Il caso

Israele a Putin: «Grave chiudere l'Agenzia ebraica»

Al termine di una consultazione di emergenza tenuta oggi a Gerusalemme, il premier Yair Lapid ha avvertito che la vicenda potrebbe avere «ripercussioni sui rapporti bilaterali»
© EPA/Ronen Zvulun
Ats
24.07.2022 19:47

Israele considera «grave» la possibile chiusura degli uffici dell'Agenzia ebraica a Mosca, anticipata la settimana scorsa dal ministero della Giustizia russo, che sarà discussa a fine mese in una Corte distrettuale locale. Al termine di una consultazione di emergenza tenuta oggi a Gerusalemme, il premier Yair Lapid ha avvertito che la vicenda potrebbe avere «ripercussioni sui rapporti bilaterali».

«Le relazioni con la Russia sono importanti per Israele - ha affermato Lapid - ma la comunità ebraica in Russia è grande, ed è importante per noi». L'Agenzia ebraica, un'emanazione del Movimento sionista con sede a Gerusalemme, è preposta all'organizzazione dell'immigrazione in Israele degli ebrei sparsi nel mondo. In Russia, secondo la ministra per l'Immigrazione Pnina Tamano Shata, ci sono 600mila ebrei che avrebbero il diritto di trasferirsi in Israele. Per il momento Israele sta cercando di circoscrivere la vicenda. Lapid ha chiesto ad una delegazione di esperti di questioni legali di tenersi pronta a partire in ogni momento per Mosca. «Cerchiamo ancora - ha detto Tamano Shata - di trovare un'intesa con le autorità locali».

Mosca accusa l'Agenzia di aver raccolto illegalmente informazioni su cittadini russi. Il Jerusalem Post ha riferito oggi che - temendo che una decisione sia stata già presa - l'Agenzia ebraica sta preparando piani di emergenza per consentire egualmente la prosecuzione dell'immigrazione degli ebrei russi. Rinunciando per necessità ai contatti umani diretti, le pratiche sarebbero trasferite su internet.

Al di là degli aspetti legali comunque, fra i dirigenti israeliani si è fatta strada la sensazione che la questione sia da interpretare come un segnale di insoddisfazione della Russia verso la politica di Israele in Ucraina, in particolare per le denunce dell'intervento russo espresse da Lapid nel suo precedente incarico di ministro degli Esteri del governo guidato da Naftali Bennett. A complicare la situazione è giunta la visita di Vladimir Putin a Teheran, dedicata alla situazione in Siria. Israele teme che ne possano risentire le operazioni condotte per impedire il rafforzamento militare in Siria delle forze iraniane e degli Hezbollah.

Nel mondo politico israeliano la vicenda dell'Agenzia ebraica ha intanto fornito l'occasione al Likud - a tre mesi dalle elezioni - per sferrare un ulteriore attacco a Lapid, accusandolo di insipienza di fronte alla Russia. «A causa sua rischiamo di tornare ai tempi della Guerra fredda», ha esclamato Dany Danon, ex ambasciatore all'Onu. Riferendosi ai buoni rapporti personali fra Benyamin Netanyahu e Putin, Danon ha subito aggiunto: «Fortuna che a novembre lo rimpiazzeremo». Gli analisti locali non escludono in effetti che Mosca vedrebbe di buon occhio un ritorno al potere di Netanyahu.

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