Guerra

I nomi scritti sui corpi dei bimbi, perché a Gaza «può succedere di tutto»

La situazione negli ospedali è sempre più complicata, mentre i genitori marchiano i loro figli perché, a causa dei bombardamenti, potrebbero non venire mai identificati
©Copyright 2023 The Associated Press. All rights reserved.
Michele Montanari
23.10.2023 19:15

Corpi di bambini senza vita all’obitorio di un ospedale di Gaza. Alcuni hanno il proprio nome scritto con inchiostro nero sulla gamba o sulla pancia. Sono stati i genitori a farlo, manco fosse il collarino di un animale domestico. La testimonianza arriva dal dottor Abdul Rahman Al Masri, capo del pronto soccorso dell’Ospedale dei martiri di Al-Aqsa, a Deir el-Balah. Ha spiegato alla CNN che madri e padri marchiano i loro bimbi perché a Gaza può «succedere di tutto» e le piccole vittime potrebbero non venire mai identificate. «Ciò significa che si sentono sempre sotto tiro, possono rimanere feriti o uccisi in qualsiasi momento», ha aggiunto il dottor Al Masri.

Dal 7 ottobre, giorno dell’atroce attacco di Hamas, i missili di Israele si sono fatti sempre più frequenti e ieri, domenica, è stato un «giorno eccezionale», hanno sottolineato dall’ospedale di Al-Aqsa, dove vengono lavati i cadaveri: il numero dei morti tra la notte di sabato e domenica ha superato quota 200. «Abbiamo notato che molti genitori scrivono i nomi dei figli sulle loro gambe, in modo che possano essere identificati dopo gli attacchi aerei, o se si perdono. Questo è un fenomeno iniziato da poco a Gaza», ha detto Al Masri alla CNN, proseguendo: «Molti bambini si sono persi, molti arrivano qui con il cranio fracassato ed è impossibile identificarli. Solo attraverso quelle scritte (sul corpo, ndr) vengono riconosciuti».

Nelle ultime due settimane, a Gaza, uno dei luoghi più densamente popolati al mondo, centinaia di bambini sono stati estratti dalle macerie degli edifici. Molti di loro erano irriconoscibili a causa delle ferite. Oggi il ministero della Sanità di Hamas ha aggiornato il tragico bilancio: si parla di oltre 5 mila morti, tra cui 2.055 minorenni. Una carneficina, in mezzo alla quale gli operatori sanitari devono arrangiarsi come possono, tra scorte di medicine sempre più scarse, l’acqua agli sgoccioli e l’elettricità ormai quasi assente (il carburante per i generatori è prossimo all’esaurimento). Una lotta contro il tempo, mentre centinaia di palestinesi hanno costantemente bisogno di cure.

Solamente nel weekend, circa 300 persone hanno cercato rifugio all’ospedale di Deir el-Balah, dopo che Israele ha sganciato bombe nelle vicinanze del nosocomio. Secondo il direttore generale dell’ospedale, Iyad Issa Abu Zaher, «non ci sono stanze né letti. I feriti sono davanti alla porta delle sale operatorie, ammassati uno sopra l’altro in attesa di essere operati».

Come detto, le scorte a disposizione stanno esaurendo e gli aiuti portati dai pochi camion autorizzati ad entrare nella Striscia dall’Egitto non sono sufficienti, ha denunciato l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il dottor Fu’ad al-Bulbul, capo del reparto neonatale dell’ospedale Al-Shifa, ha fatto sapere che la maggior parte dei neonati che dipende dalle incubatrici sarebbe condannata a morte se il carburante per l’elettricità dovesse finire. A Gaza può «succedere di tutto», ma tra sofferenza e distruzione.

In questo articolo: