Stati Uniti

Il caso Signal si allarga: su Hegseth nubi sempre più scure

Secondo quanto rivelato al WSJ da fonti vicine alla gestione del Dipartimento della Difesa, l'abuso dell'app di messaggistica sarebbe molto più esteso di quanto inizialmente preventivato – Almeno una dozzina di chat usate dal leader del Pentagono, alcune create da lui stesso, per discutere di temi sensibili o classificati
©WILL OLIVER
Red. Online
06.05.2025 09:14

Non sarà bufera, forse. Ma certo possiamo parlare di temporale. Le nubi sul segretario americano alla Difesa Pete Hegseth si sono fatte decisamente più scure, nelle scorse ore, dopo che nuove rivelazioni del Wall Street Journal hanno rimesso il 44.enne al centro del caso Signal. Hegseth avrebbe personalmente fatto un uso estensivo dell'app di messaggistica – crittografata ma non adatta a comunicazioni governative sensibili o classificate – per gestire affari ufficiali del Pentagono, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle comunicazioni militari e sul rispetto delle normative federali.

Insomma, quanto emerso nel mese di marzo grazie al caporedattore di The Atlantic Jeffrey Goldberg – il chatgate che vedeva Hegseth tra i protagonisti – sarebbe solo la punta dell'iceberg.  

Le premesse

Nel mese di marzo, lo ricordiamo, Goldberg aveva acceso i riflettori sulla «massiccia violazione della sicurezza» dovuta all'inclusione di un esterno, il giornalista stesso, in una chat altamente classificata, nella quale si discuteva degli imminenti attacchi statunitensi contro gli Houthi in Yemen. L'Atlantic aveva raccontato come funzionari d'alto profilo quali il vicepresidente JD Vance, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz (il creatore della chat) e il segretario alla Difesa Pete Hegseth avessero usato un gruppo su una app di messaggistica per trattare argomenti sensibili. Come Goldberg fosse stato aggiunto per errore alla chat altamente classificata. E quali temi, tra i quali piani di guerra, fossero stati discussi dai membri del governo di Donald Trump.

Il caso, fondamentalmente, ha avuto come conseguenza il declassamento di Waltz, costretto da Trump ad abbandonare la posizione di consigliere per la sicurezza nazionale per "accontentarsi" di quella di ambasciatore USA all'ONU

Abusi estesi

Waltz, tuttavia, potrebbe non essere l'unico a pagare per questo utilizzo improprio dell'app di messaggistica. Secondo quanto rivelato al WSJ da fonti vicine alla gestione del Dipartimento della Difesa, l'abuso di queste chat sarebbe molto più esteso di quanto inizialmente preventivato. Hegseth, in particolare, avrebbe partecipato ad almeno una dozzina di chat separate su Signal, molte delle quali avviate da lui stesso, sia dal telefono personale che da una linea non protetta nel suo ufficio al Pentagono. Tra i temi affrontati figuravano operazioni militari imminenti, apparizioni sui media, viaggi all’estero, questioni di personale e dettagli di dibattiti sulla sicurezza nazionale. Alcuni dei messaggi contenevano istruzioni esplicite ai collaboratori affinché informassero governi stranieri su operazioni militari in corso.

Peggio: alcuni dei messaggi di Hegseth sono stati inviati dal suo aiutante militare, il colonnello dei Marines Ricky Buria, che avrebbe avuto accesso al telefono personale del leader del Pentagono. A marzo sarebbe stato Buria a postare informazioni su un imminente attacco statunitense contro i militanti Houthi nello Yemen in un gruppo di chat Signal che comprendeva la moglie e il fratello di Hegseth, oltre all'avvocato privato del segretario della Difesa.

Problema: conservazione

A preoccupare i vertici americani, non solo il fatto che le informazioni sensibili o classificate, diffuse su app non governative – e tramite telefoni privati – possano essere violate da nemici di Washington. Fra i problemi principali di Signal anche l'impossibilità di garantire la conservazione di documenti e messaggi ufficiali. Alcuni scambi di Hegseth sarebbero scomparsi senza essere adeguatamente registrati, in una potenziale violazione delle leggi federali che impongono la conservazione delle comunicazioni ufficiali.

Sin qui, nonostante la tempesta mediatica e le indagini in corso, il presidente Donald Trump aveva difeso pubblicamente Hegseth: intervistato dalla NBC, giorni fa aveva dichiarato: «Il posto di Pete è assolutamente sicuro. Sta facendo un ottimo lavoro». Che le pressioni con queste nuove rivelazioni tornino ad aumentare anche sul Pentagono?