La Chiesa si fa social e anche la Sistina diventa un «meme»

C’è chi lo ha accostato all’allenatore della Roma Claudio Ranieri e chi, invece, ha ravvisato una somiglianza con il sindaco Roberto Gualtieri. Addirittura, c’è chi ha scherzato sul fatto che il nuovo Pontefice, Leone XIV, fosse identico al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Non appena il cardinale protodiacono Dominique Mamberti ha annunciato l’elezione di Robert Francis Prevost il popolo dei social si è scatenato alla ricerca delle somiglianze con il Papa. Del resto, lo stesso conclave aveva catalizzato l’attenzione globale. Basti pensare che, solo nel primo giorno di clausura dei cardinali, sono state registrate quasi due milioni di interazioni sui social, tra emoticon, parole chiave e meme, con gli account del Vaticano che hanno raccolto migliaia di nuovi follower in poche ore. Secondo la professoressa Gabriella Taddeo, associata di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Torino, «l’esplosione di meme durante il conclave ha mostrato il bisogno di riti collettivi. Di momenti in cui tutti ci possiamo fermare e riunire attorno ad aspetti culturali che ancora ci accomunano». Momenti come l’elezione del nuovo Papa, infatti, «rappresentano eventi mediali che ci avvicinano e che ci danno l’impressione di essere tutti raccolti davanti a un interesse comune. In una società in cui ciascuno di noi vive in una propria bolla di consumo, quando si verifica un fenomeno in grado di collegare tutti noi è come se il tempo si fermasse. E il conclave, con la sua ritualità, è riuscito proprio a fare questo, catalizzando l’interesse generale». In questa ottica, prosegue l’esperta, i meme sono parte del rito collettivo: «Se un tempo il rito avveniva solo in presenza, oggi si è trasferito anche sui social. E partecipare postando qualcosa è un modo per dire ‘‘Anche io ci sono e sto partecipando alla Storia’’».
L’elezione del Papa, anche attraverso l’enorme eco social, è riuscita ad attrarre un pubblico estremamente variegato. «Il fatto che la generazione Z abbia avuto anche solo un contatto con la parola conclave e che si sia interfacciata con un rituale che si replica in maniera identica da centinaia di anni rappresenta un enorme successo per la strategia comunicativa della Chiesa. E questo nonostante tutta l’operazione sia partita dal basso». Infatti, spiega la professoressa Taddeo, «si tratta di strategie difficilmente pilotabili e programmabili dall’alto. Anzi, se il Vaticano si fosse messo a studiare a tavolino un progetto simile, avrebbe corso il rischio di produrre un risultato considerato cringe (imbarazzante, ndr) dai giovani». Molto spesso, infatti, perché un fatto o un evento diventino virali, «sono necessarie una serie di condizioni, e anche una certa dose di causalità affinché il processo parta e arrivi poi a coinvolgere fasce della popolazione impensabili».
La rivoluzione comunicativa della Chiesa, dice però la professoressa, va fatta risalire al pontificato di Francesco. «Bergoglio è stato un Pontefice molto mediatico e mediatizzato, in grado di sdoganare anche la possibilità di essere ‘‘pop’’. Basti pensare, anche qui, ai meme e in generale a un modo di esprimersi molto spontaneo e quindi percepito come autentico». Per il nuovo Papa, quindi, potrebbe essere difficile eguagliare Francesco. «Una prima differenza nell’approccio si è già intravista peraltro nel primissimo discorso di Leone XIV. Nonostante fosse incentrato su contenuti molto vicini alla società, era scritto e molto più strutturato e formale rispetto alle prime parole pronunciate nel 2013 da Bergoglio». Insomma, «Prevost ha adottato uno stile diverso, benché con contenuti in continuità con il suo predecessore».
Nelle ultime ore, sotto la lente è finito anche l’account di X collegato a Prevost e dal quale l’allora cardinale aveva condiviso posizioni in contrasto con le politiche dell’amministrazione Trump, in particolare per quel che riguarda l’immigrazione. Un profilo che, tuttavia, non si sa ancora se sia davvero collegato al Pontefice. «In futuro - dice tuttavia Taddeo - credo che forse si esprimerà in maniera meno immediata, privilegiando un approccio più studiato, che ben si intreccia anche al suo profilo più analitico, di studioso». Di certo, anche il pontificato di Leone XIV non potrà fare a meno di una comunicazione che passi anche attraverso i social media. «Non è solo la figura del Papa, in particolare papa Francesco, ad aver aperto una breccia nel mondo social. Ma è interessante notare che questa direzione sia stata intrapresa anche dalle figure che non siedono ai vertici della Chiesa. Negli ultimi tempi, sono moltissimi i profili di preti e suore che spopolano online e che attraverso i social fanno divulgazione, ma anche proselitismo. Tutto ciò, sfruttando tecniche comunicative del tutto comparabili a quelle dei content creator e degli influencer tradizionali». Un fenomeno in crescita e nato dal basso, conclude Taddeo, «ma che ora anche i vertici della Chiesa osservano con interesse».