Il grano russo invade l’Italia: l’import è aumentato del 1.164%

L'Italia è stata invasa da un'ondata di grano duro russo nel 2023. Le importazioni della materia prima utilizzata per la pasta sono aumentate del 1.164%. È quanto emerge da un'analisi del Centro Studi Divulga contenuta nel paper «Mari in tempesta», relativo all’impatto delle attuali guerre sul sistema agroalimentare. L’aumento è stato talmente elevato da aver superato, dal luglio dello scorso anno, anche il Canada, ovvero il principale fornitore estero dei produttori di pasta della Penisola.
Secondo il Corriere della Sera, l’Italia è l'unico Paese membro dell’Unione europea ad aver registrato un incremento del genere, mentre Belgio, Grecia e Spagna, anch’essi grandi consumatori di frumento duro, sono risultati totalmente estranei a questo fenomeno.
Complessivamente le importazioni italiane provenienti da Paesi extra UE, lo scorso anno, sono aumentate del 130%. A trainare questa crescita, è stato l'import di frumento duro provenienti dalla Russia e dalla Turchia (+798%), divenute rispettivamente terzo e secondo fornitore del Belpaese, con il Canada (+83%), che resta il primo fornitore, anche se per alcuni mesi è stato superato da Mosca e Ankara. Pure le forniture dal Kazakistan sono aumentate in modo significativo, registrando un +164%, trasformando la ex Repubblica sovietica nel quarto fornitore dell'Italia.
Le derrate agricole russe non sono state poste sotto sanzioni dall’Unione europea, come avvenuto, ad esempio con l'acciaio e i diamanti. Questo per evitare speculazioni sui prezzi alimentari a livello globale e situazioni di crisi nei Paesi in via di sviluppo, già penalizzati dal calo delle esportazioni ucraine. Nonostante la legittimità degli acquisti, è impossibile non notare la contraddizione: l’Italia aderisce alle sanzioni internazionali e sostiene l’Ucraina fornendo aiuti militari, ma allo stesso tempo finanzia la guerra di Putin importando grandi quantità di grano duro russo. Ma la questione ha pure risvolti locali. Secondo EuropaToday, questa nuova tendenza desta non poche preoccupazioni agli agricoltori italiani: il frumento russo viene infatti venduto ai produttori di pasta a prezzi più bassi, rendendo meno competitivo quello tricolore.
Ad oggi, le importazioni dall'estero coprono un terzo del fabbisogno della Penisola, ma i coltivatori sono costretti ad adattarsi ai prezzi stracciati del prodotto russo, mentre i costi agricoli dei lavoratori italiani crescono. Tradotto: i margini di guadagno della categoria che da settimane protesta in mezza Europa si sono ridotti.
Il grano russo, inoltre, non arriverebbe in Italia solamente attraverso rotte dirette. Secondo il Corsera, il prodotto raggiungerebbe la Penisola anche tramite «ambigue» triangolazioni, così da confondere le tracce della sua reale origine (un sistema simile a quello utilizzato per trasportare il greggio in India, con le cosiddette «flotte ombra»). Nel 2023, Roma ha importato 410 mila tonnellate di grano russo, mentre l’import dal Paese di Putin, qualche anno fa, anche prima della guerra, non esisteva proprio. Lo stesso vale per la Turchia: si parla anche in questo caso di 410 mila tonnellate di grano duro da un Paese che era praticamente assente nel mercato italiano. E un discorso analogo si può fare per le spedizioni dal Kazakistan, con 250 mila tonnellate di frumento nel 2023. Nuove rotte commerciali «sospette» per la stampa italiana: Turchia e Kazakistan potrebbero in realtà nascondere triangolazioni con Mosca, per coprire l’origine russa del grano.