Il ministro senza paga

Muhammad Aurangzeb ha assunto il mese scorso la carica di ministro delle Finanze del Pakistan. La sua missione, ha annunciato, sarà sistemare l'economia del Paese, in grave, gravissima difficoltà. Un incarico – evidenzia un recente articolo di Bloomberg – tutt'altro che semplice. Passando da un programma di salvataggio all'altro, con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che classifica il suo debito al limite della sostenibilità, il Pakistan vanta al momento il poco invidiabile record di «inflazione in più rapida ascesa dell'Asia». Una situazione da incubo, se si aggiungono fattori quali l'instabilità della politica interna, le sempre forti tensioni con i vicini (India, Afghanistan, Iran) e le spese che il Pakistan dovrà affrontare, in qualità di Paese a rischio, per il sempre più incisivo cambiamento climatico.
Finanze senza paga
Ma a interessare i media internazionali è stata soprattutto la storia personale di Aurangzeb. Arrivato ai vertici dei più grandi istituti bancari mondiali, il 59.enne ha infatti accettato il ruolo al governo pakistano con tutti i suoi oneri. Nessuna paga, ad esempio, come gli altri membri del gabinetto. E l'addio alla doppia cittadinanza olandese.
Proveniente da una famiglia di spicco di Lahore, la seconda città del Pakistan, Aurangzeb ha studiato alla Wharton School (Pennsylvania) prima di cominciare la propria carriera alla Citigroup Inc. di New York: l'inizio della sua lunga carriera nel settore bancario. Tornato nel 2001 in Pakistan per lavorare alla sede locale della ABN Amro Bank NV, istituto di credito olandese, Aurangzeb ha poi lavorato otto anni ad Amsterdam, ottenendo - appunto - anche la cittadinanza olandese.
Passato nel 2011 alla JP Morgan (la più grande banca al mondo per capitalizzazione di mercato), con il ruolo di CEO della divisione Asia-Pacifico con sede a Singapore, Aurangzeb ha deciso di tornare nuovamente in Pakistan nel 2018, accettando di ricoprire il ruolo di CEO della Habib Bank (principale banca pakistana), la quale era appena finita nella bufera, a New York, per i suoi deboli controlli anti-riciclaggio e multata per 225 milioni di dollari dal New York State Department of Financial Services. Salvata e, anzi, fatta crescere la Habib Bank, Aurangzeb risultava – riporta Bloomberg – tra i leader aziendali più pagati del Pakistan. Nel 2022 è divenuto membro del consiglio economico del primo ministro pakistano. Ora, appunto, il passo in più in servizio del proprio Paese.
Boccata d'aria?
Aurangzeb entra nel governo pakistano da tecnocrate, senza una carriera politica alle spalle. Un volto nuovo, insomma. Regolarmente incolpati per i problemi economi del Pakistan, i ministri delle Finanze, negli ultimi dieci anni, sono stati più di dieci. Alcuni se ne sono andati per poi ritornare.
«Questo è il momento di capitalizzare e garantire che tutte le decisioni difficili che devono essere prese siano prese ora», ha detto Aurangzeb in un'intervista pubblicata dal ministero per il suo insediamento. L'alternativa sarebbe «un'enorme opportunità mancata che non possiamo permetterci. Dovremmo consultarci con tutti, cercare di costruire un consenso, ma per alcune scelte dovremo semplicemente stringere i denti e farle».
Ai vertici pakistani c'è ottimismo: Aurangzeb, ha spiegato il premier Shehbaz Sharif, eletto recentemente per un secondo mandato consecutivo, «è una persona che vuole fare le cose». E le sfide non attendono. Tra i compiti più urgenti, evidenzia l'agenzia statunitense, quello di siglare entro giugno un accordo con il FMI per un programma triennale di almeno 6 miliardi di dollari. Un accordo che non arriverà senza segnali positivi dal Pakistan, come un allargamento della base imponibile e ripristino della redditività del settore energetico pakistano.