Islanda, banche di nuovo a rischio

REYKJAVIK - Le banche dell'Islanda rischiano di nuovo la bancarotta. Dopo il tracollo del sistema finanziario che due anni fa ha spinto al collasso le maggiori banche del Paese Artico, Kaupthing Bank, Glitnir Bank e Landsbanki, ora potrebbero arrivare nuovi guai.
La Corte Suprema islandese ha infatti cancellato la validità dei prestiti indicizzati a valute straniere, mentre i fondi governativi e pensionistici ostacolano l'accesso a nuovi finanziamenti. Gli istituti islandesi contano prestiti in valuta estera fino a 900 miliardi di corone e potrebbero subire svalutazioni tra il 40% e il 60%. Così, ha detto il responsabile dell'Authority finanziaria FSA, Gunnar Andersen, il capitale di alcune banche potrebbe scendere sotto il livello minimo consentito.
Il governo di Reykjavik, che a suo tempo ha dovuto fare affidamento su un prestito del Fondo Monetario Internazionale da 4,6 miliardi di dollari, ha ammesso che una seconda bancarotta sarebbe «un duro colpo» per il sistema del Paese. Anche perché un nuovo collasso cancellerebbe tutti gli sforzi fatti finora per ripristinare le relazioni con gli investitori internazionali tenuto conto che, quando nel 2008 le banche fallite furono nazionalizzate, creditori come Royal Bank of Scotland e Credit Agricole Vita ne sono diventati azionisti.
