Il profilo

Jordan Bardella, il delfino è pronto a governare

Il candidato premier del Rassemblement National alle prossime elezioni ha fatto sapere che è disposto a guidare l’Esecutivo unicamente con una maggioranza assoluta
©Thomas Padilla
Danilo Ceccarelli
20.06.2024 23:00

Quando tre anni fa lo nominò presidente ad interim del Rassemblement National, la sua mentore Marine Le Pen parlò di un «giovane generale di 25 anni che si è guadagnato i galloni sui campi di battaglia elettorali». Oggi Jordan Bardella è ancora in prima linea, sul fronte di una guerra che, in caso di vittoria, potrebbe farlo entrare nella storia come il premier più giovane della Quinta Repubblica francese in occasione delle prossime legislative previste per il 30 giugno e il 7 luglio. La tappa più importante di un’ascesa lampo, che nel giro di pochi anni ha proiettato l’enfant prodige dell’estrema destra d’oltralpe sullo scenario della politica nazionale fino al successo alle ultime elezioni europee, vinte con il 31,37%.

Le case popolari e la scalata

Una cavalcata inarrestabile, con le redini sempre nelle mani di Marine Le Pen, che anni fa ha deciso di puntare sul quel giovane con la faccia da bravo ragazzo e i modi un po’ sfrontati, ma mai sopra le righe. Forse complici anche le origini italiane: piemontesi da parte di mamma Luisa Bertelli-Motta, immigrata in Francia da giovanissima insieme alla famiglia originaria di Nichelino, sobborgo di Torino, mentre il nonno paterno Guerrino Italo Bardella, partito dalla provincia di Frosinone, ha sposato una donna algerina dalla quale ha avuto Olivier, proprietario di una piccola impresa di distributori automatici di bevande. I genitori, sempre rimasti lontani dai riflettori, si sono separati presto. Il piccolo Jordan è cresciuto con la madre, impiegata in una scuola materna, vedendo il padre solamente nei giorni prestabiliti. Del resto, l’astro nascente dell’extreme droite non ha mai nascosto il suo percorso: nato e cresciuto nelle case popolari di Drancy, in quella banlieue a nord di Parigi tanto demonizzata dal suo partito, tra spacciatori, donne velate e ambienti malfamati (mai frequentati). «Ho visto mia madre faticare per arrivare a fine mese», raccontava il braccio destro di Marine Le Pen ai microfoni della trasmissione Envoyé Special. Peccato che Le Monde abbia ridimensionato lo storytelling, descrivendo un quartiere ben collegato alla Ville Lumière, tranquillo rispetto a molte altre zone della periferia, dove Bardella è cresciuto senza troppi problemi, addirittura con un relativo agio grazie soprattutto al papà.

Selfie come una rockstar

Proprio durante la sua adolescenza si avvicina all’allora Front National, al quale aderisce a soli 16 anni. Il primo passo di una scalata lampo, che nel giro di pochi anni lo ha visto diventare segretario dipartimentale, portavoce, capolista alle europee del 2019 e presidente del partito. Intanto, la promessa dell’estrema destra d’oltralpe trova anche il tempo di legarsi a Nolwenn Olivier, nipote di Marine Le Pen, con la quale ha avuto una relazione tra il 2020 e il 2024. All’exploit non è mancato qualche malumore interno tra le fila della vecchia guardia, superato senza particolari incidenti grazie soprattutto a Le Pen, che sta utilizzando l’immagine del suo pupillo nell’ambito di quella operazione di restyling lanciata anni fa. Bardella piace ai giovani, che ad ogni meeting lo prendono d’assalto chiedendogli selfie come fosse una rockstar, si mostra rassicurante con gli anziani e prova a convincere le classi medie. I temi sono quelli cari al Rassemblement National come l’immigrazione o la sicurezza, ripuliti da quella patina estremista accumulatasi dopo anni di lepenismo. Il candidato non esita ad esempio nel prendere le distanze dalle vecchie dichiarazioni antisemite di Jean-Marie, padre di Marine e fondatore del partito, che in passato fu condannato per avere definito le camere a gas naziste un «dettaglio» della storia. Un’altra epoca. Adesso il Rassemblement National si mostra rassicurante e responsabile. Niente più Frexit, nessun progetto di uscita dal comando integrato della Nato e sostegno all’Ucraina (seppur con qualche «linea rossa») nonostante le vecchie simpatie per il Cremlino.

Strategia che paga

Una strategia che sembra pagare, visto che i sondaggi confermano la tendenza delle europee, con i lepenisti in testa tra il 30 e il 33%, seguiti dalla sinistra riunitasi nel Nuovo Fronte popolare, tra il 28 e il 29%, e la maggioranza macronista, dietro tra il 18 e il 19%. Nel caso in cui le stime si dovessero conferma, il presidente Emmanuel Macron potrebbe nominare un nuovo premier proveniente proprio dalle fila del partito avversario, che ha già fatto il nome di Bardella. Ma quest’ultimo è stato chiaro: o maggioranza assoluta o niente. La soglia dei 289 deputati sul totale di 577 è la conditio sine qua non per guidare l’esecutivo e portare a casa risultati concreti. In quest’ottica il Rassemblement National sta lavorando per allargare il più possibile il suo campo con intese che stanno stravolgendo la destra francese. Il presidente dei Repubblicani, Eric Ciotti, ha fatto implodere il suo partito dopo aver espresso la volontà di stringere un’alleanza, con la dirigenza neogollista che ha cercato di espellerlo senza riuscirvi. L’ultraconservatore Eric Zemmour, invece, ha cacciato dal suo Reconquête! Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen tornata all’ovile (senza però rientrare nel partito lasciato nel 2017). Un effetto detonatore, la cui miccia potrebbe essere accesa proprio da Bardella.