Il caso

Il giudice da ragione a Sotheby's contro un oligarca

L'uomo aveva accusato la casa d'aste di aver aiutato un gallerista svizzero a gonfiare di decine di milioni di dollari i prezzi di capolavori tra cui il leggendario Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci
Ats
31.01.2024 17:11

La giuria di un processo civile a New York ha dato ragione a Sotheby's contro un oligarca russo che aveva accusato la casa d'aste di aver aiutato un gallerista svizzero a gonfiare di decine di milioni di dollari i prezzi di capolavori tra cui il leggendario Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci.

Dopo cinque ore in camera di consiglio, i giurati hanno stabilito che il danno subito da Dmitri Rybolovlev è stato in sostanza autoinflitto: il «re del potassio» avrebbe potuto essere più avveduto negli acquisti, particolarmente in quanto persona dal presunto acume finanziario.

Quattro opere sono state al centro del processo in cui l'uomo d'affari aveva accusato Sotheby's di un complotto in cui il gallerista Yves Bouvier avrebbe finto di aiutarlo negli acquisti quando in realtà agiva come mercante d'arte comprando opere per poi girarle ai clienti a prezzo maggiorato: oltre al Leonardo, una testa di Modigliani, un Klimt (Wasserschlangen II) e Le Domaine d'Arnheim di Magritte. La giuria ha stabilito che Sotheby's non era al corrente dello schema.

Se Bouvier aveva guadagnato erano fatti suoi, o tra lui e il suo cliente. Nel caso del Salvator Mundi, a Ryboloviev andò poi bene: comprato dall'intermediario per 83 milioni di dollari e poi rivenduto all'oligarca per 127,5, il quadro fu poi battuto nel 2007 da Christie's per 450 milioni, un record assoluto per un'opera d'arte alle aste.

Sotheby's ha reagito con soddisfazione: il verdetto «ha riaffermato l'impegno della casa d'asta ai più alti standard di onestà e professionalismo». Il processo, in cui hanno deposto personalità di spicco del mondo dell'arte, ha peraltro aperto uno spiraglio sul mondo rarefatto e segreto delle transazioni artistiche di altissimo livello. «Se non altro abbiamo dimostrato l'assenza di trasparenza che affligge il mercato», ha detto Daniel Kornstein, l'avvocato dell'oligarca.

È da un decennio che Rybolovlev, al 180esimo posto tra le persone più ricche del mondo, dà la caccia a Bouvier che a suo dire lo avrebbe frodato di «milioni o decine di milioni di dollari»: come nel caso di una Testa di Modigliani pagata nel 2013 83 milioni di dollari dal miliardario (che pensava di comprarla da un collezionista mai esistito) sulla base di una stima al rialzo ottenuta da Bouvier poche ore prima della vendita da uno specialista di Sotheby's.

La causa non è la prima: Rybolovlev, che possiede la squadra di calcio AS Monaco e l'isola greca di Skorpios, aveva già portato Bouvier in tribunale a Monaco, Singapore, New York, Hong Kong e in Svizzera, accusandolo di averlo ingannato sul vero valore di 38 opere per un totale di due miliardi di dollari. Bouvier, che non era coinvolto nella causa contro Sotheby's, aveva negato e un mese fa i due si erano messi d'accordo in sede extragiudiziaria. Insoddisfatto, l'uomo d'affari aveva puntato la prua contro la casa d'aste: «come se volesse girare a terzi il prezzo della sua dabbenaggine», ha commentato Marcus Asner, un altro avvocato di Sotheby's.