Stati Uniti

Il caso di Amber McLaughlin, la prima donna transgender condannata a morte

Sono trascorsi 20 anni dall'omicidio dell'ex fidanzata – La vicenda ha sollevato discussioni: «Smettetela di spaventare le persone trans con il linguaggio dell'odio», e ancora «un omicidio è un omicidio, tutti dovrebbero essere puniti allo stesso modo»
©JEREMY WEIS PHOTOGRAPHY
Federica Serrao
04.01.2023 13:06

Si chiamava Amber McLaughlin. Nelle scorse ore, il suo volto è apparso su diverse testate statunitensi e internazionali. I titoli che accompagnano la sua fotografia sono sempre gli stessi. «È stata giustiziata la prima donna transgender». «Eseguita la condanna a morte della prima donna transgender, Amber McLaughlin». E ancora, «Amber McLaughlin, la prima donna apertamente transgender a essere giustiziata negli Stati Uniti, è morta per iniezione letale questa notte». Senza bisogno di ulteriori conferme, Amber McLaughlin è stata realmente dichiarata morta alle 18.51 presso l'Eastern Reception, Diagnostic and Correctional Center di Bonne Terre, nello Stato del Missouri, dopo che le è stata somministrata una dose fatale di pentobarbital. Il suo è un caso che ha sollevato discussioni non solo nel Paese a stelle e strisce, ma anche nel resto del mondo. 

Quasi vent'anni dopo l'omicidio

Per comprendere quanto successo bisogna fare un salto indietro nel tempo. Nel 2006, stando a quanto riportato dalla NBC News, Amber McLaughlin era stata condannata per omicidio di primo grado per l'uccisione - avvenuta nel novembre del 2003 - della sua ex partner, Beverly Guenther. Secondo una ricostruzione della CNN, la coppia aveva avuto una relazione prima della transizione della stessa Amber McLaughlin, che non accettava che tra di loro le cose fossero finite. Non a caso, pochi mesi prima dell'omicidio, Amber McLaughlin aveva ricevuto un ordine restrittivo nei confronti dell'ex fidanzata, dopo che era stata arrestata per aver svaligiato la sua abitazione. Diverse settimane dopo, nonostante l'ordine fosse ancora in vigore, McLaughlin aveva aspettato Guenther fuori dal suo posto di lavoro, dove l'aveva in seguito pugnalata e violentata, come sostenuto dall'accusa al processo. La stessa omicida aveva condotto poi la polizia in un luogo vicino al fiume Mississippi, a St. Louis, dove giaceva il corpo senza vita dell'ex amante. La giuria aveva in seguito condannato McLaughlin per omicidio di primo grado, stupro forzato e azione criminale a mano armata, come confermano anche i documenti del tribunale. Ma quando era arrivato il momento di decidere la sentenza, la giuria si era improvvisamente trovata in una situazione di stallo. Ora però, a distanza di anni, le cose sono cambiate.

Nel 2016 lo Stato aveva ordinato a McLaughin una nuova sentenza, annullando la condanna a morte, ma nel 2021 una corte d'appello federale l'ha ripristinata. Amber e i suoi avvocati avevano quindi presentato una petizione di clemenza al governatore repubblicano Mike Parson, chiedendogli di commutare la sua condanna a morte. La domanda di appello alla clemenza faceva riferimento a questioni relative alla sua salute mentale. La NBC riporta dettagli di abusi infantili traumatici, tra cui spiccano l'episodio in cui uno dei suoi genitori adottivi le avrebbe spalmato feci in faccia quando era piccola, mentre l'altro avrebbe usato una pistola elettrica su di lei. Sempre secondo la petizione, Amber avrebbe sofferto a lungo di depressione. In tutto questo tempo, si legge sulla CNN, la donna avrebbe mostrato un vero rimorso e avrebbe lottato, oltre che con i suoi traumi infantili, con una disabilità intellettuale e diversi problemi di salute.

