La carneficina di Gaza arriva fino al Lucca Comics, e la polemica si infiamma

Qualche giorno fuori dalla triste realtà, lontano dall’incessante frastuono mediatico delle guerre, tra mondi immaginari, creature fantastiche, disegni, colori e videogiochi. Non è più così. La scia di morti nella Striscia di Gaza arriva anche al Lucca Comics and Games, il più importante evento italiano a tema fumetti, serie TV, cinema e videogiochi, in programma nella città toscana dall’1 al 5 novembre. Dopo il forfait del noto fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, è scoppiata una feroce polemica legata al fatto che l’evento è patrocinato dall’ambasciata israeliana in Italia. Una forma di riconoscimento culturale (non si tratta di una sponsorizzazione o di una partecipazione vera e propria), quella dell’ente contestato, avvenuta mesi prima degli atroci attentati di Hamas dello scorso 7 ottobre.
Il logo dell’ambasciata d’Israele compare sui manifesti dell’evento accanto ad altre istituzioni (tra cui il ministero degli Affari Esteri italiano e il consolato statunitense di Firenze) e, a causa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che hanno causato migliaia di morti tra la popolazione civile, da giorni c’è chi chiede alla Lucca Crea, la società che organizza il Lucca Comics and Games, di prendere le distanze da Israele. Mentre sui social in molti affermano di voler boicottare l’evento.

La questione è letteralmente esplosa dopo che Zerocalcare ha diffuso un lungo scritto sui social media. Citiamo: «Senza troppi giri di parole: purtroppo il patrocinio dell’ambasciata israeliana su Lucca Comics per me rappresenta un problema. In questo momento in cui a Gaza sono incastrate due milioni di persone che non sanno nemmeno se saranno vive il giorno dopo, dopo oltre 6000 morti civili, uomini donne e bambini affamati e ridotti allo stremo in attesa del prossimo bombardamento o di un'invasione di terra, mentre politici sbraitano in TV che a Gaza non esistono civili e che Gaza dev’essere distrutta, mentre anche le Nazioni Unite chiedono un cessate il fuoco - il minimo davvero - che viene sprezzantemente rifiutato, per me venire a festeggiare lì dentro rappresenta un corto circuito che non riesco a gestire. Mi dispiace nei confronti della casa editrice, dei lettori e delle lettrici che hanno speso denaro per treni e alloggi magari per venire apposta, e anche per me stesso, perché Lucca per me è sempre stato un gigantesco accollo ma anche un momento di calore e di incontro. Lo so che quello sul manifesto è solo un simbolo, ma quel simbolo per molte persone a me care rappresenta in questo momento la paura di non vedere il sole sorgere domattina, le macerie sotto cui sono sepolti i propri cari, la minaccia di morire intrappolati in quel carcere a cielo aperto dove tanti ragazzi e ragazze sono nati e cresciuti senza essere mai potuti uscire».
Il fumettista aggiunge: «Sono stato a Gaza diversi anni fa, conosco persone che ancora ci vivono e persone che ci sono andate per costruire progetti di solidarietà, di sport, di hip hop e di writing. Quando queste persone mi chiedono com’è possibile che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un governo che sta perpetrando crimini di guerra in spregio del diritto internazionale, io onestamente non riesco a fornire una spiegazione. Non riesco nemmeno a dire loro del mio dispiacere di non esserci e di quanto questa cosa mi laceri, se lo paragono all’angoscia che sento nelle loro voci. Non è una gara di radicalità, e da parte mia non c’è nessuna lezione o giudizio morale verso chi andrà a Lucca e lo farà nel modo che ritiene più opportuno, soprattutto non è una contestazione alla presenza dei due autori del poster Asaf e Tomer Hanuka, che spero riusciranno ad esserci e che si sentiranno a casa, perché non ho mai pensato che i popoli e gli individui coincidessero coi loro governi. Spero che un giorno ci possano essere anche i fumettisti palestinesi che al momento non possono lasciare il loro paese».
