Mobilità

Il passaggio all'auto elettrica e le minacce ambientali

Veicoli diesel e benzina sono destinati alla pensione, ma da uno studio arriva l'allarme: «L'auto elettrica da sola non è sufficiente, solo negli USA servirà il triplo del litio prodotto oggi a livello mondiale»
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Michele Montanari
15.02.2023 18:00

Mentre l’Europa cerca di mandare in pensione le vetture a diesel e benzina, che non saranno più immatricolate dal 2035, negli Stati Uniti gli ambientalisti lanciano l’allarme: l’auto elettrica non è la soluzione. O almeno, non alle condizioni attuali. È quanto emerge dal rapporto Achieving Zero Emissions with More Mobility and Less Mining, redatto dal Climate and Community Project, un think tank ambientalista composto da ricercatori della Università della California – Davis (UC Davis). Lo scorso 23 gennaio il documento è stato pubblicato in esclusiva dal Guardian ed è ora consultabile online. Il problema principale di un mondo trainato dalle auto elettriche? Il litio. Secondo lo studio, la transizione verso le vetture cosiddette «green» negli USA potrebbe richiedere una quantità di litio tre volte superiore a quella attualmente prodotta per l'intero mercato mondiale, causando enormi problemi ambientali, dal consumo di risorse idriche alla distruzione di interi ecosistemi, sia all’interno che all’esterno degli Stati Uniti. La ricerca suggerisce inoltre che, a meno che l’utilizzo di auto nelle città non diminuisca drasticamente, il passaggio completo ai mezzi alimentati da batterie al litio entro il 2050 non farà altro che aggravare le disuguaglianze ambientali e sociali legate all'estrazione mineraria, mettendo a repentaglio l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C. Obiettivo, questo, che sarebbe comunque impossibile da raggiungere senza un importante processo di decarbonizzazione. Una questione però deve essere chiara: l’auto elettrica non è affatto a emissioni zero, soprattutto se si pesano quelle prodotte dall’estrazione di terre rare contenute nelle batterie. La soluzione proposta dagli ecologisti californiani per uscire dai combustibili fossili, ma con una estrazione di minerali ridotta ai minimi termini, è decisamente drastica e richiede un impegno politico non indifferente: è necessario rinunciare all’automobile, spostandosi nelle città a piedi, in bici o utilizzando i trasporti pubblici. E non solo, gli Stati Uniti dovrebbero sviluppare un efficiente sistema di riciclaggio delle batterie per tagliare del 90% la quantità di litio che sarebbe necessario per arrivare ad una completa transizione elettrica entro il 2050.

Gli scenari

Secondo il rapporto, la domanda globale di litio, il cosiddetto oro bianco, aumenterà di oltre 40 volte entro il 2040, e sarà trainata principalmente dal passaggio all'uso di veicoli elettrici. Negli Stati Uniti i mezzi elettrici sono già la principale fonte di domanda di litio – si prevede un aumento legato ai generosi incentivi finanziari dell’Inflation Reduction Act di Joe Biden –, e l’estrazione di questo metallo, oltre ad essere difficoltosa, contribuisce all’aumento di danni sociali e ambientali, nonché dei colli di bottiglia lungo la catena di approvvigionamento globale. Se gli statunitensi continuassero a dipendere dalle auto elettriche con il ritmo attuale – evidenzia lo studio –, entro il 2050 avrebbero bisogno del triplo della quantità di litio attualmente prodotta per l'intero mercato mondiale. Tradotto: ci saranno gravi conseguenze sull'approvvigionamento idrico e alimentare, sulla biodiversità e sui diritti degli indigeni. Nel rapporto Achieving Zero Emission Transportation With More Mobility and Less Mining vengono quindi proposti alcuni scenari che prendono in considerazione le dimensioni delle batterie, il riciclaggio, la densità delle città e i trasporti pubblici. Nello scenario migliore, gli Stati Uniti entro il 2050 potrebbero far calare la domanda di litio del 92% (nel caso peggiore servirebbero 483 mila tonnellate di litio per fare lo switch completo all’elettrico, nel migliore solo 40 mila tonnellate), ma servirebbero ambiziose politiche di trasporto pubblico e di riciclaggio delle batterie. Queste dovrebbero inoltre esser più piccole di quelle attuali. Bisognerebbe inoltre rivedere la mobilità nelle città, le quali dovrebbero essere sempre meno dipendenti dalle automobili per ridurre l'inquinamento atmosferico. Un passaggio, questo, a cui da diversi anni si assiste in Europa, tra Zone 30, ZTL e trasporti pubblici capillari (il Guardian ricorda che a Parigi l'uso dell'auto è diminuito di quasi il 30% dal 2001 al 2015, mentre a Londra è diminuito di quasi il 40%). Insomma, la sola sostituzione della auto a carburante con quelle elettriche non sarebbe sufficiente. Thea Riofrancos, professoressa associata di Scienze politiche al Providence College e autrice principale del rapporto, sottolinea: «Mantenere lo status quo potrebbe sembrare l’opzione politicamente più semplice, ma non è il modo più veloce per abbandonare le auto o il modo più equo per decarbonizzare».

Dove si estrae il litio

Attualmente il 95% della produzione mondiale di «oro bianco» avviene in Australia, Cile, Cina e Argentina. Nuovi giacimenti sono stati trovati anche in Messico, Portogallo, Germania, Kazakistan, Congo e Mali. Negli Stati Uniti è operativa solo una piccola miniera di litio, in Nevada. Recentemente anche in Svezia, a Kiruna, nel Nord del Paese, è stato scoperto un enorme giacimento di terre rare, ma le previsioni parlano di almeno 10-15 anni prima di poter attingere a questo deposito. L'estrazione mineraria del litio è dannosa per l'ambiente e richiede molta acqua: più della metà dell'attuale produzione di litio avviene in regioni caratterizzate da carenze idriche. Gli attivisti da anni si battono contro l'estrazione del litio, in quanto responsabile dell'inquinamento del suolo e dell'acqua, della distruzione degli ecosistemi, senza contare le violazioni nei confronti delle comunità indigene e rurali.