Il ponte San Giorgio pronto per il battesimo

Visto da via Walter Fillak sotto un sole rovente di mezza estate, l’imponente colosso di cemento e acciaio lungo 1067 metri con le sue 19 campate e sorretto da 18 piloni giganteschi, sembra un plastico che svetta in quota senz’anima. Pronto a essere tirato a lucido per il suo battesimo che avrà luogo questa sera alle 18.30 davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alle autorità nazionali e a quelle liguri, con l’abbraccio virtuale a tutti i genovesi - da ancora più in alto - delle Frecce Tricolori. Due anni di lavori a ritmo serrato con la partecipazione di oltre mille tecnici e operai di mezzo mondo per realizzare il progetto dell’architetto Renzo Piano in sostituzione del ponte Morandi finito in frantumi per carenze manutentive, sono il regalo più bello che i genovesi si sarebbero potuti attendere. Soprattutto in tempi così rapidi, nonostante l’emergenza coronavirus, dopo lo sconforto per avere perso tragicamente - il 14 agosto 2018 - una fondamentale arteria di collegamento rimasta in piedi 51 anni. E che alle 11.50 di quell’infausto giorno, con lo strappo degli stralli, ha ceduto all’improvviso uccidendo 43 concittadini rimasti sepolti sotto tonnellate di calcestruzzo e materiale edile (nel bilancio figuravano anche 16 feriti e 566 sfollati).
Rassegnazione
Eppure addentrandosi nell’area più vicina al ponte, laddove i cantieri per la realizzazione del nuovo viadotto, nei mesi scorsi, hanno creato più disagi, l’umore dei genovesi non appare dei più euforici. Tra le persone, piuttosto, si percepisce rassegnazione. Quel crollo non è stato ancora digerito. Troppo dolore, tanta paura e soprattutto una lunga coda di polemiche le hanno sfiancate e disilluse. Anche perché la viabilità nella zona resta problematica, per usare un eufemismo.
Polemiche e indagini
L’autorità politica con in testa Marco Bucci, sindaco di Genova nonché commissario per la ricostruzione e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, giorno dopo giorno, hanno lavorato contro il tempo per ottenere le dovute attenzioni da parte dello Stato, rimasto a sua volta imbrigliato in una polemica politica senza fine sulle concessioni all’ASPI (la Società autostrade per l’Italia) e alle sue affiliate. Mentre l’inchiesta della Magistratura, scattata subito dopo la tragedia per accertare le responsabilità penali del crollo, ha fatto venire alla luce addentellati nei quali gli indagati hanno messo in atto un gioco allo scaricabarile oscuro quanto la scatola cinese degli appalti e delle concessioni. Ma tant’è. Il nuovo ponte di Genova - chiamato San Giorgio in onore del patrono della città - è ora al suo posto come era nei piani. In piedi, senza ritardi, sbavature tecniche o surplus di spesa (il costo dell’opera è di circa mezzo miliardo di euro). E intanto che i tecnici hanno concluso gli ultimi test e gli operai stanno preparando il palco per il taglio del nastro, tra una manciata di ore il viadotto sarà anche reso accessibile al traffico veicolare inserito in uno dei nodi autostradali più sollecitati d’Italia.
L’incubo del traffico
A pochi passi da via della Pietra, una delle strade interrotte dalle gru, incontriamo Mauro, ex dipendentee dell’INPSdi 66 anni, che si dice «estremamente sorpreso» che questo ponte sia stato messo in piedi in così poco tempo. «Me lo sarei atteso tra una decina d’anni. L’amministrazione di centrodestra della Regione Liguria e il Comune sono riusciti , in collaborazione, ad accelerare i tempi, a sveltire i nodi burocratici e a risolvere numerose difficoltà. Il problema del traffico resta però un incubo». Poco più avanti, in via del Compasso, Roberto, pensionato di 65 anni, tiene a ricordare che «abbiamo vissuto questo lungo periodo sulla nostra pelle, non vediamo l’ora di poter salire sul nuovo ponte e che anche grazie al parco sottostante in memoria delle vittime la zona possa rifiorire».
Interruzioni continue
Nel quartiere della Certosa, Stefano 54 anni, a bordo del suo taxi, attende con lo sguardo perso la chiamata di un cliente. Dalle sue parole traspare scarso entusiasmo: «La riapertura di quel passaggio significa poco: le gallerie sono sempre chiuse e le strade bloccate dai numerosi lavori di manutenzione. Resteremo imbottigliati nel traffico. Punto». Oltre tutto, aggiunge, «così ci stiamo rimettendo tutti, l’intera Liguria, ci rimettono i commercianti come pure il settore turistico». Eppure c’è anche chi in questo momento di ripartenza ci vuol vedere soprattutto qualcosa di positivo, come il 19.enne Rigers, che ha appena terminato la scuola odontotecnica: «Quando è crollato il Morandi mi trovavo in casa con la mia famiglia - afferma -. Abitiamo lì vicino, lo abbiamo sentito crollare. È stato un grosso shock, ora il nuovo ponte ci dà speranza». E che dire della storia di Roberto, 68 anni, titolare di un bar vicino alla stazione Brin, che nel suo locale ricorda di avere vissuto «l’inaugurazione del Morandi e ora anche quella del San Giorgio»?
Traffico al collasso
In Liguria ci sono 172 gallerie ritenute pericolanti e nelle quali sono state ordinati lavori che dovrebbero proseguire fino almeno al prossimo 8 agosto. Rassicurazioni in tal senso sono state fornite dal Ministero delle infrastrutture e dei t rasporti, dopo che in maggio lo stesso MIT aveva messo in discussione il piano d’intervento dell’ASPI alla luce di altri crolli, come quelli verificatisi sull’autostrada A6 Torino-Savona (il tratto è stato ripristinato in pochi giorni) e nella galleria tra Genova e Masone.