Il numero di civili uccisi a Gaza è credibile? «Sì, ma potrebbero essere pure di più»

La situazione nella striscia di Gaza è stata definita «apocalittica». Secondo le ONG, l’OMS e l’ONU, il disastro umanitario nell’enclave costiera attaccata da Israele sta peggiorando di ora in ora, con gran parte dei civili sfollati, senza cibo, acqua, assistenza medica, carburante e un posto sicuro in cui nascondersi. E non solo: si parla di migliaia di morti, feriti, infrastrutture devastate, nonché servizi telefonici e internet spesso interrotti. Tra le numerose vittime, secondo la Reuters, ci sarebbero anche persone che si occupavano delle statistiche sanitarie e questo, unitamente ai problemi di comunicazione, renderebbe più difficile il conteggio dei decessi. Dunque, il numero esatto di morti rimane incerto: quante persone sono state effettivamente uccise in Medio Oriente? Stando ai dati del Ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, le vittime palestinesi sarebbero 16.015, contro le circa 1.200 persone uccise nell’attacco terroristico del 7 ottobre e gli almeno 89 soldati israeliani morti a Gaza.
Nelle prime sei settimane di guerra, gli obitori degli ospedali di tutta Gaza hanno inviato dati al principale centro di raccolta situato all'ospedale Al Shifa. I funzionari hanno utilizzato documenti Excel per tenere traccia di nomi, età e numeri di carta d'identità dei morti e li hanno poi trasmessi al Ministero della Sanità palestinese a Ramallah, parte dell'Autorità Palestinese (AP) che esercita un autogoverno limitato nella Cisgiordania occupata da Israele.
Omar Hussein Ali, direttore del centro operativo di emergenza del Ministero di Ramallah, ha fatto sapere che dei quattro funzionari che gestivano il data center di Al Shifa, uno è morto in un attacco aereo sull'edifico, mentre gli altri tre sono scomparsi dopo che le forze israeliane sono entrate nella struttura ospedaliera. «La registrazione delle vittime necessaria per comprendere la situazione sta diventando sempre più difficile. Le infrastrutture di informazione vengono sistematicamente distrutte», ha spiegato alla Reuters Hamit Dardagan dell'Iraq Body Count, organizzazione che gestisce un registro pubblico istituito nel 2003 dopo l'occupazione guidata dagli Stati Uniti. L'Iraq Body Count sta cercando di tenere traccia delle vittime di Gaza, utilizzando i dati del Ministero della Sanità e monitorando i resoconti dei decessi sui social media e sui media tradizionali.
Secondo un portavoce dell'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani (OHCHR) i numeri forniti dalla autorità palestinesi «potrebbero essere sottostimati in quanto non includono i morti che non hanno raggiunto gli ospedali e quelli che potrebbero essere ancora sotto le macerie».
Secondo le autorità sanitarie palestinesi, sarebbero migliaia i corpi sepolti sotto le macerie, mentre gran parte dei mezzi escavatori della protezione civile di Gaza sono andati distrutti negli attacchi aerei.
Oona Campbell, professoressa alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha affermato che le autorità sanitarie palestinesi sono da considerare affidabili nei loro metodi di mantenimento delle statistiche di base e di monitoraggio dei decessi in generale, non solo durante i periodi di guerra. D’altronde, tutte le agenzie delle Nazioni Unite fanno regolarmente affidamento su di loro. Secondo i ricercatori e i gruppi umanitari, l’alto numero di vittime tra i civili è credibile, in quanto sui quartieri residenziali di Gaza vengono usate svariate armi pesanti, comprese le cosiddette «bunker buster», le bombe utilizzate dagli israeliani sugli edifici per distruggere la rete di tunnel di Hamas.