Diplomazia

Il Vaticano scende in campo: si lavora all'incontro fra Leone XIV e JD Vance

Diciotto delegazioni pronte a incontrare il Papa alla messa di insediamento di domenica: gli Stati Uniti in prima fila
©PAOLO SALMOIRAGO
Ats
16.05.2025 19:40

Il Vaticano di Papa Leone XIV guarda già alla messa di insediamento di domenica come occasione per la diplomazia di tornare in campo in grande stile questa volta, a differenza che per le esequie di Francesco, con un Papa fresco di elezione e col mandato forte di un intero Collegio cardinalizio votante. Un Papa che sa bene che tra guerre, negoziati stop and go e affermazioni di nuovi leader (vedi Al Sharaa in Siria), un nuovo ordine mondiale si sta in qualche modo delineando.

Anche stavolta sono numerose le delegazioni che si stanno via, via accreditando. In prima fila i Paesi di cui papa Prevost ha la nazionalità, Stati Uniti e Perù, più l'Italia di cui è primate di diritto. A seguire tutti gli altri in ordine alfabetico francese. Diciotto delegazioni lo saluteranno alla fine della celebrazione all'interno della basilica di San Pietro. Ma inevitabilmente, anche in questa occasione, tutti i riflettori saranno puntati sugli americani, guidati dal vicepresidente J.D. Vance, sull'Ucraina dal momento che non si esclude un ritorno dello stesso presidente Volodymyr Zelensky, e su come Leone riuscirà eventualmente a far dialogare non solo loro ma anche altri «super ospiti» dell'evento di richiamo globale: insomma l'azione diplomatica mira. ancora una volta, a ricomporre i conflitti in Medio Oriente e Ucraina.

Così nonostante le strette maglie della liturgia e del protocollo previsti dalla messa di intronizzazione, e con i tempi contingentati, i fuori programma diplomatici non si escludono come la possibilità che Leone abbia già dei veri e propri bilaterali come quello atteso con il cattolico ed anche lui americano, Vance, che Prevost da cardinale aveva bacchettato su X sottolineando che «Gesù non ci chiede di fare la classifica del nostro amore per gli altri». Proprio Vance fu anche uno tra gli ultimi ad incontrare papa Francesco la Pasqua scorsa, segno della volontà di Bergoglio, pur dopo gli scontri con l'amministrazione Usa sulle deportazioni di migranti irregolari, di voler cogliere ogni occasione per continuare a dialogare. Una volontà che Leone sembra voler ricalcare con ancora più energia.

«Certamente il Protocollo lavora a un faccia a faccia», ha assicurato il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.

Non solo Usa, comunque. Alla messa ci sarà anche il presidente israeliano Isaac Herzog, segno di una volontà anche qui, di ricucire dopo i rapporti increspatisi nell'ultimo scorcio di Francesco. E non mancherà al contempo una delegazione dell'Autorità nazionale palestinese quando si è saputo che la grave situazione nella Striscia di Gaza, con anche la preoccupazione per gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, è stato uno dei temi più condivisi dagli oltre 133 cardinali votanti nelle congregazioni generali. Ci saranno anche big europei, come il cancelliere tedesco Friedrich Merz, al suo debutto in Vaticano. Presente anche la delegazione spagnola con in testa i reali Felipe e Letizia, mentre il governo Sanchez ha già inviato una lettera in Vaticano per invitare il nuovo Papa a visitare la Spagna.

Ci saranno poi rappresentanti di altri Paesi con cui il Vaticano intrattiene relazioni, rapporti che potrebbero tornare utili ai fini di una distensione a livello mondiale come quelli con la Repubblica Islamica.

L'esito del vertice di Istanbul, intanto, almeno per quanto riguarda il forfait dei maggiori leader, è stato definito «tragico» da Parolin: «»Speravamo potesse avviarsi un processo magari lento ma con una soluzione e invece siamo di nuovo all'inizio. Adesso vedremo cosa fare, ma la situazione è molto difficile«. Il Papa tuttavia, rilancia Parolin, intende »eventualmente mettere a disposizione il Vaticano, la Santa Sede, per un incontro diretto tra le due parti«. Un formato che non potrebbe invece funzionare per Gaza: »Lì la situazione è troppo diversa - spiega - ma comunque noi siamo sempre disposti ad aiutare, facilitare«.