Israele arma i civili per difendere le città

La polizia israeliana ha annunciato che inizierà ad armare i civili per accelerare la risposta in caso di attacco o situazione di crisi nelle città del Paese.
Il capo della polizia Kobi Shabtai e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir «hanno deciso di espandere le unità di pronto intervento che operano sotto gli auspici della polizia in tutte le città», si legge in un comunicato stampa congiunto.
Le «347 nuove unità» saranno composte da «13.200 civili volontari nelle file della polizia, che saranno arruolati e riceveranno un fucile e dispositivi di protezione». Le località ai confini di Israele dispongono da anni di tali unità, composte da veterani dell'esercito che ricevono armi e addestramento e agiscono in caso di attacchi o emergenze in coordinamento con l'esercito o la polizia.
Nei giorni successivi all'attacco lanciato da Hamas contro Israele, la polizia dello Stato ebraico ha acquistato più di 6.000 fucili per 566 nuove unità di risposta civile, si legge nella dichiarazione, con priorità alle «città di confine, le grandi città e le città miste (arabe ed ebree)».
Oltre alle nuove unità, l'ufficio di Ben Gvir sta lavorando per allentare i criteri per ottenere i permessi di porto d'armi in modo che le persone con addestramento militare di base, che vivono o lavorano in zone di conflitto, possano portare con sé un'arma.