Indagini sulla ristrutturazione della sede Fed: «Trump cerca ragioni per licenziare Powell»

Trump lo aveva promesso: «Non cercherò di licenziare Jerome Powell (il presidente della Federal Reserve, Fed, ndr) prima della scadenza del suo mandato», che avverrà la prossima primavera. Ma un’indagine avviata dalla Casa Bianca sui costi di ristrutturazione della sede della Fed ha riacceso le speculazioni: il presidente americano sta cercando di disfarsi del leader della banca centrale statunitense?
Secondo quanto riportato da Politico, l’inchiesta è guidata dal direttore del bilancio della Casa Bianca, Russ Vought - braccio destro di Trump e «architetto» di Project 2025 - e riguarda una ristrutturazione da 2,5 miliardi di dollari della storica sede della Fed a Washington. L’indagine, ufficialmente motivata da una presunta «cattiva gestione» del progetto e da possibili violazioni della National Capital Planning Act (il piano regolatore di Washington D.C., per intenderci), rappresenta una nuova fase nell’offensiva di Trump contro Powell, già duramente criticato in passato per il suo rifiuto di abbassare i tassi d’interesse.
«Sembra che stiano cercando di costruire un caso di cattiva gestione e violazione di determinate norme federali,» ha dichiarato Karen Petrou, managing partner di Federal Financial Analytics, a Politico. «Tutte le accuse relative alla politica monetaria sono irrilevanti in questo contesto. Si tratta di un’azione amministrativa diretta.»
Fed sotto pressione
Nonostante la Corte Suprema abbia indicato che il presidente non può licenziare arbitrariamente i vertici della banca centrale, l’indagine finanziaria sulla gestione del progetto di ristrutturazione potrebbe aprire un varco legale per la rimozione di Powell. Un simile scenario, evidenzia tuttavia il quotidiano statunitense, metterebbe a rischio l’autonomia della Federal Reserve, un pilastro dell’equilibrio economico degli Stati Uniti, e minerebbe la fiducia dei mercati internazionali.
«Se il presidente Trump dovesse procedere con questa mossa e credesse di avere abbastanza elementi per licenziare Powell a causa della ristrutturazione, sarebbe un evento di portata enorme,» ha affermato Rebecca Patterson, economista e membro del think tank Council on Foreign Relations. «Sarebbe senza precedenti e farebbe crescere il timore degli investitori sull’indipendenza di una delle istituzioni più importanti al mondo».
Proprio ieri, Trump ha ribadito di non avere intenzione di licenziare Powell, pur continuando a criticarlo per la politica sui tassi di interesse. Ha anche affermato che Powell dovrebbe «dimettersi immediatamente» qualora venisse accertato che ha fuorviato il Congresso riguardo alla ristrutturazione, lasciando intendere che preferirebbe un presidente della Fed più favorevole a un allentamento monetario.
I dettagli della ristrutturazione
Ma di che cosa stiamo parlando? Nel suo articolo spiega il nodo della questione. Il progetto di rinnovamento prevede lavori sia sulla sede storica della Fed, un edificio di 88 anni situato sul celebre National Mall, sia su un edificio adiacente recentemente acquistato. L’obiettivo è consolidare gli uffici per ridurre la dipendenza da affitti esterni. I costi inizialmente preventivati, tuttavia, sono lievitati. Secondo la Fed, gli aumenti sono dovuti a causa di modifiche al progetto iniziale, della necessità di bonificare amianto e contaminazioni ambientali, e, ironicamente, a causa dell’inflazione — la stessa che Powell cerca di contrastare mantenendo alti i tassi di interesse.
Il presidente della Commissione bancaria del Senato, il repubblicano Tim Scott, insieme a cinque colleghi di partito, ha espresso preoccupazioni per presunti «eccessi» nel progetto, accusando Powell di aver commissionato stravaganti modifiche alle strutture: sala da pranzo VIP, ascensori esclusivi e persino alveari sul tetto. Powell, da parte sua, ha smentito categoricamente queste voci durante un’audizione: «Non c’è una sala da pranzo VIP, nessun nuovo marmo, ascensori speciali, fontane, né giardini pensili o alveari».
In ogni modo
La legge sulla Federal Reserve concede al consiglio della banca centrale ampi margini decisionali per quanto riguarda la gestione dei propri edifici. Interrogato da Politico, Scott Alvarez, ex consigliere generale della Fed, ha spiegato che sarebbe difficile giustificare una rimozione «per giusta causa» senza prove concrete di attività illecite o di grave negligenza. «Sforamenti di bilancio sono comuni in progetti di ristrutturazione di edifici storici, soprattutto in aree regolamentate come il National Mall. Penso che la strategia sia mettere pressione su Powell. Tutto ciò che può metterlo a disagio o logorarlo, l’amministrazione lo considera utile per spingerlo ad allentare la politica sui tassi, o per fargli perdere la pazienza e spingerlo alle dimissioni». Insomma, questo sarebbe solo uno dei tanti tentativi di Trump per logorare la resistenza del funzionario.
Certo, destituire Powell sulla base della gestione edilizia, invece che per motivi legati alla politica monetaria, verrebbe percepito come un pretesto politico. Un dirigente di Wall Street, anch’egli citato in forma anonima dal quotidiano statunitense, ha affermato: «Sarebbe visto come un gesto palesemente pretestuoso».