USA

Insulti e confessioni shock, ecco il «duello social» tra Musk e Trump

A colpi di post su X e Truth, tra il presidente americano e il capo del Doge sono volati gli stracci – Il patron di Tesla sgancia la bomba: «C'è il nome di Trump negli Epstein files»
©Evan Vucci
Red. Online
06.06.2025 07:30

L'amore tra Musk e Trump è ormai appassito. Anzi, è proprio terminato. Il presidente USA e l'imprenditore sudafricano, nelle scorse ore, si sono sfidati in quello che è stato definito «un duello social». A colpi di post, chi su X e chi su Truth. Anche se tutto è cominciato da una frase pronunciata da Trump di fronte ai giornalisti, mentre si trovava nello Studio Ovale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. «Mi è sempre piaciuto Elon, avevamo un grande rapporto, ma non so se lo avremo ancora. Sono molto deluso da lui, io l'ho aiutato molto». Affermazioni, queste, che hanno scatenato il putiferio.

In men che non si dica sono volati gli stracci. «Senza di me Trump avrebbe perso le elezioni», ha prontamente risposto il patron di Tesla su X. «I democratici controllerebbero la Camera e i repubblicani sarebbero 51-49 al Senato», ha aggiunto, dando dell'«ingrato» al suo ormai ex alleato. Ma quello era solo l'inizio. 

Le tensioni, di certo, sono iniziate già negli scorsi giorni, dopo che i due hanno negato, a più riprese, i dissidi dietro all'addio di Musk nell'amministrazione Trump. Dopo giorni di indiscrezioni e speculazioni, il tycoon ha però vuotato il sacco, svelando di averlo cacciato. Ovviamente scatenando l'ira del capo del Doge. Su Truth, Trump ha confessato di aver licenziato Musk dal suo ruolo di consigliere speciale perché «si stava esaurendo» alla Casa Bianca. Una dichiarazione a cui il 53.enne, sul suo social, ha prontamente definito «una bugia evidente, così triste». 

La «strana coppia», insomma, è scoppiata. E secondo i media sarebbe stato il «One Big Beautiful Bill», la legge di spesa del partito repubblicano in discussione a Capitol Hill, a far precipitare i rapporti. «Elon ne conosceva tutti i meccanismi dall'interno», ha dichiarato Trump sulla questione. Un'affermazione a cui Musk ha prontamente risposto, etichettandolo come «bugiardo». «È falso, non ne sapevo nulla», ha replicato, sottolineando che la legge è stata approvata nel cuore della notte, «così velocemente che quasi nessuno l'aveva letta». 

Per Trump, però, il vero motivo del malumore di Musk non sarebbe legato ai conti pubblici. «Elon è arrabbiato perché abbiamo eliminato il mandato che tutelava la vendita di veicoli elettrici. Elon lo sapeva dall'inizio, le cose erano così fin dall'inizio e non è cambiato niente. So che gli ha dato fastidio», ha il scritto il presidente americano su X. «Gli ho chiesto di andarsene, gli ho tolto il suo mandato sui veicoli elettrici che obbligava tutti ad acquistare auto elettriche che nessuno voleva (sapeva da mesi che lo avrei fatto!), e lui è semplicemente impazzito». 

Ma la vera «bomba» – come Musk stesso l'ha definita – è però stata sganciata più tardi. Ossia, quando l'imprenditore ha dichiarato che il motivo per cui l'amministrazione Trump non ha rilasciato i file su Epstein è dovuto al coinvolgimento di Trump nella faccenda. Una confessione shock, a cui sono seguiti altri post in cui il patron di Tesla chiedeva la rimozione di Trump, sottolineando come i suoi dazi avrebbero causato una recessione. «È ora di sganciare la bomba: Donald Trump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici. Buona giornata, DJT!», ha scritto Musk, in risposta alle minacce di Trump di tagliare i sussidi alle aziende del 53.enne, così da risparmiare «miliardi». 

E parlando delle aziende di Musk, nel bel mezzo di questo «bizarre drama» (dramma bizzarro, come lo hanno descritto alcuni media), le azioni di Tesla sono, effettivamente, scese quasi del 15%. 

Ma non è finita qui. Musk, nel corso della faida, ha anche ripostato su X il commento di un utente che nello scontro tra lui e Trump scommetteva sull'imprenditore, sottolineando come «Trump dovrebbe essere sottoposto a impeachment e sostituito da JD Vance». Un'affermazione su cui il patron di Tesla si è trovato d'accordo, tanto da averla condivisa scrivendo «Yes». Non solo. Musk ha anche lanciato un sondaggio su X in cui proponeva di «creare un nuovo partito politico in America che rappresenti davvero l'80% che sta al centro». Una domanda che ha raccolto oltre l'80% dell'approvazione dei suoi followers. 

Quanto alla vera «bomba» sganciata nella faida, ossia quella che vede Trump coinvolto nel caso Epstein, il presidente in un primo momento non si è espresso sulla questione e ha evitato le domande dei reporter sull'accusa di Musk. Solo più tardi, la Casa Bianca ha preso posizione definendo quanto accaduto «un episodio sfortunato». La portavoce Karoline Leavitt, a tal proposito, ha dichiarato alla CNN che si è trattato di «episodio spiacevole per Elo, che non è soddisfatto del One Big Beautiful Bill perché non include le politiche che voleva». Ma Trump, a detta della portavoce, sarebbe già oltre. «È concentrato sull'approvazione di questa legge storica e sul rendere il nostro Paese di nuovo grande». Anche senza Elon Musk accanto, insomma. 

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