USA-Cina

In attesa dell’incontro tra presidenti si parla già di un possibile accordo

Il ministro del Tesoro americano Scott Bessent ha anticipato alcuni contenuti di un’eventuale intesa - Il vertice è fissato per giovedì, ma prima di trovarsi con Xi Jinping, Donald Trump ha altri appuntamenti in agenda
epa12483248 (L-R) Singapore's Prime Minister Lawrence Wong, East Timor's Prime Minister Kay Rala Xanana Gusmao, US President Donald Trump, Vietnam's Prime Minister Pham Minh Chinh, and Cambodia's Prime Minister Hun Manet during the Association of Southeast Asian Nations (ASEAN) Summit at the Kuala Lumpur Convention Centre (KLCC) in Kuala Lumpur, Malaysia, 26 October 2025. The 47th ASEAN Summit and Related Summits are being held in the Malaysian capital from 26 to 28 October 2025. EPA/VINCENT THIAN / POOL
Paolo Galli
26.10.2025 22:30

Non ci sono dubbi. L’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping è attesissimo. Di più, da molti analisti è già considerato come il vertice dell’anno. E come ogni grande summit che si rispetti, anche questo è anticipato da una serie di incontri minori, di assestamenti, con la scesa in campo di ministri e funzionari di vario grado. Oggi, per esempio, hanno fatto il giro del mondo le parole di Scott Bessent, segretario al Tesoro statunitense. Secondo il ministro, i funzionari di Stati Uniti e Cina hanno definito un «quadro molto positivo» in vista dei colloqui commerciali tra i loro leader. Appunto.

Pressione sulla Russia

Molti gli interessi in gioco. Oltre a quelli diretti, di natura più che altro commerciale, ci sono anche quelli indiretti, con la geopolitica mondiale che sta lì a guardare. In attesa, sì. In questo senso, degne di nota sono state le dichiarazioni di Matthew Whitaker, ambasciatore statunitense alla NATO, secondo cui il vertice tra i leader di USA e Cina sarà addirittura «cruciale» nel quadro della guerra in Ucraina. «La Cina deve unirsi agli Stati Uniti e agli altri nostri alleati nel far sentire la propria voce e affermare che questa guerra insensata deve finire», ha detto Whitaker. L’ambasciatore ha poi aggiunto, con tono critico, che la Cina «sta acquistando troppo petrolio e troppo gas dalla Russia». Insomma, la speranza, reiterata anche da Volodymyr Zelensky, è che dopo il vertice anche Pechino possa fare pressione sulla Russia, unendosi alle sanzioni o, perlomeno, scendendo in campo in qualche modo.

I dazi al centro dei negoziati

La metafora sportiva della scesa in campo non è, qui, casuale. Lo stesso Bessent ne ha usata un’altra, definendo le operazioni preliminari tra negoziatori come un «pre-partita» in vista dell’incontro vero e proprio. Un incontro che, a suo dire - lo ha affermato nel quadro di un’intervista rilasciata alla ABC -, sarà «fantastico». Insomma, il ministro non fa nulla per togliere tensione in vista del vertice. Anzi, lo esalta, generando ulteriori aspettative. E questo nonostante il silenzio dei negoziatori sui progressi eventualmente compiuti finora. Un accordo definitivo, infatti, non c’è. E semmai verrà «delegato» ai due leader massimi. Inoltre, la tournée asiatica di Trump è solo all’inizio. Difficilmente il presidente vorrà bruciare le tappe. Per ora, Bessent si è limitato a parlare di un’intesa sulla soia e sulle terre rare. La delegazione cinese, dal canto suo, ha citato un «consenso positivo» per l’inizio delle discussioni. Nessun riferimento, però, alle terre rare. Insomma, c’è anche in atto un gioco delle parti, tra anticipazioni, silenzi e spettacolarizzazione. È chiaro che l’eventuale accordo avrà ripercussioni anche sui dazi. Il segretario al Tesoro ha definito «fuori discussione» le minacciate ulteriori tariffe del 100% contro Pechino. Da qui a giovedì usciranno - con ogni probabilità - altri particolari della possibile intesa, che riguarda tra le altre cose la soia (Cina chiamata a maggiori acquisti), le terre rare sì, ma anche il fentanyl - per combatterne la produzione - e ovviamente il trasferimento della proprietà di TikTok. Fino al concreto vertice tra Trump e Xi, previsto a questo punto per giovedì in Corea del Sud, nella città portuale di Busan.

Le tappe della tournée

Ma la tournée del tycoon in Asia non si limita alla sola Cina - anche se lì sembra finalizzata -, e anzi è partita con alcuni incontri di un certo peso. Intanto, sempre in tema di dazi, Trump si è trovato con il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva. «Un’ottima riunione, proficua e costruttiva», è stata definita dallo stesso Lula. «Abbiamo concordato che i nostri team si incontreranno immediatamente per trovare soluzioni ai dazi e alle sanzioni contro le autorità brasiliane». Va infatti ricordato che il Brasile era stato punito dallo stesso Trump con dazi del 50% sui prodotti destinati al mercato statunitense. E questo solo per quella che è stata definita una «persecuzione» nei confronti dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Una «caccia alle streghe», per il presidente americano. Lula ha garantito a Trump che «è stato rispettato il giusto processo e non c’è stata alcuna persecuzione». A Kuala Lumpur, in Malaysia, il leader della Casa Bianca ha pure presieduto alla firma dell’accordo di pace fra Thailandia e Cambogia. Si è naturalmente intestato i meriti dell’intesa, andando persino oltre quando ha parlato del suo ruolo di pacificatore mondiale. «Non dovrei dire che è un hobby, perché è molto più serio di un hobby, ma sono bravo e mi piace». Più seriamente, davvero, quest’altro accordo - tra Thailandia e Cambogia - prevede una ulteriore de-escalation al confine tra i due Paesi, con disarmo reciproco e liberazione dei prigionieri di guerra. Domani Trump sarà a Tokyo, dove incontrerà la nuova premier - prima donna a ricoprire l’incarico - Sanae Takaichi, che molti hanno ribattezzato «la Lady di Ferro giapponese». Gli occhi di tutti, però, si spingono oltre, si spingono già a giovedì.