Il punto

Il tentativo della Cina (e della Russia) di screditare l'Occidente online

Meta ha appena annunciato di aver sventato la più grande operazione di disinformazione promossa da persone legate alle autorità cinesi – Ma di che cosa stiamo parlando, concretamente?
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Red. Online
30.08.2023 11:45

L'operazione, condotta da persone legate alle forze dell'ordine e al governo cinesi, aveva quale obiettivo il discredito dell'Occidente e la promozione dell'agenda di Pechino. Il territorio su cui agire? Oltre cinquanta piattaforme online, social compresi. È quanto ha indicato Meta, martedì, tramite un rapporto.

L'elenco di malefatte, manco a dirlo, è lungo. Lunghissimo. Su Facebook, utenti legati al governo cinese hanno accumulato più di 550 mila follower. Diffondendo fake news e bugie circa il ruolo che avrebbero esercitato gli Stati Uniti nella diffusione del COVID e, ancora, criticando il sostegno che Washington ha garantito a Taiwan, l'oggetto dei desideri di Xi Jinping. Non finisce qui: su Reddit, altri leoni da tastiera al soldo di Pechino hanno collegato l'ex primo ministro britannico Liz Truss alla morte di Elisabetta II. Di nuovo: fra forum e altri social, fra cui anche Twitter, ora ribattezzato X, diversi utenti hanno puntato il dito contro i dissidenti cinesi promuovendo, al contempo, la narrativa del Partito Comunista.

I timori in vista degli appuntamenti elettorali

D'accordo, ma come è andata? La campagna ha avuto successo? No, secondo l'analisi di Meta che ha appena comunicato di avere sventato il tutto. Durata più di un anno, l'offensiva non ha sortito gli effetti sperati. Tuttavia, l'ampiezza dell'operazione evidenzia come Pechino, al pari di Mosca, sappia fare rumore attraverso social e affini. Se è vero che la Russia è diventata famosa grazie alla famigerata fabbrica di troll del defunto Yevgeny Prigozhin, insomma, è altrettanto vero che la Cina sarebbe altrettanto attrezzata in termini di disinformazione. La preoccupazione, fronte occidentale, è legata ai prossimi appuntamenti elettorali nell'Unione Europea, nel Regno Unito e, soprattutto, negli Stati Uniti con le presidenziali del 2024. La campagna cinese, ha dichiarato a Politico Ben Nimmo, responsabile dell'intelligence sulle minacce globali in seno a Meta, «è la più grande operazione di influenza segreta attualmente attiva nel mondo».  

Meta, parallelamente, ha pure scoperto che alcuni gruppi in Russia avevano creato siti web di notizie false che imitavano quelli di Fox News e Washington Post. Allo scopo, manco a dirlo, di sostenere l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca. Una strategia, questa, che il colosso tech americano aveva segnalato e denunciato per la prima volta lo scorso settembre. Nimmo, gettando lo sguardo al prossimo anno, ha detto che Meta si attende nuovi tentativi di questo tipo. 

Sia Cina sia Russia, stando a Meta, hanno intensificato le rispettive campagne di influenza. Nell'ultimo anno, il colosso tech ha smantellato ben quattro operazioni legate al Dragone.

Un lavoro d'ufficio

Pur non entrando nei dettagli, e non spiegando quali fossero esattamente i legami fra quest'ultima operazione e il governo di Pechino, Meta ha riferito che la campagna includeva decine di squadre, con sede in Cina, per un totale di quasi 8 mila account Facebook e 15 account Instagram. Di più, la campagna ha sfruttato anche YouTube, Quora e addirittura falsi commenti postati su un forum del Luxemburger Post, un quotidiano lussemburghese. 

Si trattava, ha ribadito Meta, di un vero e proprio lavoro per i componenti di queste squadre. Con orari di ufficio, pause per il pranzo e la cena. E centinaia e centinaia di post pro-Pechino. Interrogato da Politico, il Ministero degli Esteri cinese non ha ancora preso posizione su quanto scritto da Meta.

Detto degli sforzi, ingenti, di Pechino l'impatto della campagna, le cui radici risalirebbero al 2019, è stato definito trascurabile. Le varie squadre, infatti, hanno commesso errori evidenti. Come pubblicare commenti in mandarino sotto a post in inglese, e viceversa, o sbagliare la data in cui Nancy Pelosi, allora presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, si è recata a Taiwan. I veri utenti, poi, hanno deriso alcune affermazioni fatte dai troll, come il fatto che le Nazioni Unite avessero appena votato contro gli Stati Uniti in una risoluzione.

I siti fotocopia

Quanto alla Russia, a metà febbraio aveva fatto scalpore ed era diventato virale un presunto scoop del Washington Post secondo cui Volodymyr Zelensky, in realtà, era un burattino della CIA. Rivelazioni, ovviamente, false, ma pubblicate lo stesso giorno – e con lo stesso titolo – di un vero articolo online del quotidiano americano su un portale, falso, che ricalcava stile e grafica del Post.

Meta si è imbattuta per la prima volta in questa campagna russa nel 2022, quando sono emerse diverse operazioni di spoofing con base in Russia. Concretamente, sono stati creati diversi siti di informazione falsi copiando la grafica di alcuni fra i più conosciuti portali europei, come il Guardian e Der Spiegel. 

Tattiche, queste, che stando a Meta ora prenderebbero di mira anche i siti di informazione statunitensi e israeliani. Vere e proprie copie infarcite di narrazioni filorusse che, nelle intenzioni, dovrebbero minare il sostegno dell'Occidente all'Ucraina.

Come nel caso dei cinesi, tuttavia, l'azione russa non avrebbe fatto breccia fra gli utenti reali. 

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