Russia

«Il Cremlino sta dando la caccia a cittadini russi in tutto il mondo»

Mosca, secondo la reporter investigativa di Meduza Lilia Yapparova, sta prendendo di mira figure di alto profilo dell'opposizione e giornalisti ma anche «persone normali»
© Alexander Kazakov
Red. Online
25.09.2024 09:15

Sì, la Russia sta silenziosamente prendendo di mira i cittadini della Federazione fuggiti all'estero in risposta all'invasione su larga scala dell'Ucraina. È quanto sostiene Lilia Yapparova, reporter investigativa di Meduza, sul New York Times. Di più, la giornalista ha inquadrato le mosse del Cremlino definendole una vera e propria campagna di repressione che, evidentemente, meriterebbe maggior attenzione a livello internazionale. 

Dopo l'invasione, scrive Yapparova, Mosca si è rifatta su figure di alto profilo dell'opposizione e giornalisti. Ma anche, attenzione, su «dissidenti» di basso profilo, da insegnanti di scuola a proprietari di negozi di giocattoli. Persone che, leggiamo, sono state sorvegliate o perfino rapite in diversi Paesi. «Il Cremlino sta dando la caccia a persone comuni in tutto il mondo e nessuno sembra preoccuparsene» ribadisce la reporter, sottolineando la mancanza di protezione per i russi all'estero e, peggio ancora, una certa complicità da parte dei Paesi ospitanti.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la guerra ad ampio respiro varata da Vladimir Putin oltre due anni e mezzo fa ha accelerato «il costante declino» dei diritti umani in Russia. Un declino culminato nella «sistematica repressione» del popolo russo. Il rapporto ha evidenziato, fra l'altro, come anche le comunità indigene russe, una quarantina di gruppi ufficialmente riconosciuti dal governo russo che, normalmente, sarebbero esenti dal servizio di leva, siano state costrette ad arruolarsi. Finendo in prima linea al fronte. Popolazioni che, avanti di questo passo, «rischiano l'estinzione» secondo la relatrice speciale delle Nazioni Unite Mariana Katzarova. In generale, le violazioni dei diritti umani sotto il presidente russo Vladimir Putin sono ben documentate. Da due anni e mezzo a questa parte, sostiene fra gli altri la BBC, le condizioni sono «gravemente peggiorate».

Resta, a monte, una domanda: detto degli esuli sempre più bersaglio del Cremlino, chi si occupa del cosiddetto lavoro sporco, all'estero, per conto di Mosca? Le spie, volendo ricorrere a un termine quasi romanzato (e inflazionato). In questo senso, lo scambio di prigionieri dello scorso agosto, il più grande dai tempi della Guerra Fredda, è indicativo. Vladimir Putin ha accolto otto cittadini russi, detenuti in varie parti del mondo con l'accusa di omicidio, spionaggio e hacking, con abbracci, pacche sulle spalle e tappeto rosso. Un caloroso bentornato che, secondo gli esperti, incoraggi altri agenti russi nel mondo a continuare, da un lato, a sabotare i Paesi occidentali e, dall'altro, a prendere di mira i concittadini che si sono messi di traverso rispetto a Putin. Non solo, la «diplomazia degli ostaggi» di Putin spinge la Russia ad arrestare, anche senza motivazioni concrete, cittadini stranieri all'interno del territorio russo per poi poterli scambiare con veri e propri criminali.