Bao Publishing, la casa editrice che detiene i diritti delle opere di Zerocalcare, ha appoggiato la scelta dell’autore di due fortunate serie su Netflix, sottolineando: «Da un grande evento popolare derivano grandi responsabilità, e quella di comunicare con il proprio pubblico, soprattutto in un momento drammatico e di grandissima incertezza, non è tra quelle che si possono ignorare».
Dopo le parole del fumettista, è arrivata pure la presa di posizione di Amnesty Italia, che su X ha scritto: «Il patrocinio dell'ambasciata israeliana al Lucca Comics ci spinge a rinunciare alla nostra presenza. Comprendiamo sia prassi consolidata il patrocinio di ambasciate dei paesi di provenienza degli artisti che realizzano l'immagine del festival, ma non possiamo ignorare che le forze israeliane stanno incessantemente assediando e bombardando la Striscia di Gaza, con immani perdite di vite civili».
La risposta di Lucca Crea
Inutile dire che i social media si sono subito infuocati, in un clima simile a quello del peggior tifo da stadio, così Lucca Crea ha cercato di placare gli animi attraverso una presa di posizione, in cui si legge: «Il nostro è da sempre un luogo sicuro per le differenze. Fin dall’inizio stiamo seguendo il dibattito in atto sul patrocinio ricevuto in primavera dall’ufficio culturale dell’ambasciata Israeliana in Italia. Questo patrocinio non oneroso è stato ricevuto, come molti che in questi anni hanno affiancato il festival, per riconoscere il valore del nostro programma culturale. Questa attribuzione istituzionale deriva da un lavoro durato quasi un anno, un progetto che ha coinvolto due artisti noti e apprezzati in Italia e nel mondo come Asaf e Tomer Hanuka, ai quali Lucca ha dedicato una mostra e ha affidato l’immagine di un’edizione imperniata sul tema Together. Un’edizione all’insegna della condivisione di quei valori che da sempre ci guidano: rispetto, comunità, inclusione e partecipazione».
Sulla decisione di Zerocalcare gli organizzatori della manifestazione hanno spiegato: «Rispettiamo le scelte personali, le opinioni di tutti e da sempre abbiamo l’ambizione di essere il luogo dove è possibile stare insieme nelle differenze. Ci adoperiamo sempre per garantire questa libertà, per dare spazio al dialogo su tanti temi diversi tra cui anche quelli legati a questa cogente drammatica e lacerante attualità, come già previsto nel nostro programma, che non intende voltare le spalle all’enorme questione umanitaria in corso».
Salvini: «Farò il possibile per essere al Lucca Comics»
La questione è arrivata anche nel mondo della politica, con l’immancabile commento del vicepremier italiano Matteo Salvini, che su X ha scritto: «Spiace che per qualcuno il sostegno dell’ambasciata di Israele ad un bellissimo evento culturale sia un problema, a tal punto da annullare la presenza. Io la penso esattamente al contrario, e farò il possibile per essere al Lucca Comics. Evviva l’arte, evviva la libertà», gettando così altra benzina sul fuoco.
Un obiettivo sensibile?
Ma al di là delle polemiche social, vien da chiedersi: la sicurezza al Lucca Comics and Games verrà rafforzata, ora che si è fatto tanto rumore sul patrocinio di Israele? Nelle scorse settimane il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nella informativa urgente sull'immigrazione (quella che ha portato alla sospensione degli accordi Schengen, introducendo controlli al confine con la Slovenia) aveva riferito alla Camera come fosse «stata effettuata una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia che sono stati quantificati in oltre 28 mila, 205 dei quali israeliani, in prevalenza sedi diplomatiche o centri religiosi». In un recente incontro del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica al Palazzo Ducale di Lucca, il prefetto Giuseppa Scaduto aveva sottolineato «l'eccellente lavoro preparatorio» per il Lucca Comics and Games che «ha anche tenuto conto dell’attuale contesto internazionale e di conseguenza del rischio terrorismo». Nei giorni della manifestazione è previsto un vastissimo afflusso di pubblico: i biglietti venduti sono oltre 240 mila.