Nord Stream

Ipotesi attentato nel Baltico: e il prezzo del gas torna a salire

Nella notte tra domenica e lunedì almeno due esplosioni sono state rilevate dai sismografi danesi a Nord-Est dell'isola di Bornholm — Una gigantesca quantità di metano è emersa in superficie — Scambio di accuse tra Russia e i Paesi occidentali sulle possibile cause
Dario Campione
27.09.2022 21:17

Incidente, sabotaggio, forse attentato. Sottomarini alla ricerca di prove, sismologi che spergiurano di aver rilevato esplosioni con gli strumenti disseminati sulle terre emerse del Mar Baltico. E Governi pronti a rinfacciarsi ogni genere di accuse. È una vera e propria spy story, quella iniziata due giorni fa al largo delle coste dell’isola danese di Bornholm. Una vicenda oscura, come i fondali della grande distesa d’acqua che unisce l’Europa a un lembo di Russia. Tutto comincia nella notte tra domenica e lunedì e, quando il centro di ricerca geologico tedesco GFZ osserva su un sismografo di Bornholm picchi improvvisi, legati - sostengono gli esperti - a possibili esplosioni. Sono trascorsi tre minuti dalla mezzanotte. L’evento è inspiegato. Ma si ripete. Diciassette ore dopo. Gli interrogativi si accavallano, le spiegazioni tardano ad arrivare. Fino a quando, trascorse alcune ore, un portavoce dell’Amministrazione Marittima Svedese (SMA) lancia l’allarme: dal gasdotto Nord Stream 1 sono fuoriuscite ingenti quantità di metano. Una nella zona economica svedese, l’altra nella zona danese, in un’area a Nord-Est dell’isola danese di Bornholm. «Stiamo monitorando la situazione per assicurarci che nessuna nave si avvicini troppo al sito - afferma un secondo portavoce della SMA - Le navi potrebbero perdere la galleggiabilità se entrano nell’area». A sua volta, l’agenzia per l’energia danese sottolinea «il rischio che il gas fuoriuscito si incendi nell’acqua e nell’aria».

Le prime congetture

Gli analisti, e non soltanto i dietrologi, cominciano a fare qualche ipotesi. E a mettere, una in fila all’altra, alcune strane coincidenze. Le perdite sono avvenute poco prima del cerimoniale di lancio, avvenuto oggi, del tubo baltico che trasporta gas dalla Norvegia alla Polonia, uno dei punti fermi degli sforzi di Varsavia per diversificare le forniture e sganciarsi dalla dipendenza russa. Poche ore prima, l’Autorità norvegese per la Sicurezza Petrolifera (PSA) aveva esortato le compagnie petrolifere a vigilare sui droni non identificati visti volare vicino alle piattaforme per l’estrazione del greggio e del gas offshore, avvertendo sul pericolo di possibili attacchi. Alle prime luci dell’alba, si muovono le unità navali di mezza Europa. Passano poche ore e il comando della Difesa danese rilancia le immagini di una massa vorticosa di metano che gorgoglia sulla superficie del Mar Baltico, proprio sopra il Nord Stream 1. Si spalancano i battenti di un nuovo inferno mediatico. Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, accusa la Russia di aver causato la fuga di gas e parla di un nuovo tentativo di destabilizzare ulteriormente la sicurezza energetica dell’Europa. «Non conosciamo ancora i dettagli di ciò che è accaduto, ma possiamo vedere chiaramente che si tratta di un atto di sabotaggio - dice Morawiecki - Un atto che, probabilmente, segna la fase successiva nell’escalation della guerra in Ucraina». Il primo ministro danese, Mette Frederiksen, è un po’ più cauto, ma non esclude l’ipotesi del sabotaggio. «È ancora troppo presto per trarre conclusioni, siamo di fronte sicuramente a una situazione straordinaria. Si parla di almeno tre fuoriuscite di gas, è difficile immaginare che possano essere del tutto accidentali». Da Kiev, intanto, Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parla su Twitter di «un attacco terroristico pianificato dalla Russia» e di «un atto di aggressione nei confronti dell’Unione Europea». La replica di Mosca arriva a stretto giro di posta. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, non può negare l’evidenza delle perdite di gas né l’ipotesi di sabotaggio, ma subito accusa per questo Stati Uniti e Ucraina. Poco dopo, l’agenzia di stampa statale Novosti ricorda come Washington sia «un attivo oppositore delle forniture di gas russo all’Europa» e che l’Ucraina si è opposta al Nord Stream 2 perché «temeva di perdere entrate dal mancato transito del gas russo sul suo territorio».

Forniture interrotte

Il mistero non si chiarisce. Anzi, se possibile diventa ancora più fitto. Molti fanno notare come Gazprom abbia interrotto i flussi di fornitura su Nord Stream 1 ormai da quasi un mese, e come il Nord Stream 2 non sia mai stato messo in funzione dopo che la Germania ha annullato l’accordo con la Russia proprio a causa dell’invasione dell’Ucraina. In sostanza, nessuno dei due gasdotti stava pompando gas nel momento in cui sono avvenute le perdite. Gli incidenti, però, chiudono le porte a qualsiasi aspettativa residua che l’Europa possa ricevere gas attraverso Nord Stream 1 prima dell’inverno. La distruzione, avvenuta lo stesso giorno e contemporaneamente su tre stringhe dei gasdotti offshore del sistema Nord Stream, non ha precedenti. «Alcune indicazioni fanno supporre che si tratti di un danno deliberato - dice sempre alla Reuters una fonte della sicurezza europea, aggiungendo che - è ancora troppo presto per trarre conclusioni. Bisogna tuttavia chiedersi: chi ci guadagnerebbe?». Una seconda fonte europea, alla domanda su informazioni specifiche che indichino un sabotaggio, spiega: «Non è ancora chiarissimo, ma sembra che questo cedimento di pressione possa verificarsi soltanto quando un tubo è completamente tagliato. Il che, praticamente, dice tutto». Intanto, sul mercato olandese, il prezzo del metano torna a crescere: +7% in poche ore.

«Evento inspiegabile»

«Quanto accaduto è incomprensibile - dice al CdT Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - e faccio fatica a pensare che Gazprom abbia sabotato i propri impianti. Certo, con una guerra in corso, non è possibile escludere alcuna ipotesi. I russi, che non stanno rispettando i contratti di fornitura, potrebbero aver tentato l’ultima carta utile per non essere costretti a un arbitraggio internazionale». Il punto essenziale, per Tabarelli, è però un altro: i gasdotti Nord Stream sono chiusi, «il secondo non è mai stato nemmeno attivato. Se non succede qualcosa, non avremo questo inverno il gas russo e saremo costretti quindi a razionare o a tagliare i consumi». 

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