Il premier malese: «Il mistero del volo MH 370? Non voglio dare false speranze ai parenti»

Quante (e quali) possibilità ci sono di ritrovare il relitto del Boeing 777 di Malaysia Airlines scomparso dieci anni fa? Riformuliamo: il mistero del volo MH 370 verrà mai risolto? L'eventualità che, presto, vengano riattivate le ricerche – anche se non soprattutto per dare un senso di chiusura ai parenti delle vittime – in questo senso ha riacceso il cosiddetto lumicino. Il primo ministro malese, Anwar Ibrahim, ha però voluto smorzare i toni: «Non voglio dare ai familiari una falsa speranza» ha detto in un'intervista rilasciata ieri, venerdì, all'Agenzia di stampa tedesca. Quindi, l'aggiunta: «Voglio però convincerli del fatto che stiamo facendo tutto il possibile». Di qui la decisione di impiegare, qualora servisse, «ingenti risorse» per recuperare l'aereo, inabissatosi nelle acque dell'Oceano Indiano meridionale dopo aver deviato dalla rotta originaria che, da Kuala Lumpur, avrebbe dovuto portare i passeggeri a Pechino.
Lo stesso Anwar si è detto sbalordito rispetto agli eventi dell'8 marzo 2014. All'epoca, l'attuale premier era a capo dell'opposizione. «Non riesco a capire come un gigante d'acciaio del genere possa semplicemente scomparire ai giorni nostri» le sue parole. Il velivolo, ricordiamo, scomparve dai radar circa due ore dopo il decollo. A bordo c'erano 239 persone provenienti da 14 Paesi. Dai dati, emerse che il Boeing 777 della compagnia malese sorvolò l'Oceano Indiano per altre sette ore circa. A oggi, nessuno ancora si è pronunciato in maniera definitiva sul perché di quella deviazione rispetto al sentiero impostato e su ciò che successe dopo la virata. Fra le ipotesi considerate, anche il gesto estremo da parte del comandante Zaharie Ahmad Shah. Nell'attesa, o meglio nella speranza, che venga trovato il relitto dell'aereo, quello del volo MH 370 rimane il più grande mistero della storia dell'aviazione.
La prima fase delle ricerche, a suo tempo, durò una cinquantina di giorni. Venne condotta, in larga parte, dall'aria per un totale di 334 voli di ricerca e 1,7 milioni di miglia quadrate di Oceano scandagliate. Nel gennaio del 2017, invece, i governi di Australia, Malesia e Cina cessarono ufficialmente le operazioni sottomarine per individuare l'aereo. Lo fecero dopo aver setacciato oltre 46 mila miglia quadrate del fondale oceanico. Uno sforzo, questo, costato la bellezza di 150 milioni di dollari. Un anno dopo, invece, il governo malese avviò un'altra ricerca, in collaborazione con Ocean Infinity, su pressione delle famiglie dei passeggeri e dei membri dell'equipaggio. Questa terza fase di ricerche concluse dopo pochi mesi, senza il minimo indizio. La stessa Ocean Infinity, azienda texana di robotica sottomarina, si è rifatta sotto nelle ultime settimane sulla base di nuove evidenze. A breve, potrebbe strappare dal governo malese un nuovo contratto per tornare a scandagliare l'Oceano Indiano secondo quanto annunciato dal ministro dei Trasporti malese Anthony Loke.
Il primo ministro Anwar, a livello di tempistiche, ha spiegato di aspettarsi una decisione nelle prossime settimane. Finora, sono stati rinvenuti solo alcuni detriti appartenenti (o attribuiti) al Boeing 777 lungo le coste le coste africane e sulle isole di Madagascar, Mauritius, Réunion e Rodrigues. Nessuna traccia, dal 2014 a oggi, della fusoliera. Anche per questo il primo ministro malese non vuole dare false speranze ai parenti delle vittime.