L’intervista

«In Emilia-Romagna la sinistra è lontana dai problemi dei più deboli»

Le valutazioni di Alan Fabbri, primo sindaco leghista di Ferrara, in vista delle Regionali di domenica 26 gennaio
Il leghista Alan Fabbri, è dallo scorso anno sindaco di Ferrara, città dell’Emilia-Romagna strappata per la prima volta alla sinistra.
Luca Steinmann
22.01.2020 06:00

«Secondo me vinciamo le Regionali» afferma Alan Fabbri, il primo sindaco leghista di Ferrara, città emiliana che lo scorso giugno è stata per la prima volta strappata alla sinistra. Cresciuto alle porte di Ferrara da famiglia partigiana, è già stato candidato senza successo alla presidenza della Regione Emilia-Romagna 5 anni fa. Da allora, dice, molte cose sono cambiate.

Cos’è cambiato in Emilia-Romagna negli ultimi anni?
«La divisione tra Peppone e Don Camillo non esiste più. Anzi probabilmente oggi Peppone voterebbe Salvini (ride). Solo 10 anni fa sarebbe stato impensabile che la Lega vincesse sotto il Po in una città con più di 10 mila abitanti. Oggi, invece, in Emilia molte persone di sinistra si rivolgono a noi perché abbandonati dai partiti di riferimento. In passato la sinistra era in prima linea nelle lotte sindacali e del lavoro, col tempo si è fusa con la Democrazia Cristiana e rinchiusa nei salotti del centro, perdendo i contatti con i problemi reali dei più deboli e dei lavoratori. È stata travolta da diversi scandali, come quello di Bibbiano. Ha smesso di parlare di sicurezza, di lotta al degrado e di immigrazione. Ha perso il contatto con gran parte degli artigiani e con le nuove generazioni che spesso votano Lega. A Ferrara sono stato votato da quasi il 70 per cento dei ragazzi di età tra i 18 e o 35 anni».

Qual è stata la sua ricetta vincente per Ferrara?
«Anche qui la sinistra è lontana dalla gente. Alle comunali ho vinto in 144 seggi su 160, i restanti 16 sono tutti in pieno centro e composti soprattutto da avvocati, notai, dipendenti pubblici e professori universitari, non da lavoratori o da chi deve convivere con la mafia nigeriana. Su Ferrara ha poi pesato in maniera decisiva l’azzeramento del 2015 della storica Cassa di Risparmio, avvenuto attraverso un decreto del Governo Renzi che ha azzerato in un colpo solo quattro banche insieme ai loro azionisti e agli obbligazionisti subordinati. In un giorno 32 mila ferraresi hanno così perso azioni e obbligazioni. La sinistra locale e l’allora ministro Franceschini, che è ferrarese, hanno difeso la decisione del Governo. Dopo un fatto del genere per noi sarebbe stato più difficile perdere che vincere le elezioni».

Oggi a sinistra oltre al PD ci sono anche le Sardine. Come giudica questo movimento?
«Sono l’unico movimento al mondo che protesta contro l’opposizione e non contro il Governo. Tentano di mobilitare contro la Lega gli elettori delusi del PD ai quali viene detto: tappiamoci il naso e votiamo Bonaccini pur di non fare vincere Salvini. Non penso possano avere un futuro oltre queste elezioni. A prescindere dai risultati, dopo il 26 gennaio avranno due alternative: la prima è entrare nel PD, dove perderebbero la loro funzione di protesta e dove avrebbero pochissimo spazio perché nessuno nel partito vuole concorrenti con cui condividere il potere; la seconda è diventare un movimento autonomo, rischiando però di fare la fine del Movimento Cinque Stelle che in Emilia-Romagna sta scomparendo ed è dato al 5 per cento».

Quali sono i punti forti del programma leghista per le regionali?
«Innanzitutto comunichiamo che in caso di vittoria ci prenderemmo immediatamente le nostre responsabilità storiche e politico-amministrative. Questa è una terra di imprenditori, dobbiamo abbassare le tasse e snellire la burocrazia, attirare gli investitori dando una visione pulita e sicura del territorio. È fondamentale incentivare la volontà di fare impresa velocizzando l’ottenimento dei permessi per gli investimenti, dovendo pur rispettare le leggi nazionali che spesso non aiutano. Importante è anche il taglio dei maxi stipendi di alcuni dirigenti. Infine è anche importante la gestione della sicurezza e dell’immigrazione».

Come giudica l’integrazione degli immigrati in Emilia-Romagna?
La maggior parte degli immigrati sono integrati, io stesso ho candidato degli stranieri e fatto eleggere ad assessore una persona di origini polacche. Riscontriamo però grosse problematiche con la mafia nigeriana, che ha preso in mano alcuni quartieri trasformandoli in ghetti ricchi di spaccio e prostituzione, cosa avvenuta a Ferrara in alcuni quartieri vicino alla stazione, un tempo benestanti. Noi stiamo cercando di debellare questo fenomeno».