Coronavirus

Kraken: ecco le caratteristiche della nuova sottovariante di Omicron

Il nuovo ceppo, più contagioso, è diventato dominante negli Stati Uniti
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Giacomo Butti
05.01.2023 19:00

«Kraken». È questo l’evocativo nome dato alla nuova sottovariante di Omicron che, nell’ultimo mese, è divenuta dominante negli Stati Uniti. All’inizio di dicembre la mutazione riguardava solamente l’1% di tutti i contagi di COVID-19 registrati nel Paese, ma ora le stime dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie mostrano che il ceppo è, a tutti gli effetti, divenuto dominante. Tanto che, attualmente è responsabile, da solo, di circa il 41% di tutte le nuove infezioni. Un numero ancora più impressionante se si tengono in conto solamente gli Stati nel nord della East Coast, dove la variante Kraken è riscontrabile nel 70% dei sequenziamenti effettuati sui tamponi positivi. Ma quali sono le sue caratteristiche?

Più contagiosa

Fra il pubblico, la nuova variante è conosciuta come Kraken, un nome che fa pensare al temutissimo mostro marino che, da sempre, popola i fantasiosi racconti dei lupi di mare. Ma gli addetti ai lavori la conoscono come XBB.1.5, e si tratta di una sottovariante di Omicron XBB, a sua volta nata dai ceppi precedenti conosciuti come BA.2.75 e BA.2.10.1. Omicron, lo ricordiamo, è la variante di coronavirus che, da fine 2021, è stata in grado di soppiantare i ceppi precedenti, superando Alpha, Beta, Gamma e Delta in contagiosità. Da Omicron si sono sviluppate numerose sottovarianti e Kraken è una di queste.

Ieri, la responsabile del ramo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che si occupa di COVID-19, Maria Van Kerkhove, ha affermato in conferenza stampa che si tratta della «sottovariante più trasmissibile che sia stata individuata finora». Sebbene solo una trentina di Paesi abbiano sinora riportato contagi causati da questo ceppo, le autorità sanitarie avvertono che «potrebbe essere molto più diffuso e proliferare silenziosamente grazie a un calo dei test».

Kraken, segnala la professoressa Wendy Barclay dell’Imperial College di Londra, intervistata dalla BBC, presenta una mutazione nota come F486P, che aumenta la capacità del virus di legarsi alle cellule, permettendogli di diffondersi più rapidamente.

Ma non più pericolosa

Al momento, i dati raccolti non fanno pensare che Kraken sia in qualche modo più pericolosa o mortale di altre varianti di Omicron, ha affermato l’OMS. Una valutazione aggiornata sui rischi portati da XBB.1.5 verrà tuttavia pubblicata nei prossimi giorni.

Secondo le prime osservazioni, Kraken potrebbe avere la capacità di eludere, almeno parzialmente, l’immunità naturale (data da precedenti infezioni) e quella fornita dai vaccini. Ma è anche vero che, fra le ragioni per cui gli Stati Uniti sono stati particolarmente colpiti dalla variante XBB.1.5 potrebbero esserci i tassi di vaccinazione particolarmente bassi. Solo il 15% della popolazione di età pari o superiore ai cinque anni ha ricevuto una dose di richiamo bivalente aggiornata. Il tasso è leggermente migliore tra la popolazione anziana vulnerabile, compresi gli ultrasessantacinquenni, con meno di quattro su dieci che hanno ricevuto l'iniezione. In altri Paesi raggiunti dalla variante Kraken, la percentuale di infezioni causate da XBB.1.5 è rimasta inferiore. In un suo articolo, Bloomberg cita ad esempio le stime del Wellcome Sanger Institute, che a metà dicembre parlavano di tassi di infezione dovuti alla nuova variante fermi al 4% in Inghilterra.

La supposta capacità di aggirare le immunità, tuttavia, non intaccherebbe la protezione dai decorsi gravi fornita dagli attuali vaccini, sempre secondo la professoressa Wendy Barclay.

E la Cina?

Mentre la Cina fa i conti con l’ondata di contagi causata dalla fine della politica “zero COVID”, gli scienziati sono preoccupati che XBB.1.5 possa trovare terreno fertile fra la popolazione del Dragone. È vero, sin qui Pechino non ha ancora segnalato alcun caso di XBB.1.5 nel proprio Paese. Secondo i dati forniti dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, il 97,5% di tutte le infezioni locali sarebbe da ricondurre ad altri due ceppi conosciuti di Omicron: BA.5.2 e B.F.7. Ma le agenzie sanitarie di tutto il mondo, tra cui l'OMS, hanno espresso il timore che la Cina non stia fornendo informazioni abbastanza affidabili, in particolare in relazione al sequenziamento genomico necessario a identificare le nuove varianti.

Mancanza di fiducia che ha spinto sempre più Paesi a una stretta sui viaggiatori cinesi, sottoposti a test anti-COVID in entrata.

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