I Tuareg contro Mosca
Gli ultimi giorni a cavallo fra agosto e settembre hanno sancito un’alleanza fra ribelli del deserto che potrebbe mettere in discussione la presenza russa nel Sahel. Il Fronte patriottico di liberazione del Niger ha inviato una delegazione per stringere un patto con il Quadro strategico permanente per la difesa del popolo dell’Azawad (CSP-DPA), l’ombrello politico che raccoglie i movimenti Tuareg del Mali.
In questa quattro-giorni a Tinzaoutene sono stati lanciati piani per cacciare i russi da Niger e Mali costruendo un’alleanza «che superi i confini artificiali degli stati africani», come ha spiegato Barka Taher Hamit, braccio destro del leader nigerino Mohamoud Sallah. La giunta militare al potere in Niger ha messo una taglia sui capi di questo movimento che a luglio ha sabotato il principale oleodotto del Paese. I Tuareg sono reduci dalla più feroce battaglia della loro storia contro l’esercito maliano, supportato dai russi: uno scontro che ha sancito la peggior sconfitta di Mosca nel continente africano. L’ex Wagner Group, di fatto, è arrivato in Mali nel 2021 dopo che la giunta militare aveva cacciato francesi e Caschi blu. Nel gennaio del 2024 i golpisti avevano posto fine all’Accordo di Algeri con le tribù Tuareg, che dal 2012 combattevano per l’indipendenza. I miliziani russi insieme alle truppe governative avevano subito attaccato, ma i Tuareg il 25 luglio hanno lanciato un’offensiva nella zona di Tinzaoutene, al confine con l’Algeria. I numeri parlano di oltre 90 mercenari russi uccisi e 55 soldati maliani, e di molti prigionieri.
Mohamed Elmaouloud Ramadane è il portavoce del CSP-DPA ed è un uomo che crede nella lotta per l’indipendenza. «Sono stati giorni di lotta e di gloria per i combattenti dell’Azawad contro i terroristi dell’esercito regolare del Mali ed i loro assassini russi. Abbiamo ucciso un centinaio di mercenari, compreso il loro comandante, e una cinquantina di soldati maliani, gli altri sono prigionieri. Abbiamo distrutto elicotteri e blindati e catturato armi e mezzi per una nuova offensiva. L’Azawad sarà la tomba dei Wagner che attaccano donne e bambini, compiendo pulizia etnica di Peul e Tuareg. Voglio avvertire i soldati delle giunte golpiste di Niger e Burkina Faso, arrivati a sostenere il Mali, che faranno la stessa fine. Questa vittoria è stata preparata accuratamente, ma non abbiamo ricevuto nessun aiuto dai jihadisti di al Qaeda che noi combattiamo. Respingo le accuse di Bamako che ci accomuna ai terroristi islamici per ottenere appoggio internazionale e nego anche che i francesi ci abbiano aiutato con i satelliti». Parigi è stata accusata da più parti di aver sostenuto le forze Tuareg in funzione anti-russa. Ma anche l’Ucraina è stata tirata in ballo e sia il Mali che i suoi alleati Niger e Burkina Faso hanno sospeso le relazioni diplomatiche con Kiev. Alexander Ivanov, leader del Wagner Group in Centrafrica, ha detto che erano presenti sul campo consiglieri militari ucraini e che erano loro a utilizzare i droni che hanno attaccato il convoglio. Mosca ha direttamente accusato l’Ucraina di sostenere i terroristi, e pure Andriy Yusov, portavoce dell’intelligence di Kiev, ha dichiarato che i Tuareg hanno ricevuto informazioni e tutto l’aiuto necessario. Ma Ramadane vuole tutta la gloria per i Tuareg, nonostante sia risaputo che basi ed armi si trovano nelle vicina e compiacente Algeria.
Proprio Algeri nelle settimane scorse ha presentato una protesta ufficiale all’ONU su una serie di bombardamenti lungo il suo confine, accusando Mosca. «Questa vittoria è soltanto nostra – dice Ramadane – e l’Ucraina come anche l’Algeria appoggiano soltanto la nostra lotta per la libertà. Combattiamo da soli perché siamo pronti a morire per la nostra Patria. Molti clan del deserto si sono riuniti e abbiamo attaccato le forze terroriste di Bamako. La colonna aveva una maggioranza di russi perché sono loro a pattugliare il confine con l’Algeria e neanche i rinforzi che hanno chiamato hanno frenato la nostra vittoria». Il piano di attacco è di fatto stato condotto per settimane con assalti continui utili a frammentare le forze russo-maliane che sono poi cadute in un’imboscata. «Mosca credeva che avrebbe schiacciato la nostra resistenza e invece ora dovranno trattare con noi se vogliono indietro i loro uomini, nostri prigionieri. L’Azawad è la nostra casa e qui costruiremo il nostro Paese. La sabbia del deserto ha già inghiottito francesi e americani, ora tocca ai russi».