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«Kiev ha dato risposta al piano di pace USA»

Il portale d'informazione Axios rivela che oggi l'Ucraina ha fornito a Washington la sua risposta all'ultima bozza di accordo - Secondo il Washington Post, il pacchetto negoziale in discussione include una DMZ lungo il fronte - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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«Kiev ha dato risposta al piano di pace USA»
Red. Online
10.12.2025 06:04
21:45
21:45
«Kiev ha dato risposta al piano di pace USA»

Il portale d'informazione Axios rivela che oggi l'Ucraina ha fornito agli USA la sua risposta all'ultima bozza del piano di pace degli Stati Uniti.

Secondo quanto riportato dai funzionari, il consigliere per la sicurezza nazionale e capo negoziatore di Zelensky, Rustem Umerov, ha inviato la risposta ucraina a Jared Kushner, consigliere e genero di Trump.

Un funzionario ucraino - riporta Axios - ha affermato che la risposta include commenti e proposte di modifica «per rendere il tutto fattibile».

Gli ucraini hanno inviato la loro risposta agli Stati Uniti dopo diversi giorni di consultazioni con i loro alleati europei, principalmente con gli E3 (Francia, Germania e Regno Unito).

Il funzionario ucraino ha affermato che la risposta ucraina include nuove idee su come risolvere punti critici come il territorio e la centrale nucleare di Zaporizhia.

19:30
19:30
Droni ucraini colpiscono una petroliera della flotta ombra russa nel Mar Nero

I droni navali dei servizi ucraini hanno colpito la petroliera russa Dashan della flotta ombra russa nel Mar Nero. Lo rivela Ukrainska Pravda.

L'imbarcazione, battente bandiera delle Comore, si stava muovendo nella zona economica esclusiva dell'Ucraina, in direzione del terminal portuale di Novorossijsk. Viaggiava alla massima velocità con il transponder spento.

19:30
19:30
Sui droni in Germania una traccia porta alle navi russe

Sono circa 2.000 i droni che hanno sorvolato la Germania quest'anno, secondo le stime dell'Anticrimine federale. Lo scrivono Bild e Welt in un'inchiesta che rivela una «traccia» che porterebbe alle navi russe.

Una squadra di reporter di Bild, Welt e Axel Springer Academy ha analizzato documenti dell'intelligence. «Per la prima volta è possibile individuare modelli ricorrenti negli obiettivi dei droni, negli orari di sorvolo e nelle aree regionali di maggiore concentrazione - scrivono - E vi sono indizi che dimostrano una correlazione tra i sorvoli dei droni e i movimenti di navi mercantili con chiari collegamenti con la Russia».

17:53
17:53
Telefonata di Macron, Starmer e Merz con Trump

Emmanuel Macron ha annunciato di aver parlato telefonicamente con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e altri leader europei sull'Ucraina, «per cercare di fare progressi».

La chiamata è durata 40 minuti, secondo il presidente francese. Anche il primo ministro britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz hanno partecipato alla conversazione, ha riferito l'Eliseo all'Afp.

I leader dei tre Paesi della Coalizione dei Volenterosi e Trump «hanno discusso gli ultimi sviluppi della mediazione americana e si sono rallegrati per gli sforzi miranti a ottenere una pace forte e duratura in Ucraina, mettendo fine ai massacri», si è appreso da una fonte dell'Eliseo. Secondo la fonte, «il lavoro intensivo continua e proseguirà anche nei prossimi giorni». Macron con Merz, Starmer e Trump «hanno convenuto che si tratta di un momento critico per l'Ucraina, per il suo popolo e per la sicurezza comune della regione euroatlantica».

14:58
14:58
Il possibile accordo per l’Ucraina prende forma: ingresso nell’UE nel 2027 e garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti

L'Ucraina una nazione sovrana, con i suoi confini protetti da garanzie di sicurezza internazionali, parte dell'Unione Europea e impegnata a ricostruire la propria economia grazie a grandi investimenti degli Stati Uniti e dell'Europa. E' il tipo di accordo che sembra avvicinarsi, secondo l'autorevole opinionista del Washington Post David Ignatius.

Il giornalista cita come fonti funzionari americani, ucraini ed europei. Il pacchetto negoziale, secondo una delle fonti, comprende tre documenti: il piano di pace, le garanzie di sicurezza e un piano di ripresa economica. I colloqui sono ben lontani dall'essere conclusi, con l'Ucraina e i suoi sostenitori europei che prevedono di diffondere un insieme congiunto di emendamenti mercoledì, scrive Ignatius, elencando però alcune idee esplorate.

