La crisi

Il Portogallo al collasso

La comparsa della variante britannica e il rilassamento delle misure di contenimento della pandemia durante le festività natalizie sono all’origine della nuova ondata - In arrivo aiuti dal resto dell’Europa
© AP/Armando Franca
Mario Magarò
05.02.2021 21:59

Le immagini delle lunghe code di ambulanze ferme davanti agli ingressi degli ospedali, in attesa di poter consegnare il proprio carico di malati di coronavirus, si sono convertite in icona della drammatica emergenza sanitaria che il Portogallo sta vivendo nelle ultime settimane.

Ad inizio febbraio il Paese lusitano ha infatti fatto registrare il tasso più alto di contagi a livello europeo, 1.430 casi per ogni 100.000 abitanti, portando il totale a circa 750.000 dall’inizio della pandemia, con oltre 13.000 morti. Nel solo mese di gennaio i casi di Coronavirus sono stati oltre 300.000, circa il 43% del totale, dati che evidenziano un clamoroso aumento dei contagi rispetto alla prima ondata della pandemia, quando il Portogallo esibiva cifre nettamente migliori, ad esempio, della vicina Spagna e di altri Paesi flagellati dallo scoppio della COVID-19.

Il Natale

Autorità portoghesi ed esperti del settore sanitario coincidono nell’attribuire il vertiginoso incremento del numero dei contagi ad una duplice causa: la diffusione della variante britannica del coronavirus, più contagiosa, ed il contestuale allentamento delle restrizioni durante il Natale. Una dinamica, quest’ultima, che ha inevitabilmente catapultato il Governo di António Costa sul banco degli imputati, costretto a fare pubblicamente mea culpa per le inesistenti misure di contenimento adottate nelle festività natalizie, quando ai portoghesi è stato concesso di muoversi per tutto il territorio nazionale e non è stata imposta alcuna limitazione alle riunioni con amici e familiari, affidandosi, in sostanza, al buonsenso di ognuno.

Le mutazioni

«Le misure adottate sarebbero state diverse con i dati attuali», ha ammesso lo stesso premier portoghese, evidenziando, a parziale giustificazione del proprio operato, come l’aumento dei contagi sia drammaticamente coinciso con l’improvvisa ed inaspettata comparsa della variante inglese della COVID-19, attualmente presente nel 30% dei contagi registrati nel Paese e nel 50% di quelli trattati nella sola capitale Lisbona. Ad incidere sulla diffusione del ceppo britannico del coronavirus ha decisamente contribuito il ritorno a casa, in occasione delle festività natalizie, dei molti emigrati portoghesi da tempo stabiliti nel Regno Unito, unitamente agli spostamenti dei numerosi britannici che risultano proprietari di case ed immobili in Portogallo, tradizionale meta vacanziera del turismo anglosassone.

L’impennata del numero di contagi ha portato al collasso del sistema sanitario portoghese, incapace di far fronte all’emergenza attualmente in corso. Gli 850 posti letto predisposti per i malati di Coronavirus nei reparti di terapia intensiva sono andati tutti occupati, obbligando le autorità ad allestire in fretta degli ospedali da campo per poter garantire l’assistenza necessaria. Alcuni pazienti sono stati inoltre trasportati in elicottero da Lisbona all’arcipelago di Madeira, ad oltre 960 km di distanza dalla capitale. Una situazione di emergenza aggravata dalla mancanza di personale sanitario, in considerazione del fatto che molti medici ed infermieri portoghesi sono soliti emigrare nel Regno Unito alla ricerca di migliori salari.

L’aiuto degli altri

Impossibilitato a gestire da solo l’attuale emergenza sanitaria, il Governo portoghese ha chiesto aiuto all’Europa, ricevendo immediato sostegno dalla Germania, che nei giorni scorsi ha inviato in Portogallo una squadra di 26 specialisti e 50 respiratori artificiali. All’appello lanciato da Lisbona hanno prontamente risposto anche l’Austria - il cancelliere austriaco Kurz ha annunciato che il suo Paese accoglierà i pazienti portoghesi - e la Svizzera, che si è detta disponibile ad offrire assistenza ai malati che necessitano di ricovero in terapia intensiva. «La situazione in Portogallo è drammatica», ha affermato Patrick Mathys, capo della sezione gestione delle crisi dell’UFSP, rivelando che i primi pazienti di coronavirus potrebbero essere trasportati presto nel Paese elvetico, appena Lisbona ne farà ufficialmente richiesta.

Il nuovo lockdown

Il Portogallo ha intanto decretato un nuovo, rigidissimo, lockdown a partire dallo scorso 15 gennaio, con l’obiettivo di arginare l’espansione della nuova ondata della pandemia. I cittadini possono uscire di casa solo per andare a lavorare, qualora il telelavoro non sia un’opzione possibile, per comprare beni di prima necessità e andare dal medico. Le scuole sono chiuse dal 22 gennaio e sono permesse attività sportive all’aperto, rigorosamente in solitaria. A partire dalla fine di gennaio, per due settimane, i portoghesi non potranno inoltre lasciare il Paese per via aerea, terrestre, ferroviaria e marittima, una misura che ha comportato la chiusura della frontiera terrestre con la Spagna.

«Quello che faremo fino a marzo determinerà ciò che accadrà in primavera, in estate e forse anche in autunno», ha sentenziato il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, da poco rieletto, in occasione del recente rinnovo dello stato di emergenza.