un disegno in vita mia. Queste non sono le mie parole, non è il mio modo di parlare. Inoltre, non faccio disegni».
Il Daily Beast, tuttavia, ha immediatamente evidenziato come nel suo libro del 2008, Trump Never Give Up: How I Turned My Biggest Challenges into Success, Trump stesso abbia scritto del suo «nuovo talento», il disegno, aggiungendo che di solito disegna per beneficenza: «Mi ci vogliono pochi minuti per disegnare qualcosa, nel mio caso, di solito è un edificio o un paesaggio urbano di grattacieli». E le prove di questa passione non sono poche. Tanto che alcuni schizzi di Trump sono finiti pure all'asta, con la prestigiosa Sotheby's.