Iran

Khamenei: «Vedremo il giorno della fine di Israele»

I funerali del presidente iraniano Ebrahim Raisi sono diventati l'occasione per un nuovo attacco contro lo Stato Ebraico
Ats
22.05.2024 20:27

I funerali del presidente iraniano Ebrahim Raisi sono diventati l'occasione per un nuovo attacco contro Israele, questa volta soltanto verbale, da parte dell'Iran. «La promessa di eliminare Israele sarà mantenuta. Vedremo il giorno in cui la Palestina passerà dal fiume al mare», ha affermato la Guida Suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, incontrando Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas, che si è recato a Teheran per la commemorazione di Raisi e delle altre sette persone, tra cui il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, morte nello schianto dell'elicottero su cui viaggiavano domenica nel nordovest del Paese, vicino al confine con l'Azerbaigian.

«Questa è la vittoria del popolo di Gaza, che ancora è un piccolo gruppo, contro i più grandi e potenti Stati Uniti, la Nato, la Gran Bretagna e alcuni altri Paesi», ha dichiarato Khamenei, dichiarandosi incredulo e piacevolmente stupito delle proteste per la Palestina da parte degli studenti universitari negli Usa e in altri Paesi occidentali. «Siamo sicuri che l'Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese con le sue politiche, le sue strategie e i suoi valori fino a quando la bandiera della vittoria non sarà innalzata sulla moschea di Al-Aqsa», ha detto Haniyeh a Khamenei, assicurando che il presidente ad interim Mohammad Mokhber continuerà le politiche sulla Palestina «con la stessa motivazione e lo stesso spirito» di Raisi. Nell'omaggiare Raisi, Haniyeh ha ricordato come il presidente iraniano avesse «elogiato l'attacco di Hamas del 7 ottobre, definendolo 'una battaglia che ha preso di mira il cuore del regime sionista'».

La commemorazione di Raisi a Teheran, dopo quelle nelle città di Tabriz e Qom, ha visto la partecipazione, secondo i media iraniani, di milioni di persone. Domani il corpo del presidente iraniano sarà portato per la sepoltura a Mashhad, la città dove è nato 63 anni fa. Mentre l'Occidente è stato il grande assente delle commemorazioni, sono dieci i capi di Stato e venti i ministri stranieri che hanno partecipato al funerale, oltre a delegazioni di funzionari di diversi Paesi, tra cui la Turchia, l'Afghanistan dei talebani, la Giordania, la Serbia, il Nicaragua, l'Armenia, l'Arabia Saudita, la Siria, il Libano, lo Yemen, ma anche la Russia, la Bielorussia, Singapore, la Cina, il Giappone.

Nel frattempo, la versione ufficiale secondo cui l'elicottero di Raisi si è schiantato a causa delle cattive condizioni atmosferiche è stata messa in dubbio da alcuni funzionari, cittadini e media iraniani. Il capo dell'ufficio presidenziale, Gholamhossein Esmaili, ha annunciato che è stata aperta un'indagine per determinare se sia stata una possibile causa tecnica a provocare lo schianto. I media si chiedono come fosse possibile che l'elicottero che trasportava il presidente, di tipo Bell 212, sviluppato dagli Stati Uniti negli anni '60, fosse privo di qualsiasi sistema radar, non inviava segnali e il suo sistema di trasmissione di sorveglianza automatica dipendente (ADS- B) fosse spento. L'attivista politico riformista Mehdi Khazali ha invece attribuito l'incidente a un sabotaggio da parte Israele. Tuttavia, i fondamentalisti vicini alle Guardie della Rivoluzione hanno lanciato avvertimenti, sostenendo che sollevare sospetti sulla questione sarebbe parte di un complotto israeliano. Ad alimentare i dubbi, anche la notizia che Behrouz Ghadimi, il tecnico di volo dell'elicottero morto anche lui nello schianto, era cugino di Manouchehr Bakhtiari, un dissidente, incarcerato per aver protestato contro l'uccisione di suo figlio, Pouya, durante manifestazioni anti governative.

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