Blitz di polizia

Il super-ricercato turco Baris Boyun in manette: «Ho armi pesanti in Svizzera»

Il presunto boss mafioso è stato fermato in provincia di Viterbo: è accusato di numerosi reati - Arrestate 19 persone, due in Svizzera
©Polizia di Stato
Michele Montanari
22.05.2024 16:54

(Aggiornato) Per sfuggire alla giustizia italiana si era rifugiato in Svizzera. È finito in manette questa mattina dopo un blitz di una task force congiunta di Polizia di Stato italiana e Interpol a Bagnaia, una frazione di Viterbo, il maxi-ricercato Baris Boyun, 40.enne considerato a capo di un’organizzazione mafiosa attiva in Turchia e all'estero, nonché uno tra gli uomini più ricercati da Ankara. La sua storia, come detto, si intreccia pure con la Svizzera. Lo scorso ottobre, la polizia di Como aveva fermato un SUV con targa elvetica con a bordo pistole, munizioni, un gilet antiproiettile e diversi grammi di marijuana. In quell’occasione erano finiti in manette tre cittadini turchi di 23, 30 e 40 anni. I tre avevano lo statuto di richiedenti asilo politico: avevano avanzato una richiesta di protezione internazionale presso la Questura di Crotone. Sulla loro vettura era stata effettuata un’ispezione approfondita, che aveva permesso alle autorità lariane di rinvenire due pistole calibro 9, una Glock e una SIG Sauer, nonché caricatori, una confezione di munizioni, un gilet antiproiettile e quasi 70 grammi di marijuana.

In seguito alle ricostruzioni di quella serata da film di gangster, era stato scoperto che appena prima del SUV fosse passata un’altra auto, collegata alla prima, e che le due vetture avessero più volte varcato il confine tra Italia e Svizzera in passato: l’auto delle tre persone arrestate, di fatto, era la scorta armata di Baris Boyun, il quale viaggiava sull’altro veicolo ed era riuscito a rifugiarsi in Svizzera. Boyun era già noto alle autorità italiane: nell’agosto del 2022 era stato fermato a Rimini, per esser poi scarcerato il 21 marzo 2023 dalla Corte di Appello di Bologna, la quale - riporta il Corriere della Sera - ne aveva negato l'estradizione in Turchia. Su di lui, nel Paese di Erdogan, il sospetto di far parte di una organizzazione criminale responsabile di 19 omicidi e tentati omicidi tra il 2019 e il 2020. La Corte d’Appello di Bologna, in quell’occasione, aveva negato l’estradizione per l’assenza di garanzie sul rispetto dei diritti fondamentali della persona e per il rischio di trattamenti degradanti nelle carceri turche.

Il 40.enne si spacciava per un curdo membro del PKK, partito osteggiato dal governo di Erdogan, e aveva sostenuto di essere un perseguitato politico che aveva già chiesto protezione internazionale all’Italia. Lo scorso gennaio era nuovamente balzato agli onori della cronaca per un secondo arresto, questa volta a Milano, quando il presunto boss mafioso era stato fermato dalla polizia a bordo di un’auto, mentre armeggiava con una pistola. Dopo una parentesi nel carcere di San Vittore,  dal 2 febbraio era passato agli arresti domiciliari a Crotone. Ogni stanza della abitazione era stata microfonata con cimici e, stando agli inquirenti, Boyun commissionava per telefono numerosi reati, tra cui l'assassinio di un rivale a Berlino. E ancora, disponeva spostamenti di armi, coordinava traffici clandestini di immigrati dall’Est europeo e mobilitava i suoi uomini al porto di Istanbul per il traffico di droga. Nelle conversazioni intercettate, Boyun avrebbe anche dichiarato «di avere a disposizione armi pesanti in Svizzera». Si sarebbe inoltre vantato di come i suoi uomini gestissero «l'intero mercato tedesco», arrivando a vendere le armi anche in Svizzera.

La notte del 18 marzo, riporta Repubblica, avrebbe subito un attentato a Crotone: due uomini avrebbero fatto irruzione nel suo palazzo e sparato contro la sua porta d’ingresso. Il mandante sarebbe stato un altro criminale turco, indicato come Alaattin Sarallah dallo stesso Boyun. Da Crotone è stato poi intercettato questa mattina in provincia di Viterbo.

Il 40.enne è accusato insieme ad altri soggetti di numerosi reati, tra cui omicidio, associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, importazione e detenzione di armi «micidiali» (tra quelle sequestrate figurano 15 pistole, 7 fucili tra cui kalashnikov, 3 bombe a mano e un bazooka), tentata importazione di droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma è anche accusato di un attentato per finalità terroristiche o di eversione, e di far parte di una banda armata finalizzata alla costituzione di una associazione terroristica. 

©Polizia di Stato
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Il blitz di oggi coinvolge in tutto 18 cittadini turchi e un italiano, i quali vivono in Italia, in Svizzera, in Germania e in Turchia. Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari (gip) milanese Roberto Crepaldi è stato eseguito all'alba, da centinaia di poliziotti, anche svizzeri, coordinati dall'antiterrorismo della Procura di MIlano. Secondo informazioni del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) perquisizioni domiciliari sono state effettuate nei cantoni di Argovia e Zurigo. Il MPC ha indicato alla Keystone-ATS di aver effettuato le perquisizioni domiciliari nell'ambito di una richiesta di assistenza giudiziaria proveniente da Milano con il supporto della polizia federale (fedpol) e delle polizie cantonali di Zurigo e Argovia. Secondo l'Ufficio federale di giustizia (UFG) in ognuno dei due cantoni è stata arrestata una persona e posta in detenzione provvisoria in vista d'estradizione.