Medio Oriente

«Israele impedisce alle ONG di distribuire cibo: usa la fame come arma»

Oltre 100 organizzazioni umanitarie, tra cui diverse svizzere, chiedono a Israele di fermare la «militarizzazione degli aiuti» a Gaza: «La situazione umanitaria è appesa a un filo»
©Abdel Kareem Hana
Red. Online
14.08.2025 14:15

Oltre 100 organizzazioni umanitarie hanno firmato una lettera congiunta in cui chiedono a Israele di fermare la «militarizzazione degli aiuti» a Gaza, di fronte al problema della malnutrizione, che si starebbe aggravando sempre di più. Nella missiva, viene criticato in particolare il Governo israeliano, accusato di aver intralciato la distribuzione degli aiuti con ostacoli burocratici e per aver usato la fame come arma. Milioni di dollari di cibo, acqua, medicine e tende, si legge, sono bloccati nei magazzini in Egitto e Giordania.

La dichiarazione è stata pubblicata ieri sera ed è stata sottoscritta pure da associazioni svizzere, tra cui Alliance Sud, Caritas Svizzera, Aiuto delle Chiese evangeliche svizzere (ACES), Medico International Svizzera, Solidar Suisse, Swissaid e Terre des Hommes.

Tra i gruppi umanitari sono presenti anche Oxfam e Medici Senza Frontiere (MSF), i quali affermano di sentirsi dire sempre più spesso che «non sono autorizzati» a fornire aiuti, a meno che non rispettino le più severe normative israeliane.

I gruppi denunciano inoltre il rischio di venire banditi se «delegittimano» Israele o non forniscono informazioni dettagliate sul personale palestinese. Lo Stato ebraico, dal canto suo, nega che vi siano restrizioni agli aiuti e afferma che le norme, introdotte a marzo, garantiscono che gli aiuti «raggiungano direttamente la popolazione e non Hamas».

Stando alla lettera congiunta, la maggior parte delle principali organizzazioni non governative (ONG) internazionali non è stata in grado di consegnare un solo camion di aiuti salvavita dal 2 marzo. Secondo le associazioni, la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza sta soffrendo la fame e gli ospedali sono gravemente sotto equipaggiati. Bambini, anziani e disabili muoiono per la mancanza di cibo e per malattie che potrebbero essere curate, denunciano le organizzazioni.

I gruppi umanitari criticano le autorità israeliane per aver «respinto le richieste di decine di ONG di portare beni salvavita», citando le nuove regole. Solo a luglio, più di 60 richieste sarebbero state respinte.

Sean Carroll, CEO di American Near East Refugee Aid (ANERA), ha dichiarato alla BBC che il suo gruppo «ha oltre 7 milioni di dollari di aiuti salvavita pronti per entrare a Gaza, tra cui 744 tonnellate di riso, sufficienti per sei milioni di pasti, bloccate ad Ashdod a pochi chilometri di distanza». Israele però sostiene che eventuali ritardi nella consegna degli aiuti si verificano «solo quando le organizzazioni scelgono di non soddisfare i requisiti di sicurezza di base volti a impedire il coinvolgimento di Hamas».

Stando a Cogat, l'organismo militare israeliano responsabile degli aiuti, solo una ventina di ONG ha completato il processo di registrazione per portare aiuti a Gaza, con circa 300 camion che entrano ogni giorno.

Le Nazioni Unite, però, ritengono il flusso di aiuti umanitari insufficiente: secondo l'ONU, a Gaza sarebbero necessari almeno 600 camion di rifornimenti al giorno.

Lo Stato ebraico afferma invece che molte organizzazioni umanitarie servano in realtà da «copertura per attività ostili e talvolta violente». E non solo, Hamas, secondo le autorità israeliane, ruberebbe gli aiuti umanitari prima che questi possano arrivare alla popolazione in difficoltà. Il movimento islamista ha sempre negato questa accusa.

Questo mese l'ONU ha fatto sapere che dallo scorso maggio sono stati uccisi 859 palestinesi nei pressi dei siti della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), con numerosi attacchi sui civili che cercavano disperatamente acqua e cibo.

Secondo Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore delle emergenze di MSF a Gaza, «il programma militarizzato di distribuzione alimentare (GHF) ha trasformato la fame in un'arma».

Il segretario generale di MSF, Chris Lockyear, ha dichiarato alla BBC che il GHF è una «trappola mortale» e che la situazione umanitaria a Gaza è «appesa a un filo».

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