Sanità

«I malati di tumore aumenteranno del 60% in 20 anni»

È l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), secondo cui bisogna invertire la rotta per salvare 7 milioni di vite, soprattutto nei Paesi a basso reddito dove la mortalità è troppo elevata
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Red. Online
04.02.2020 15:49

(Aggiornata alle 19.30) Nel 2018, oltre 18 milioni di persone nel mondo hanno avuto una diagnosi di tumore, un numero destinato ad aumentare del 60% nei prossimi due decenni, ovvero entro il 2040, se non ci sarà un cambio di rotta. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, in occasione della Giornata mondiale del cancro, delinea i «passi per salvare sette milioni di vite dai tumori» e punta il dito contro «le inaccettabili disuguaglianze tra i servizi oncologici nei paesi ricchi e poveri».

Ogni anno, solo nella Regione Europea dell’Oms vengono diagnosticati 4,6 milioni di nuovi casi di tumore e 2,1 milioni di persone ne muoiono. Il 20% di questi decessi deriva da cancro ai polmoni, seguito colon-retto (12%), mammella (7%), pancreas (6%) e stomaco (5,7%). Tra chi si ammala di tumore, il rischio di morire dipende molto dallo Stato in cui risiede e in media è incluso tra il 9 e il 12% nell’Europa occidentale, superiore al 12% nei paesi dell’Europa orientale e cresce ancor di più nei paesi in via di sviluppo. Due le cause che diminuiscono la possibilità di sopravvivere: una diagnosi che arriva troppo tardi e un trattamento non ottimale.

«Gli ultimi 50 anni hanno visto enormi progressi nella ricerca contro i tumori» e «i decessi sono stati ridotti», afferma Elisabete Weiderpass, direttore dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). A beneficiarne sono stati però «soprattutto i paesi ad alto reddito, che hanno adottato programmi di prevenzione, diagnosi precoce e screening, oltre a trattamenti migliori, portando così a una riduzione del 20% di mortalità prematura tra il 2000 e il 2015. Mentre i paesi a basso reddito hanno visto solo una riduzione del 5%».

Nel 2019, infatti, secondo il nuovo World Cancer Report redatto dalla Iarc in collaborazione con l’Oms, oltre il 90% dei paesi ad alto reddito disponeva, nel proprio sistema sanitario pubblico, di servizi completi per prevenire, diagnosticare e curare le neoplasie, rispetto al 15% dei paesi a basso reddito. Numeri che hanno il loro riflesso sulla vita dei pazienti. Se a livello mondiale l’aumento dei nuovi casi di tumore previsto è del 60% in due decenni, guardando solo le stime per i paesi più poveri la percentuale arriva all’80%.

Molto però si può fare per ridurre queste cifre. «Almeno sette milioni di vite potrebbero essere salvate nel prossimo decennio, basandosi sulla copertura sanitaria universale e mobilitando diverse parti interessate a lavorare insieme», afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

I passi da compiere, suggerisce l’Oms, vanno da interventi di prevenzione primaria, come la riduzione dell’uso del tabacco (responsabile del 25% dei decessi per cancro), della sedentarietà e dell’obesità, al miglioramento dell’adesione agli screening oncologici. Si può poi contare sull’aiuto dei vaccini. In particolare la vaccinazione contro l’epatite B per prevenire il tumore al fegato e quella contro l’Hpv per l’eliminazione del cancro al collo dell’utero, che ogni anno, solo in Europa, uccide circa 28’000 donne.