Una di queste è che l'Ucraina entrerebbe nell'Unione Europea già nel 2027. Questa rapida adesione preoccupa alcune potenze dell'UE. Ma l'amministrazione Trump pensa di poter superare l'opposizione dell'Ungheria, il maggiore oppositore di Kiev nell'Ue. L'adesione favorirebbe il commercio e gli investimenti. Ma forse più importante, costringerebbe l'Ucraina a controllare la sua perniciosa cultura della corruzione nelle imprese statali.

Tra gli altri punti, gli Stati Uniti fornirebbero garanzie di sicurezza "simili all'Articolo 5" della Nato per proteggere l'Ucraina qualora la Russia violasse il patto. L'Ucraina vuole che gli Stati Uniti firmino un accordo del genere e che il Congresso lo ratifichi; le nazioni europee firmerebbero garanzie separate.

La sovranità dell'Ucraina sarebbe protetta da qualsiasi veto russo. Ma i negoziatori sembrano ancora lottare con questioni delicate come i limiti all'esercito ucraino. Si parla di aumentare la proposta iniziale statunitense di un esercito da 600.000 soldati a 800.000, che è comunque all'incirca la dimensione che l'Ucraina avrebbe dopo la guerra. Ma Kiev rifiuta qualsiasi limite costituzionale formale, come richiesto dalla Russia. Qualunque sia la dimensione nominale dell'esercito, potrebbero esserci forze supplementari come la guardia nazionale o altre unità di supporto.

Una zona demilitarizzata (Dmz) sarebbe istituita lungo l'intera linea del cessate il fuoco, dalla provincia di Donetsk a nord-est fino alle città di Zaporizhzhia e Kherson a sud. Dietro questa Dmz ci sarebbe una zona più profonda in cui sarebbero esclusi armamenti pesanti. Questa linea sarebbe strettamente monitorata, sul modello della Dmz che divide Corea del Nord e Corea del Sud.

Gli "scambi di territori" sono una parte inevitabile dell'accordo, ma Ucraina e Stati Uniti stanno ancora discutendo su come tracciare le linee. La Russia pretende che l'Ucraina ceda circa il 25% della regione di Donetsk che ancora controlla; il team di Trump sostiene che l'Ucraina rischia di perdere gran parte di quell'area in battaglia nei prossimi sei mesi e dovrebbe quindi fare concessioni ora per evitare ulteriori vittime.

I negoziatori statunitensi hanno cercato varie formule per rendere questa concessione più accettabile per Zelensky. Una proposta prevede che la zona di ritiro sia demilitarizzata. Zelensky ha ribadito lunedì di non avere "alcun diritto legale" di cedere territorio alla Russia. Un modo per aggirare il problema è il modello coreano — ancora oggi la Corea del Sud rivendica il diritto sull'intera penisola, così come fa la Corea del Nord.

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, non sarebbe più sotto occupazione russa. I negoziatori stanno discutendo la possibilità che gli Stati Uniti possano assumere la gestione dell'impianto. Per quanto possa sembrare strano, l'idea piace a diversi funzionari ucraini perché fornirebbe una sorta di deterrente americano contro nuove aggressioni russe.

14:38
14:38
Bruxelles accelera sul dossier asset russi: verso l’immobilizzazione permanente da 210 miliardi

L'Unione europea vuole approvare già questa settimana, e quindi prima del summit europeo del 18-19 dicembre, una decisione per immobilizzare definitivamente fino a 210 miliardi di euro di asset sovrani russi, superando quindi il rinnovo ogni sei mesi del regime sanzionatorio. Lo riporta il «Financial Times» segnalando che la mossa mira a bypassare le minacce del premier ungherese Victor Orbán di porre il veto sul rinnovo delle sanzioni.

Per la decisione verrebbe usato l'articolo 122 del Trattato che permette di approvare misure di emergenza economica a maggioranza qualificata, non all'unanimità.

Il tentativo, secondo il quotidiano della City, punta a proteggere la leva negoziale di Bruxelles nei colloqui di pace guidati dagli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina, secondo funzionari a conoscenza dei piani.

I diplomatici che seguono il dossier ritengono vantaggioso agire rapidamente nei prossimi giorni per separare la controversa questione dell'immobilizzazione degli asset dal dibattito sui prestiti da concedere a Kiev, garantiti dai fondi russi congelati. La questione del finanziamento sarà invece lasciata ai leader dell'UE la prossima settimana.

La decisione di votare già nei prossimi giorni, sottolinea il «Financial Times», rischia di far infuriare l'Ungheria e altri paesi che si oppongono alla misura. In passato, casi in cui alcuni Stati membri dell'UE hanno votato a maggioranza su temi critici, come Polonia e Ungheria nel caso della politica migratoria, hanno alimentato tensioni tra le capitali per anni.

