Incendi e cambiamento climatico: «I boschi sempre più secchi, sono come polveriere»

Che correlazione c'è tra incendi boschivi e cambiamento climatico? Lo scorso mese il meteorologo Jörg Kachelmann ha criticato il modo in cui i media trattano l’argomento, sottolineando come i roghi non siano legati all'aumento delle temperature in atto: «I media mostrano immagini di foreste in fiamme a Rodi e si comportano come se questi incendi avessero a che fare con il cambiamento climatico», aveva riferito ai giornali del Gruppo Tamedia, aggiungendo: «Il verificarsi di un incendio boschivo dipende esclusivamente dal fatto che qualcuno vi appicchi il fuoco, intenzionalmente o per negligenza», in quanto la vegetazione brucia solo a 250-300 gradi, mentre a 40 gradi, una foresta non inizia a bruciare più velocemente che a 0 gradi. Una recente ricerca condotta in Canada, mostra invece come vi sia una correlazione tra riscaldamento globale e roghi. Gli scienziati hanno infatti scoperto che il cambiamento climatico causato dalle attività umane ha reso due volte più probabili le condizioni che portano allo sviluppo di incendi boschivi, prendendo come esempio quelli che negli scorsi mesi hanno devastato il Québec.
La stagione degli incendi in Canada, nel 2023, è stata la più intensa mai registrata, con quasi 14 milioni di ettari bruciati, ossia un’area più grande della Grecia. Il Guardian sottolinea come l’entità di questi roghi sia stata doppia rispetto al record precedente, causando più di una dozzina di morti e migliaia di evacuazioni. Inoltre gli incendi hanno rilasciato nubi di fumo in grado di rendere arancione il cielo sopra New York e capaci di estendersi fino alla Norvegia.
Gli scienziati hanno analizzato le condizioni meteorologiche nella provincia canadese del Québec tra maggio e luglio, scoprendo che la crisi climatica ha reso due volte più probabile lo sviluppo delle fiamme e più intense del 20% le condizioni favorevoli ai roghi. Lo studio, condotto da un team di scienziati canadesi, britannici e olandesi, ha rilevato che gli incendi boschivi diventeranno sempre più comuni con l’aumento delle temperature a livello globale.
«La parola “senza precedenti” non rende giustizia alla gravità degli incendi scoppiati in Canada quest’anno», ha affermato Yan Boulanger, ricercatore presso il Natural Resources Canada e parte del gruppo di studio World Weather Attribution, aggiungendo: «Da un punto di vista scientifico, il raddoppio del precedente record di aree bruciate è scioccante. Con l’aumento delle condizioni favorevoli agli incendi, una singola scintilla, indipendentemente dalla sua fonte, può rapidamente trasformarsi in un inferno». Il nuovo studio ha esaminato l’Indice meteorologico di pericolo d'incendio, un parametro che misura il rischio di roghi attraverso una combinazione di temperatura, velocità del vento, umidità e precipitazioni, ed è stato scoperto che il suo picco in Québec è compreso tra maggio e luglio, quando le fiamme hanno divorato milioni di ettari di vegetazione.
Il cambiamento climatico in sé non innesca direttamente gli incendi boschivi, ma contribuisce in modo importante a rendere il terreno infiammabile, con più vegetazione secca che diventa un combustibile ideale per lo sviluppo del fuoco. In Canada, all’inizio dell’estate, si sono verificate le condizioni ideali, con un record di temperature tra maggio e giugno (in media + 0,8°C rispetto al precedente primato), unito alla bassa umidità e alla diminuzione del manto nevoso. È proprio la copertura nevosa che, in Canada, solitamente limita l’estensione degli incendi, ma negli ultimi anni il suo effetto sta venendo a mancare: «Quest’anno, le alte temperature hanno portato al rapido scioglimento e alla scomparsa della neve nel mese di maggio, in particolare nel Québec orientale, provocando incendi insolitamente precoci», ha spiegato al Guardian Philippe Gachon, ricercatore dell'Università del Québec a Montréal. Secondo la climatologa dell’Imperial College di Londra Friederike Otto, «l’aumento delle temperature sta creando condizioni sempre più simili a una polveriera nei boschi del Canada e di tutto il mondo. Finché non smetteremo di bruciare combustibili fossili, il numero di incendi continuerà ad aumentare, bruciando aree più grandi per periodi di tempo prolungati».