Stati Uniti

Il primo passo verso la fine dello shutdown e il nodo Obamacare

Dopo quaranta giorni di paralisi amministrativa, il Senato ha raggiunto un accordo provvisorio per la legge di bilancio - La questione dei sussidi sanitari rimandata a dicembre con una promessa di voto che spacca il fronte dem
©Mariam Zuhaib
Red. Online
10.11.2025 08:18

Dopo quaranta giorni di paralisi amministrativa, il Senato degli Stati Uniti ha compiuto un primo passo per riaprire il governo federale, approvando nella notte una misura provvisoria che potrebbe mettere fine al più lungo shutdown nella storia del Paese. Il voto — 60 favorevoli e 40 contrari — segna un cambio di passo dopo settimane di stallo, grazie all’accordo raggiunto tra repubblicani e una piccola ma decisiva parte del fronte democratico.

Le condizioni

Ma che cosa prevederebbe il pacchetto? In base all'accordo, il Congresso approverebbe il finanziamento per l'intero anno dei dipartimenti dell'Agricoltura, degli Affari dei Veterani e del Congresso stesso, finanziando le altre agenzie fino al 30 gennaio 2026. Il disegno di legge prevede anche la riassunzione dei dipendenti statali licenziati durante lo shutdown e la retribuzione degli stipendi arretrati per chi ha lavorato senza paga o si trovava sospeso, oltre a una garanzia contro ulteriori tagli di personale almeno fino alla fine di gennaio.

Punto centrale delle frizioni che hanno portato allo shutdown, l'estensione dei sussidi sanitari dall'Affordable Care Act (ACA, meglio noto come Obamacare) non è stata approvata come parte dell'accordo. I repubblicani hanno semplicemente accettato di concedere ai democratici una promessa di voto su questo tema entro dicembre.

Frattura Obamacare

Il voto 60-40 sulla misura procedurale è stato reso possibile da un gruppo di democratici che ha rotto i ranghi. Sette senatori dem e l’indipendente Angus King hanno deciso di sostenere la misura, provocando quella che i media americani descrivono come una frattura significativa. Alcuni leader ritenevano che le vittorie ottenute nell'appuntamento elettorale del 4 novembre indicassero il sostegno della popolazione alla linea dura tenuta dal partito dell'Asinello a Capitol Hill. «Il popolo americano ci ha chiesto di lottare per la sanità, non di arrenderci», ha dichiarato la senatrice Elizabeth Warren, annunciando che voterà contro l'approvazione finale del Senato. Della stessa opinione il leader dem Chuck Schumer, che solo venerdì aveva promesso la riapertura del governo solo in cambio di una proroga di un anno ai crediti dell'Obamacare.

E invece, ora, il partito dovrà accontentarsi di una promessa di entrata in materia i cui risultati sono incerti. Il presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, ha già dichiarato di non voler garantire un voto sull'ACA, e secondo i media statunitensi non è chiaro se il Congresso troverà un accordo sulla proroga dell'Obamacare prima della scadenza di dicembre. Leader repubblicani della Camera si sono detti contrari all'estensione e hanno sottolineato che qualsiasi concessione in tal senso comporterà, in ogni caso, grosse modifiche al piano sanitario.

Alla Camera

L'accordo trovato nelle scorse ore, in ogni caso, non segna ancora la fine dello shutdown. Teoricamente, se il Senato approverà definitivamente il pacchetto nei prossimi giorni, il tema passerà alla Camera dove potrebbe essere votato entro fine settimana, consentendo a Trump di riaprire il governo entro il weekend. Alla Camera, è vero, i repubblicani detengono la maggioranza e alcuni deputati centristi dem hanno già sottolineato di essere disposti al voto bipartisan per riaprire il governo. Ma il fronte guidato dal leader Hakeem Jeffries si oppone a qualunque legge di bilancio «che non estenda i crediti ACA». 

Insomma, la fine dello shutdown potrebbe richiedere ancora qualche battaglia.

La trattativa

Dietro al compromesso raggiunto la scorsa notte, rivelano i giornali statunitensi, c’è un lavoro di settimane portato avanti dal leader della maggioranza repubblicana John Thune, autore di importanti trattative con i senatori dem che, alla fine, hanno deciso di accettare l'accordo. Il senatore dem Tim Kaine, rappresentante della Virginia, avrebbe giocato un ruolo importante. Proprio in Virgini, Stato confinante con il distretto di Washington, risiedono circa 150.000 dipendenti federali. Per questo motivo, Kaine avrebbe spinto per inserire nel testo approvato la clausola che vieta nuovi licenziamenti fino a fine gennaio. «Dovevamo proteggere i lavoratori federali e aprire un percorso per correggere gli errori dei repubblicani sulla sanità», ha spiegato Kaine, stringendo la mano alla repubblicana Katie Britt dopo l’intesa.

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