La Commissione europea ha proposto la scorsa settimana di utilizzare 210 miliardi di euro di asset esteri russi immobilizzati nell'UE nell'ambito delle sanzioni per finanziare un prestito all'Ucraina, inizialmente pari a 90 miliardi da erogare nei prossimi due anni. Il meccanismo richiede che gli asset sottostanti siano immobilizzati a tempo indeterminato, e non più solo per sei mesi, come nell'attuale regime sanzionatorio rinnovato di volta in volta a 27.

L'Ungheria, lo Stato membro più vicino alla Russia, si oppone a qualsiasi ulteriore assistenza all'Ucraina e ha ripetutamente minacciato di porre il veto al rinnovo delle sanzioni (fino ad ora approvate anche con il voto di Budapest). Zoltán Kovács, portavoce del governo ungherese, ha dichiarato che la proposta di prestito della Commissione «supera ogni linea rossa».

Secondo il quotidiano della City consolidare le sanzioni rappresenterebbe anche un segnale politico a Washington visto che un primo schema di piano di pace per l'Ucraina prevedeva che la maggior parte degli asset venisse destinata a due fondi di investimento guidati dagli Stati Uniti.

13:53
13:53
Oligarchi russi e aziende sanzionate aprono arbitrati per oltre 53 miliardi in Europa

Ci sono già arbitrati per oltre 53 miliardi di euro in Europa di oligarchi o aziende colpite dalle sanzioni alla Russia. Lo denuncia la European Trade Justice Coalition (ETJC), rete europea di organizzazioni non governative e gruppi della società civile di monitoraggio sulle politiche commerciali dell'UE.

L'ETJC sottolinea le storture del meccanismo per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, che consente a investitori stranieri di rivolgersi al tribunale arbitrale internazionale e non a tribunali nazionali. L'invito è di abolire i trattati che lo prevedono, ricordando che la Corte di giustizia dell'UE li ha giudicati incompatibili con le sanzioni UE.

La coalizione ETJC segnala che oltre la metà dei 28 ricorsi è stata avviata o annunciata formalmente nel 2025, in molti casi tramite società registrate in Paesi dell'UE come Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria o Regno Unito. L'obiettivo è contestare congelamenti di beni e misure di sicurezza nazionale adottate da Kiev.

Tra i casi più rilevanti citati dall'analisi figurano la richiesta di circa 13,7 miliardi di euro (16 miliardi di dollari, tutto lo studio presenta le cifre in dollari) presentata dall'oligarca russo Mikhail Fridman contro il Lussemburgo per il congelamento dei beni, e la minaccia di causa della compagnia petrolifera russa Rosneft alla Germania per la messa sotto tutela dei suoi asset per quasi 6 miliardi di euro (7 miliardi di dollari).

In Belgio, quattro investitori russi hanno notificato l'intenzione di avviare arbitrati collegati ai loro fondi bloccati presso Euroclear, mentre in Francia risultano due ricorsi da parte di uomini d'affari russi sanzionati; nel Regno Unito, infine, interrogazioni parlamentari hanno rivelato un'azione legale avviata ancora da Fridman, sebbene l'importo richiesto non sia pubblico.

L'analisi della ETJC si concentra sui casi avviati o minacciati, cioè sugli arbitrati in corso o annunciati, e non cita arbitrati già conclusi: il dato complessivo di oltre 53 miliardi di euro (62 miliardi di dollari) riguarda dunque valori potenziali richiesti dagli investitori, non somme già assegnate o pagate dagli Stati.

L'importo complessivo, segnala tra l'altro l'ETJC, è quasi pari all'assistenza militare che l'UE ha fornito all'Ucraina dal 2022.

11:15
11:15
«Noi lavoriamo per la pace, non per una tregua»

«Noi lavoriamo per la pace, non per una tregua». Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo alla proposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di un cessate il fuoco che porti alla sospensione degli attacchi reciproci sulle strutture energetiche.

Per la Russia, ha affermato il portavoce, citato da Interfax, la «priorità assoluta» è «una pace stabile, garantita, duratura, raggiunta tramite la firma dei documenti appropriati».

Peskov, citato dalla Tass, ha anche affermato che quanto detto dal presidente americano Donald Trump nell'intervista a Politico sul non ingresso dell'Ucraina nella NATO, sui territori e sulla perdita di terreno di Kiev sono «in linea» con la posizione della Russia.

Il portavoce della presidenza russa ha ribadito che il presidente degli Stati Uniti ha affrontato le cause profonde del conflitto in Ucraina. «Il presidente Trump ha toccato le cause profonde di questo conflitto in molti modi», ha detto, aggiungendo che il Cremlino ha esaminato attentamente l'intervista, in particolare la sezione riguardante l'accordo sull'Ucraina. «Certamente, per molti versi - ha sottolineato Peskov - sono coerenti con la nostra comprensione».

