Il caso

«Il rapimento di massa di bambini ucraini è un crimine di guerra»

Secondo un team di esperti dell'Università di Yale, sono circa 35.000 i piccoli strappati alle loro famiglie e deportati in Russia: nei casi in cui vengono dati in adozione, «è praticamente impossibile riportarli a casa»
© AP Photo/Efrem Lukatsky
Red. Online
28.06.2025 10:30

«Circa 35.000 bambini ucraini sono ancora dispersi e si teme siano detenuti in Russia o nei territori occupati da russi». Questa l'opinione di un team di esperti dell'Università di Yale che, come si legge sul Guardian, sottolinea come le famiglie siano costrette a intraprendere vie spesso rischiose nel tentativo di salvare i proprio figli. 

Ma facciamo un passo indietro. Dall'inizio nell'invasione, avvenuta nel febbraio 2022, diversi bambini ucraini sono stati rapiti, in alcuni casi dopo la morte dei loro genitori o, in altri, venendo brutalmente strappati dalle loro famiglie. Attualmente, come anticipato, sarebbero circa 35.000 i piccoli che mancano all'appello. La Russia, tuttavia, ha respinto la restituzione dei bambini, mentre un funzionario del Cremlino, durante i colloqui per un cessate il fuoco di qualche settimana fa in Turchia, ha accusato l'Ucraina di star «mettendo in scena uno show sui presunti bambini scomparsi».

Secondo i dati, tuttavia, in più di tre anni di guerra sono stati solo 1.366 i bambini rimpatriati o tornati a casa, secondo l'organizzazione ucraina Bring Kids Back. Molti di loro, secondo il team di esperti dell'Università di Yale, sono stati strappati con la forza dai soldati russi e spediti in campi militari o in affidamento. Di più, in alcuni casi, sarebbero stati adottati da famiglie russe. 

Il team è giunto a questo risultato attraverso un esame approfondito di banche dati russe, documenti ufficiali, contatti familiari e analisi di immagini satellitari di siti russi ed edifici ufficiali. Secondo Nathaniel Raymond, direttore esecutivo del Laboratorio di ricerca umanitaria di Yale che ha indagato sui rapimenti, si tratterebbe, con ogni probabilità, «del più grande rapimento di minori durante un conflitto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale». Paragonabile, insomma, solo «alla germanizzazione dei bambini polacchi da parte dei nazisti». 

Qualcuno tra quel migliaio di bambini tornati in Ucraina, però, ha avuto modo di raccontare la sua prigionia. Secondo diverse testimonianze, i piccoli, una volta portati in Russia, ricevono un addestramento militari nei campi e vengono puniti quando parlano in ucraino. «Dovevamo cantare l'inno russo e disegnare la loro bandiera», ha raccontato un bambino di nove anni salvato. Non solo. Ai bambini viene anche fatto credere che i loro genitori «subiranno conseguenze», qualora non dovessero comportarsi bene o soddisfare le richieste. Secondo Daria Kasyanova, presidente dell'Ukrainian Child Rights Network che si batte per il rimpatrio dei bambini rapiti, deportazioni e rapimenti simili si verificarono anche durante l'invasione russa della Crimea nel 2014. 

Gli attivisti, però, temono anche che molti bambini possano sparire nel sistema delle adozioni russo, le cui leggi sono state modificate di recente per consentire ai cittadini di adottare o dare in affidamenti bambini ucraini. «A volte capita che un genitore si trovi in territorio ucraino e l'altro in un territorio occupato con il figlio. Se il genitore muore o viene arrestato, il bambino rimane da solo e rischia di finire in orfanotrofio», spiega Kasyanova al Guardian. E quando questo succede è «praticamente impossibile recuperarlo». 

Ma non è tutto. Nathaniel Raymond evidenzia anche un altro aspetto cruciale della questione. «Prendere un bambino da un gruppo etnico o nazionale e renderlo parte di un altro gruppo è un crimine di guerra», sottolinea l'esperto. Un punto su cui si trova d'accordo anche la Corte penale internazionale (CPI) che nel marzo del 2023 ha emesso un mandato d'arresto contro Vladimir Putin anche per la deportazione illegale di bambini ucraini. Una faccenda che rimane di vitale importanza per l'Ucraina in qualsiasi negoziati di pace. Anche dopo anni dallo scoppio della guerra. 

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