Il punto

Iran contro Israele: ma come sarebbe una «guerra aperta»?

Dal lancio massiccio di missili all'attacco con droni, passando per Hezbollah e altre milizie, la «vendetta» di Teheran aprirebbe a uno scenario evitato per decenni: il conflitto diretto fra i due Paesi
©AP
Marcello Pelizzari
13.04.2024 10:30

Sono ore di massima allerta e tensione, le ultime. Gli Stati Uniti, in particolare, temono che l'attacco dello scorso 1. aprile in Siria attribuito a Israele, durante il quale persero la vita diversi ufficiali iraniani, possa spingere Teheran e lo Stato Ebraico verso la guerra aperta. Uno scenario evitato per anni, anzi decenni. Ma che, ora, appare quantomeno possibile. Il timore, manco a dirlo, è che l'eventuale rappresaglia dell'Iran conduca a un'escalation e, soprattutto, a un conflitto regionale.

Come attaccherebbe l'Iran?

Secondo le intelligence occidentali, i possibili scenari sono due: un lancio, massiccio, di missili in territorio israeliano direttamente dall'Iran e tramite i partner dell'Iran in Libano, Hezbollah, o uno sciame di droni. Difficile, scrive al riguardo Bloomberg, che l'Iran «diriga» militanti sul terreno tramite la Siria o il citato Libano. L'unico precedente di un attacco, diretto, iraniano risale al 2018, quando Teheran ha sparato razzi verso le Alture del Golan dalla Siria.

Alcuni giorni fa, l'Agenzia di intelligence della Difesa statunitense ha suggerito che qualsiasi, eventuale attacco iraniano verso Israele combinerebbe missili e UAV, droni appunto. La stessa Agenzia ha aggiunto che Teheran vanta un inventario «sostanziale» di missili balistici e missili da crociera, capaci di colpire obiettivi a 2 mila chilometri di distanza. Tradotto: Israele può essere colpito.

Fra le possibilità c'è anche la cosiddetta guerra informatica. Una decina e oltre di anni fa, un malware denominato Stuxnet compromise le operazioni di un impianto di arricchimento nucleare iraniano. Il sospetto è che dietro a quella mossa ci fossero Israele e Stati Uniti. Anche l'Iran, tuttavia, in passato ha dimostrato di poter hackerare i computer israeliani, in particolare cercando di paralizzare il flusso idrico di due distretti.

Il dato da tenere presente, in ogni caso, è uno: gli Stati Uniti hanno registrato un aumento dei movimenti militari all’interno dell’Iran.

Chi è più attrezzato a una guerra?

Altro capitolo, altra domanda: qual è l'esercito più forte? Da un punto di vista tecnologico non ci sono dubbi: Israele non ha rivali. L'Iran, per contro, ha un vastissimo arsenale di armi economiche ma tremendamente efficaci. 

Per dire: sull'arco di due anni, circa, ovvero dall'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia, Teheran ha sostenuto lo sforzo bellico di Mosca inviando oltre 1.000 fra UAV Shahed-136, UAV Shahed-131 e Mohajer-6. I famigerati droni kamikaze iraniani, già. Non solo, l'Iran avrebbe pure iniziato ad assistere la Russia nella creazione di un impianto di produzione di UAV Shahed-136 direttamente nel territorio della Federazione. È quindi lecito supporre che l'Iran – scrive ancora Bloomberg – abbia nel suo inventario centinaia, se non addirittura migliaia di droni unidirezionali per attaccare Israele.

Chi sta con chi?

L'Iran, nella regione, ha diverse milizie al suo servizio sparse fra Libano, Iraq, Siria e Yemen. La più nota è Hezbollah, che nell'ottica di un attacco potrebbe svolgere un ruolo chiave. Di più, vanta una lunga esperienza nella lotta a Israele. Dallo scorso ottobre, in seguito alla risposta dello Stato Ebraico ai massacri di Hamas, Hezbollah ha continuamente e regolarmente lanciato missili, colpi di mortaio e razzi verso il nord di Israele. Secondo l'intelligence israeliana, l'arsenale di Hezbollah comprende oltre 70 mila fra razzi e missili, compresi alcuni esemplari a lungo raggio e a guida di precisione. Un'escalation dei suoi attacchi contro Israele potrebbe mettere alla prova le difese del Paese, già impegnate a combattere Hamas.

L'unico alleato statale dell'Iran in Medio Oriente, per contro, è la Siria. È improbabile, sottolinea Bloomberg, che il governo del presidente Bashar al-Assad possa essere in un qualche modo d'aiuto: il governo siriano, infatti, sta ancora combattendo per ottenere il controllo dell'intero Paese dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011.

L'Iran, uscendo dalla regione, ha buone, anzi buonissime relazioni con la Russia. Lo sforzo che Mosca sta sostenendo in Ucraina, tuttavia, verosimilmente limiterebbe le capacità russe di aiutare. Anche la Cina, che ha acquistato petrolio iraniano nonostante le sanzioni degli Stati Uniti e degli alleati, è in buoni rapporti con Teheran.

Israele, invece, gode della protezione degli Stati Uniti, alleato storico e potente. Gli americani hanno già spedito munizioni a Israele per aiutare lo Stato Ebraico a combattere Hamas e non esiterebbero a rispondere in caso di attacco iraniano. Tra le forze statunitensi nella regione mediorientale ci sono due cacciatorpediniere della Marina trasferitesi nel Mediterraneo orientale all'inizio di aprile, secondo un funzionario della Marina: la USS Carney e la USS Arleigh Burke, entrambe capaci di difesa aerea. 

All'inizio della guerra tra Israele e Hamas, il Pentagono aveva spostato la sua nuova portaerei, la Gerald R. Ford, e il suo gruppo da battaglia nel Mediterraneo orientale. Da allora, però, la grossa nave è tornata a casa. Il gruppo d'assalto della portaerei Dwight D. Eisenhower è invece in arrivo dalle operazioni contro gli Houthi. Ognuna di queste portaerei è dotata di caccia F/A-18E/F Super Hornet e di altri aerei avanzati. E ancora: circa 2 mila Marines sono stati messi in stato di massima allerta per una potenziale mobilitazione.

Quali reazioni?

Una guerra aperta fra Israele e Iran, conclude Bloomberg, metterebbe in difficoltà molti Paesi della regione. Quattro Stati arabi avevano stretto i cosiddetti Accordi di Abramo con Israele nel 2020, anche (se non soprattutto) in ottica anti-Iran. Difficile, però, che in caso di guerra un Paese arabo si schieri con Israele in un confronto contro un altro Paese musulmano, peraltro considerato potente. 

L'anno scorso, per dire, Iran e Arabia Saudita avevano scongelato e ripristinato le loro relazioni diplomatiche dopo uno stop durato sette anni. La stessa Arabia sta esplorando la possibilità di normalizzare i suoi legami con Israele, nella speranza di ottenere ampie garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti. Date simili premesse, Riad in caso di attacco farebbe di tutto per non rimanere invischiata nel conflitto.