Medio Oriente

La Chiesa di San Porfirio, questa volta, è stata colpita per davvero

Finita sotto i riflettori negli scorsi giorni a causa di notizie su un falso attacco, ieri questo luogo sacro di Gaza è stato realmente danneggiato — Ancora frammentarie le informazioni, specie sul numero di vittime
© MOHAMMED SABER
Red. Online
20.10.2023 17:27

«San Porfirio, la più antica chiesa attiva di Gaza, è stata distrutta». La notizia, la scorsa settimana, aveva fatto il giro dei social network. Ma si trattava di una fake news. Ieri, però, secondo quanto emerso da un'indagine del Washington Post, la storica chiesa greco-ortodossa è stata realmente colpita. E rasa al suolo. Al suo interno, secondo quanto riferito da alcuni funzionari religiosi, vi erano un centinaio di palestinesi sfollati. In cerca di un tetto, di un riparo. A detta del Ministero della Sanità palestinese, nell'attentato sono state uccise 18 persone e ferite molte altre. Ma si tratta di numeri ancora da verificare.

Andiamo con ordine. Nonostante negli scorsi giorni fossero state divulgate informazioni false sulla chiesa, il Washington Post, si legge sul suo portale, è riuscito prima a geolocalizzare l'attacco, e in seguito a stabilire che si trattasse proprio del luogo dove è ubicato San Porfirio. O ciò che ne resta. 

Fondamentale, nello stabilire la veridicità dell'attacco, è stato un video in cui si vedono diverse persone scavare tra le macerie di un edificio distrutto. Le stesse forze di Difesa israeliane, a distanza di poco tempo, hanno dichiarato in un comunicato stampa che a causa di un «attacco mirato a un centro di controllo di Hamas» era stato colpito e danneggiato anche il muro di una chiesa della zona. Specificando che vi era un numero imprecisato di vittime e la scena dell'incidente sarebbe stata esaminata. E aggiungendo che Hamas collocherebbe «di proposito le sue postazioni in aree civili usate dai residenti della Striscia».

Nel frattempo, il Patriarcato di Gerusalemme della Chiesa Ortodossa ha severamente condannato l'attacco, sottolineando come gli attacchi sui luoghi sacri siano dei veri e propri «crimini di guerra che non possono essere ignorati». 

La storia di San Porfirio

Riavvolgiamo il nastro. Perché, la chiesa di San Porfirio, è così importante? In primo luogo, sicuramente, perché si tratta della più antica di Gaza, ancora attiva. E anche dell'unica chiesa greco-ortodossa della città. La sua struttura originale venne costruita nel 425 d.C. Solo diversi anni dopo, tra il 1150 e il 1160, venne ultimata quella che viene considerata la sua «costruzione moderna», che le conferì l'aspetto che, fino a ieri, aveva.

La chiesa sorge in una posizione strategica, in uno dei quartieri storici di Gaza, e prende il nome da un vecchio vescovo della città, San Porfirio, appunto, che si ritiene sia morto nel punto in cui l'edificio è stato costruito, cinque anni prima dell'inizio dei lavori. 

Contraddistinta da spesse mura e dalle tante decorazioni poste al suo interno, San Porfirio è stata considerata per molto tempo un vero e proprio rifugio, oltre che una comunità per i suoi fedeli. Una minoranza religiosa nella Striscia.

Anche bambini e neonati

Insieme alla conferma del Washington Post, anche diversi media internazionali, nel corso delle ultime ore, hanno riferito dell'attacco. E nel frattempo, sono arrivate ulteriori dichiarazioni. Come quella dell'Ordine di San Giorgio, un gruppo associato alla chiesa, che oltre a confermare l'attacco ha fornito nuovi dettagli sulla vicenda. A loro dire, l'esplosione avrebbe distrutto due sale della chiesa dove dormivano i rifugiati palestinesi, tra cui anche diversi bambini e neonati e l'arcivescovo Alexios. Quest'ultimo è stato individuato, ma non è ancora chiaro se abbia riportato ferite. 

 

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