Ma a cambiare la sorte di Amber McLaughlin ci ha pensato proprio il governatore del Missouri, Mike Parson, il quale nella giornata di martedì è intervenuto negando la clemenza alla donna, dopo che i suoi sostenitori avevano espresso preoccupazione per la condanna a morte e nonostante la giuria non fosse unanime. «La McLaughlin è una criminale violenta», ha sostenuto fortemente Parson in una dichiarazione apparsa nella stessa giornata. «La famiglia e i cari della signora Guenther meritano pace. Lo Stato del Missouri eseguirà la sentenza di McLaughin secondo l'ordine della Corte e farà giustizia», ha aggiunto, annunciando che l'esecuzione sarebbe andata avanti come previsto. 

A nulla è servita anche la petizione online per la clemenza promossa dall'organizzazione Missourians for Alternatives to the Death Penalty, che ha al contrario definito la decisione della giuria «un grosso abuso del potere giudiziario». «Non erano convinti che Amber meritasse la pena più severa che il sistema giudiziario possa offrire. Ma grazie alla scappatoia legale del Missouri il giudice ha potuto scavalcare la giuria in stallo e imporre una condanna a morte per Amber», si legge sempre nella petizione. 

La prima esecuzione dell'anno

L'esecuzione della 49.enne, oltre a essere la prima del 2023 negli Stati Uniti, è stata - come ben specificato - anche la prima di una donna transgender. Il che, oltre a far discutere, ha sollevato alcune perplessità. Le esecuzioni di donne negli Stati Uniti, infatti, sono di per sé rare. Prima di quella di Amber, solo 17 donne erano state condannate a morte dal 1976, anno in cui la Corte Suprema statunitense aveva ripristinato la pena di morte dopo una breve sospensione. 

Sui social, in particolare, non sono mancati i commenti sulla faccenda. In alcuni casi, a esprimersi sono stati i sostenitori della 49.enne o, più in generale, della comunità transessuale. «I notiziari smettano di dire che l'esecuzione di Amber McLaughin è stata quella della "prima donna transgender negli Stati Uniti". Come si aspettassero e volessero che ce ne fossero altre! Smettetela di spaventare le persone trans con il linguaggio dell'odio. E abolite la pena di morte, perché solo Dio può togliere una vita», si legge in un cinguettio su Twitter.

Ma se c'è chi ha puntato il dito contro i titoli dei giornali che sottolineavano l'identità di Amber, qualcun altro ha invece fatto leva sul fatto che, transessuale o meno, ognuno meriti la stessa pena. «Il mio pensiero personale su questo fatto è che femmina, maschio o transessuale, non dovrebbero avere nulla a che fare con tutto ciò. Un omicidio è un omicidio. Tutti dovrebbero essere puniti allo stesso modo», sostiene invece un altro user sul social network di Elon Musk. A intervenire è stato anche il profilo italiano di Amnesty, che ha sottolineato come la loro battaglia contro la pena di morte negli Stati Uniti e nel resto del mondo sia ancora in corso. Tanti i commenti in cui viene condivisa un'opinione simile. «Il Missouri ha giustiziato Amber McLaughin stasera. La storia della sua vita è stata piena di abusi, traumi, malattie mentali, danni cerebrali e disabilità intellettive, il tutto culminato in un orribile crimine. Amber era profondamente pentita per le sue azioni, ma il sistema non le ha mostrato pietà», scrive Suor Helen Prejean, definendosi attivista contro la pena di morte. 

Amber McLaughin si è spenta mentre parlava tranquillamente con un consigliere spirituale al suo fianco. Ha respirato pesantemente un paio di volte, fino a quando l'iniezione letale ha fatto effetto e ha chiuso i suoi occhi per sempre. La donna, nella sua ultima dichiarazione scritta si era detta dispiaciuta per quanto compiuto quasi vent'anni fa nei confronti dell'ex fidanzata. «Mi dispiace per quello che ho fatto. Sono una persona amorevole e premurosa». Secondo Jessica Hicklin, sua amica nonché compagna di detenzione, Amber aveva iniziato la transizione in carcere circa tre anni fa. Nel 2018, la compagna di cella aveva vinto una causa contro il Dipartimento di Correzione del Missouri, contestando una politica che vietava la terapia ormonale ai detenuti che non la ricevevano già prima di essere incarcerati. La donna ha descritto Amber come una persona timida, con cui aveva parlato di rado, «sicuramente vulnerabile e timorosa di essere aggredita o vittimizzata, aspetto molto comune tra le persone trans nel Dipartimento di Correzione».