Internet inaccessibile in Iran: «Non so nulla della mia famiglia»

«È da cinque giorni che non so nulla della mia famiglia». A parlare è Meysam, iraniano che vive in Ticino. In Iran la rete internet è stata «quasi completamente» bloccata, ha annunciato mercoledì NetBlocks, l'organismo di controllo di Internet con sede a Londra. «I dati in tempo reale della rete mostrano che l'Iran è ora nel mezzo di un blackout nazionale quasi totale», ha riferito l'organizzazione su X, aggiungendo che il Paese aveva già subito «una serie di interruzioni parziali» della sua rete negli ultimi giorni.
«Il blocco di Internet rende impossibile la ricezione degli avvisi sugli attacchi in arrivo da Israele e i contatti con i propri cari in caso di emergenza». Le mappe di Google non funzionano, complicando notevolmente gli spostamenti di quanti stanno cercando di mettersi al riparo o di lasciare il Paese. I genitori di Meysam sono a Teheran, così come la sorellina di 14 anni e quella maggiore, di 30 anni, che ha due bimbi di 6 e 4 anni. «L'ultima volta che li ho sentiti mi hanno detto che volevano spostarsi nell'Azerbaigian iraniano. Per seguire "l'invito di Netanyahu a uscire" (durante gli attacchi da parte di Israele, ndr.) e perché temono che a breve diventi difficile anche reperire del cibo. Ma negli ultimi giorni è stato impossibile avere aggiornamenti, quindi non so più nulla e sono molto preoccupato».
Fatemeh Mohajerani, portavoce dell'Iran, ha affermato che il Governo è stato costretto a ridurre la velocità di Internet nel Paese per mantenere la stabilità della rete «a causa degli attacchi informatici del nemico». Ma per la popolazione le cose non stanno così. «Il regime islamico controlla, censura e blocca l'accesso a Internet perché teme la rivoluzione», commenta Meysam. «Nel 2022 le connessioni a WhatsApp e Instagram erano state interrotte in seguito alle proteste per la morte della 22.enne Mahsa Amini». Internet è il canale che ha permesso una diffusione ampia e rapida del movimento Donna, Vita, Libertà in tutto il Paese. «Il regime ha ucciso più di mille manifestanti, tra cui molti minorenni. E ne ha pure giustiziate altre in relazione alle proteste».
Da una parte l'agenzia di stampa iraniana Khabar parla di accesso al web «temporaneamente limitato per prevenire gli abusi». Dall'altra NetBlocks di «un blackout quasi totale». Mahsa Alimardani, analista iraniana che si occupa di diritti digitali, denuncia la «censura estesa e l'interruzione di Internet, che servono principalmente al regime per mantenere il controllo, soprattutto sulle informazioni. Stanno mettendo a rischio la sicurezza delle persone». In molti casi anche le VPN, che possono essere utilizzate per evitare la censura, hanno smesso di funzionare. «In un clima di paura, in cui le persone cercano semplicemente di rimanere in contatto con i propri cari, molti si rivolgono alle piattaforme non sicure (app locali, ndr.) per disperazione», ha scritto su X Amir Rashidi, direttore dei diritti digitali e della sicurezza in Miaan group, organizzazione per i diritti umani.
Meysam, che ha lasciato l'Iran sei anni fa e che vive a Lugano, aggiunge un'ultima riflessione: «Israele e l’Iran un tempo erano Paesi amici. Ora Israele sta eliminando i funzionari del Governo, gli stessi che reprimono il dissenso e che hanno ucciso molti ragazzi e ragazze. E potrebbe essere un’occasione per buttare giù il regime degli Ayatollah. Molti iraniani, ora, si aspettano che Israele elimini Khamenei. Altri manifestano contro gli attacchi di Israele – migliaia di cittadini hanno partecipato ieri a manifestazioni contro Israele organizzate dallo Stato in diverse città del Paese dopo la preghiera del venerdì, ndr. –. Io spero che sia il popolo a scendere per strada e a fare la rivoluzione».