Il caso

I fratelli Menéndez restano in carcere: «Ancora un rischio per la società»

Prima a Erik e, il giorno dopo, a Lyle, è stata negata la libertà vigilata: i due uccisero i genitori nella villa di famiglia nel 1989, quando avevano solo 18 e 21 anni
©Nick Ut
Red. Online
23.08.2025 11:00

Niente da fare: i fratelli Menéndez restano in carcere. A Erik e Joseph Lyle, responsabili dell'omicidio dei loro genitori, compiuto 36 anni fa, è stata negata la libertà vigilata. 

Il primo a ricevere la notizia è stato Erik Menéndez, il minore dei due fratelli. Giovedì, un tribunale di sorveglianza di Los Angeles ha negato la libertà vigilata al 53.enne Dopo un'udienza durata un giorno intero, i commissari hanno infatti giudicato Erik «ancora un rischio per la società». In particolare, riferendosi alla sua condotta in prigione, dove si trova dall'arresto avvenuto nel gennaio del 1990, pochi mesi dopo l'omicidio. 

«Il 21 agosto è il giorno in cui la mia famiglia ha scoperto che i miei genitori erano morti, l'inizio del loro percorso di trauma», ha ricordato Erik, collegato in videoconferenza dal carcere di San Diego. L'uomo, oggi 53.enne, aveva solo 18 anni quando insieme al fratello uccise suo padre e sua madre nella villa di famiglia a Beverly Hills. 

Erik Menéndez oggi.© EPA/California Department of Corrections
Erik Menéndez oggi.© EPA/California Department of Corrections

Oggi, Erik sta cercando di dimostrare di essere cambiato nel lungo periodo trascorso dietro le sbarre. Il 53.enne è solito parlare di fede, sobrietà e attività a sostegno dei detenuti più anziani. Elementi che, tuttavia, la commissione non ha ritenuto sufficienti per concedergli la libertà vigilata. Al contrario, ha elencato una serie di infrazioni che Erik avrebbe commesso in carcere, a cominciare dall'uso del cellulare «in modo egoista, come se le regole per lui non valessero», a collaborazioni con bande, traffico di droga, violazioni disciplinari e persino uno schema di frode fiscale. A favore del 53.enne sono intervenuti però oltre dieci parenti. Tra di loro anche la zia Teresita Menéndez-Baralt, malata di cancro, che ha dichiarato di averlo perdonato e di volerlo accogliere in casa.

Lyle Menéndez oggi.© EPA/California Department of Corrections
Lyle Menéndez oggi.© EPA/California Department of Corrections

La stessa sorte è toccata a Lyle Menéndez, solo un giorno dopo il fratello. Anche in questo caso, una commissione giudiziaria statunitense ha negato la libertà vigilata al fratello maggiore.

«Il 57.enne si è visto negare la libertà vigilata per tre anni durante l'udienza preliminare di oggi», hanno dichiarato, nella notte in Svizzera, i funzionari penitenziari della California. Nemmeno Lyle, insomma, è riuscito a convincere la commissione di non rappresentare più una minaccia per la società.

© EPA/California Department of Corrections
© EPA/California Department of Corrections

L'omicidio nel 1989

Come detto, i due fratelli uccisero i genitori nell'agosto del 1989, nella villa di famiglia, quando avevano 21 e 18 anni. Secondo i procuratori - la cui versione venne accolta dal tribunale - Erik e Joseph Lyle puntavano all'eredità milionaria del padre, all'epoca un pezzo grosso dell'industria discografica. Dal canto suo, la difesa sosteneva invece che i fratelli avessero agito dopo anni di violenze e abusi sessuali inflitti dal padre. Fatti che la madre avrebbe coperto. 

Il processo che ne conseguì fu altamente mediatico e i due fratelli vennero riconosciuti colpevoli di omicidio volontario e condannati all'ergastolo senza condizionale nel 1996. 

Il caso è tornato sotto i riflettori di recente, grazie alla serie Netflix «Monsters: The Lyle and Erik Menéndez Story». Lo scorso maggio, un giudice di Los Angeles ha ridotto la loro condanna a 50 anni, dato che i fratelli avevano meno di 26 anni al momento dell'omicidio. Questo li ha resi eleggibili per la libertà vigilata che, tuttavia, è stata loro negata. Solo tra tre anni i difensori potranno inoltrare una nuova richiesta.