Il punto

Israele, si accendono le proteste lanciate dai famigliari degli ostaggi: «È solo l'inizio»

Decine di migliaia di persone sono scese in strada a Tel Aviv, questa mattina, per lo sciopero generale nazionale proclamato dal Forum delle famiglie degli ostaggi per sollecitare la fine della guerra a Gaza e un accordo per il ritorno dei rapiti
©Maya Levin
Red. Online
17.08.2025 10:58

Decine di migliaia di persone sono scese in strada a Tel Aviv, questa mattina, per lo sciopero generale nazionale proclamato dal Forum delle famiglie degli ostaggi per sollecitare la fine della guerra a Gaza e un accordo per il ritorno degli ostaggi - 50, 20 dei quali ritenuti ancora vivi - nella mani di Hamas dopo quasi due anni di guerra. Ne danno notizia i media israeliani mostrando immagini di blocchi stradali sulle autostrade e sulle vie principali di accesso. Il Forum si attende la presenza di un milione di persone sulla Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv per tutta la giornata e centinaia di iniziative in tutto Israele - 400 località interessate - con decine di migliaia di persone.

«È solo l'inizio»

Con l'inizio dello sciopero popolare, parlando di fronte ai media israeliani, le famiglie degli ostaggi hanno chiesto «una commissione d'inchiesta statale sul fallimento del 7 ottobre», riporta il quotidiano israeliano Haaretz. Lishay Miran-Lavy, il cui marito, Omri Miran, è ancora tenuto in ostaggio a Gaza, ha dichiarato che gli scioperi e le proteste di oggi «sono solo l'inizio»: «Siamo forti del sostegno del pubblico e abbiamo intenzione di intensificare la lotta fino a quando tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa. Non abbiamo altra scelta».

Con le principali arterie di Tel Aviv bloccate dalle manifestazioni, decine di israeliani hanno protestato davanti alle case di diversi ministri. Vicky Cohen, madre del soldato dell'IDF e ostaggio Nimrod Cohen, ha dichiarato al giornale israeliano che è essenziale che gli israeliani scendano in piazza ora per chiedere un cessate il fuoco immediato e un accordo per il rilascio degli ostaggi. «Le proteste e gli eventi in piazza degli ostaggi ogni sabato sera non sono sufficienti. Dopo 22 mesi in cui i nostri cari sono ancora in cattività, dobbiamo intensificare l'azione, dobbiamo fare qualcosa di diverso che non abbiamo fatto prima». Chi dice di essere al fianco degli ostaggi, ha spiegato Cohen al giornale, «deve dimostrarlo ora. Dimostrare al governo che cosa vuole la gente. Vogliamo che la guerra finisca e che tutti gli ostaggi tornino a casa insieme. Vogliamo, come società, cercare di ricostruire di nuovo e ricominciare la nostra vita, ma non possiamo respirare e non possiamo farlo finché non tornano. La speranza tornerà quando gli ultimi ostaggi torneranno in salvo».

Lanciando un appello alla comunità internazionale, Cohen ha sottolineato: «Una soluzione consiste nel raggiungere un accordo, ma se la guerra continua, causerà ulteriori sofferenze agli ostaggi, alla popolazione israeliana e a quella di Gaza. La cosa giusta da fare, il prima possibile, è fermare la guerra, firmare un accordo e rilasciare tutti i nostri cari, e le persone in tutto il mondo devono fare tutto il possibile per fare pressione su entrambe le parti - Hamas e il nostro governo - per arrivare a questo tipo di accordo».

Accordi negati

Nell'ultimo anno e mezzo, Hamas ha più volte accettato, in fase negoziale, l'ipotesi di un completo rilascio degli ostaggi israeliani e, anche, la consegna del potere sulla Striscia di Gaza all'Autorità nazionale palestinese (ANP) in cambio della fine della guerra, del ritiro israeliano e del rilascio delle migliaia di prigionieri palestinesi che si trovano nelle carceri di Tel Aviv. Condizioni, queste, rifiutate dal governo Netanyahu, il quale ha più volte reiterato l'intenzione di voler portare a termine il piano che - oltre all'annientamento di Hamas - prevede, apertamente, anche un progetto volto a favorire l'emigrazione «volontaria» dei 2 milioni di palestinesi che abitano la Striscia.

Oggi, il presidente israeliano Isaac Herzog ha risposto alle manifestazioni recandosi in Piazza degli ostaggi a Tel Aviv. Un'occasione che il presidente ha utilizzato per attaccare i leader e i media internazionali: «Smettetela di essere ipocriti. Fate pressione - perché quando volete fare pressione, sapete farla - fate pressione e dite ad Hamas: "Niente accordo, niente di niente, finché non li rilasciate"».

Dissidi

Qualcuno si è spinto oltre, attaccando i manifestanti. Membro del partito di estrema destra di Itamar Ben Gvir, il ministro del Patrimonio Amichay Elitayahu - che a novembre 2023 si era spinto a sostenere la possibilità di sganciare una bomba atomica su Gaza - ha dichiarato oggi, in risposta alle proteste nazionali che chiedono il rilascio degli ostaggi, che i manifestanti sono "degenerati" i cui atti sono come una "dose di ossigeno per Hamas". "Invece di una leadership responsabile, la sinistra ha questi degenerati che chiedono di chiudere il Paese in tempo di guerra, approfittando di un grande dolore personale. Tutte le famiglie [degli ostaggi] sono degne della nostra compassione e i cinici che si approfittano di loro sono degni del nostro disprezzo". 

Una posizione, questa, duramente criticata dai membri dell'opposizione alla Knesset israeliana. Su X, il leader dell'opposizione Yair Lapid ha risposto alle dichiarazioni di Eliyahu e altri rappresentanti dell'estrema destra israeliana: «Non avete vergogna? Nessuno ha dato più potere ad Hamas di voi. Avete trasferito milioni di dollari in valigie, avete rafforzato Hamas per anni, gli ostaggi sono stati rapiti da Hamas sotto il vostro controllo. L'unica cosa che indebolirà veramente Hamas è cacciare questo governo malvagio e fallimentare».