09:44
09:44
Lavrov avverte l’Europa: «Mosca pronta a reagire a truppe UE in Ucraina»

Il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov ha avvertito che la Russia risponderebbe a un eventuale di dispiegamento di truppe europee in Ucraina.

Mosca, ha affermato Lavrov, non ha «nessuna intenzione di entrare in guerra con l'Europa», ma è pronta a reagire a un eventuale di dispiegamento di truppe europee nel paese vicino.

Il ministro russo, citato dalle agenzia Ria e Tass, ha contestato quella che ha definito la «cecità politica senza speranza» dell'Unione europea, che si illude sulla possibilità di sconfiggere la Russia.

08:58
08:58
Mosca attacca Zelensky sulle elezioni: «Una scena da teatro di marionette»

La promessa del presidente Volodymyr Zelensky di tenere elezioni in Ucraina se gli occidentali ne garantiranno la sicurezza sembra una scena del teatro delle marionette. Lo ha detto la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova.

Zelensky dice di volere «l'indipendenza» dell'Ucraina, ma «chiede che altri paesi garantiscano la possibilità di tenere elezioni, e al contempo chiama queste elezioni 'democratiche'», ha detto Zakharova a Radio Sputnik, ripresa dalla Tass, affermando che ciò assomiglia al «teatro di Karabas-Barabas», ossia il tirannico capo di un teatro delle marionette in una favola di Aleksej Tolstoj.

06:09
06:09
Abbattuti 20 droni ucraini durante la notte

La scorsa notte i sistemi di difesa antiaerea russi hanno abbattuto 20 droni ucraini, tra cui uno sulla regione di Mosca. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Mosca. «La scorsa notte - spiega il ministero -, sono stati intercettati o distrutti 20 droni ucraini, tra cui 16 sulla regione di Bryansk Region, due su quella di Kaluga Region, e uno ciascuno su Belgorod e Mosca».

06:07
06:07
Il punto alle 06:00

La giornata diplomatica di Volodymyr Zelensky a Roma, con incontri prima con Papa Leone XIV e poi con la premier Giorgia Meloni, ha fatto da cornice a una fase decisiva dei negoziati sul futuro dell’Ucraina. A Castel Gandolfo il Papa ha ribadito che nessun accordo di pace è realistico senza il coinvolgimento dell’Europa, sottolineando la necessità di garanzie di sicurezza credibili e affrontando con Zelensky il tema del rimpatrio dei bambini deportati. Il presidente ucraino ha poi proseguito i colloqui a Palazzo Chigi.

Parallelamente, Zelensky ha chiarito alcuni elementi centrali della posizione ucraina. Ha definito «un’idea russa» – e non americana – l’ipotesi che l’Ucraina possa cedere senza combattere le zone occupate del Donetsk come parte di un accordo di pace, ribadendo che Kiev difenderà i propri territori e che la Russia continuerà a fare pressioni per ottenere concessioni territoriali. Il presidente ha inoltre annunciato l’elaborazione di tre documenti negoziali con Stati Uniti ed Europa, base del futuro piano di pace che verrà inviato domani a Washington.

Zelensky ha riconosciuto che gli USA non sono ancora pronti a sostenere l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, motivo per cui Kiev lavora a un sistema di garanzie bilaterali di sicurezza “simili all’Articolo 5”. Ha anche aperto alla possibilità di una tregua sugli attacchi alle infrastrutture energetiche, se Mosca dovesse interrompere i bombardamenti che continuano a colpire centrali e reti elettriche ucraine.

Sul piano geopolitico, emergono segnali contrastanti. Putin ha riaffermato che il Donbass è «territorio russo, un fatto storico», mentre secondo il Financial Times Mosca avrebbe orchestrato attacchi ibridi in Europa, tra cui tentativi di far esplodere pacchi DHL destinati a voli cargo diretti negli Stati Uniti. Al tempo stesso, fonti citate dal quotidiano riferiscono che gli inviati di Donald Trump avrebbero chiesto a Zelensky una risposta in «pochi giorni» alla proposta di pace americana, che includerebbe concessioni territoriali, con l’obiettivo di chiudere un accordo entro Natale.

Sul fronte europeo, l’UE insiste sul proprio ruolo nei negoziati e sul tema delle garanzie di sicurezza. Resta invece bloccata la discussione sull’utilizzo dei beni russi congelati per finanziare la ricostruzione ucraina: dopo il rifiuto del Giappone di aderire al meccanismo proposto da Bruxelles, anche Washington appare riluttante.

Infine, sul piano interno, un nuovo sondaggio mostra un consenso in calo per Zelensky: il 20,3% degli ucraini lo voterebbe oggi, pur restando il candidato più popolare. La fiducia nel presidente, salita al 90% all’inizio dell’invasione russa, rimane elevata ma non più unanime.