Il cimitero dei missili russi, monumento alla vergogna e prova contro le atrocità

Kharkiv. Una città dell’Ucraina orientale che, in questi primi dieci mesi di guerra, è stata più volte nominata. Il motivo è presto detto: è stata fra quelle più colpite dall’esercito russo. Talmente colpita che, oggi, esiste un luogo speciale in cui la brutalità di Mosca emerge con forza. Un cimitero, già, nel quale sono stati ammassati i detriti dei razzi usati contro la città e i suoi cittadini.
Il cimitero contiene oltre mille missili, o parti di missili. Non si tratta, solo, di un monumento alla vergogna eretto per ricordare al mondo che l’invasore ha commesso atrocità inenarrabili. Si tratta, altresì, di una raccolta di prove. Un aiuto agli investigatori per qualsiasi, possibile procedimento penale contro le autorità russe e i soldati.
I razzi, di colore bluastro, sono stati allineati con rigore e ordine in base alle dimensioni. La vista, secondo i reporter che hanno visitato il luogo, è impressionante. E scioccante.
Dmytro Chubenko, portavoce dell’Ufficio del procuratore della regione di Kharkiv, ha affermato che i razzi sono stati raccolti sin dai primi, primissimi attacchi sulla città. Dopo un po’, i funzionari hanno deciso di ordinarli per tipologia e, appunto, dimensione. «Questo è il tipo di prove che un tribunale penale internazionale userebbe» ha detto, non a caso, Chubenko. Alcuni specialisti sono già stati al cimitero per analizzare il materiale.
I missili ammassati sono stati adoperati contro diverse aree residenziali di Kharkiv, come Saltivka e Oleksiivka. Di più, le autorità stimano che almeno 1.700 persone siano rimaste uccise dai bombardamenti nella città e nei suoi dintorni. Di queste, 44 erano bambini. Proprio Saltivka, a causa dell’attività, intensa, dell’esercito russo, oggi sembra un quartiere fantasma: edifici gravemente danneggiati, fatiscenti, anneriti. Rovinati, in breve, da una guerra assurda. «Abbiamo perso tutto e non è affatto chiaro cosa possiamo aspettarci in futuro», ha detto all’Associated Press Anna, una residente di Saltivka che trasferitasi mesi fa. Ihor, invece, è ancora lì. A Kharkiv. Nonostante le sofferenze. «Non c’è riscaldamento in casa mia, e sfortunatamente non ci sarà fino alla fine dell’inverno» ha spiegato, aggiungendo che la zona in cui vive, ora, la chiama «il quartiere nero».
Chubenko, tornando al cimitero dei missili, ha ribadito che i razzi rimarranno dove sono per tutto il tempo necessario. Così che esperti o investigatori possano prendere le informazioni di cui hanno bisogno per usarle come prova contro i russi.
E poi? Poi, forse, «faremo un museo».